Una strage dai mille lati oscuri. 28° Anniversario della Strage di Via D’Amelio.

Quel giudice scomodo, in quel momento “scomodo”

La strage di Via D’Amelio, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i suoi angeli custodi, si è sempre connotata per una caratteristica che viene associata a varie stragi della storia italiana: depistaggio. Si poteva iniziare un articolo sulla commemorazione con parole che toccano il cuore, ma non sarebbe rispettoso di tutto ciò che Borsellino ha insegnato, cioé la lotta per la verità. Una ricerca della verità che dovrebbe toccare anche il cuore e renderlo un impetuoso mezzo di trasporto di caparbietà e forza con meta il cervello, così da ricercarla senza sosta e con intelligenza, non facendosi coinvolgere da visioni troppo semplicistiche, che hanno il solo effetto di assuefazione e quindi una verità di comodo “PER METTERSI IL CUORE IN PACE”.

Oggi per far si che quel sacrificio non risulti ancora una volta vano bisognerebbe estirpare prima di tutto dale manifestazioni di commemorazione e di ricordo la “passerella” e le parole dure non seguite da fatti, specialmente di chi ha la possibilità di incidere nella lotta alle mafie, ma questo non significa che noi cittadini non possiamo avere un ruolo. Tutti dovremmo recuperare quella sana rabbia che si manifestò il giorno delle stragi e i giorni successivi, ma che poi svanì. Una rabbia che si sommerà anche a quella dei familiari che a muso duro ancora oggi lottano per far luce su questa strage, che sin da subito ha avuto un sapore particolare, specialmente quando si scoprì che a dare dettagli su di essa era un falso pentito, Scarantino. Tutto questo rende evidente che non solo la mafia militare agì e che ancora oggi a qualcuno, forse a quelle “menti finissime” di cui parlò Falcone, fa paura la verità, non solo su questa strage.

Ricordando Borsellino e la sua estrema attenzione alla realtà e in particolare ai giovani, non si può non parlare di lotta culturale contro le mafie, infatti come non ricordare i pensieri rivolti ai giovani come “Siate Partigiani di questa nuova Resistenza, la Resistenza dei valori, la Resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare ,di agire da uomini liberi e consapevoli” e in particolare in riferimento alla cultura “La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere la nostra terra bellissima e disgraziata, non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà, che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Appelli che però sottintendono anche un ruolo di tutti, non solo dei giovani, quindi sarebbe auspicabile che ognuno di noi facesse la propria parte e recuperasse quella voglia di liberare questa bellissima terra dalle mafie e dalla corruzione di certa politica, perché come diceva il magistrato Borsellino: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Un pensiero purtroppo ancora attuale visto le ultime vicende giudiziarie che hanno colpito alcuni politici, a tutti i livelli, dal locale a nazionale passando per il regionale. Specialmente in questo momento bisognerebbe imparare a memoria e portare avanti un pensiero del giudice, cioè quello che la politica dovrebbe fare pulizia di coloro che sono raggiunti da fatti inquietanti, anche se non sono reati”. Quindi che finalmente da oggi in poi non lasciamo riposto quel bagaglio culturale lasciatoci da Borsellino, quello che ci deve accompagnare ogni giorno per dare concretezza alle parole e ai buoni propositi.

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Eros “Libero” Bonomo, Giornalista siciliano, vive ad Alcamo, il cui lavoro è incentrato su Passione, Rispetto e Indipendenza, così da informare al meglio i cittadini. Grande “divoratore” di Dylan Dog, musica e libri, in particolare di storia politica. Motto: “Non sarai mai solo con la schizofrenia”.