Caso Capaci, all’antimafia luogotenente dei Carabinieri

Il presidente Morra ha convocato per oggi a Palazzo San Macuto l’ex comandante della stazione dell’Arma, Paolo Conigliaro

Dire cosa sia successo, parlando al passato, è sbagliato. Bisogna dire cosa sta ancora succedendo, cosa c’è dietro l’alt che sarebbe stato imposto a indagini che tra il 2013 e il 2018 venivano condotte dall’allora comandante della stazione dei Carabinieri di Capaci, luogotenente Paolo Conigliaro. E cosa ci sia dietro al fatto che un comandante giudicato eccellente nel servizio oggi non siede più al comando di una stazione dell’Arma. Una pagina ancora non del tutto emersa e che però oggi con l’audizione in commissione antimafia nazionale del luogotenente Conigliaro potrebbe finalmente venire alla luce. Una indagine nata attorno a precisi interessi poco puliti che ruotavano attorno all’amministrazione comunale all’epoca guidata dal sindaco Napoli, con sottufficiali dei carabinieri, qualcuno anche consigliere comunale, si prestavano a cercare di spiare il lavoro del collega. Preoccupati forse che potessero venire fuori anche rapporti compromettenti con esponenti della criminalità mafiosa del palermitano. Già altre volte come Alqamah ci siano interessati a questa storiaccia, ma trovando difficoltà ad avere approfondimenti. Uno dei capitoli dell’indagine riguardava la modifica della destinazione d’uso di un dismesso complesso industriale – cosiddetta area Vanini – per far lì realizzare un centro commerciale. Il nome emerso fu quello della imprenditrice Angela Pisciotta, ingegnere, che dal padre Calogero ereditò l’omonima impresa. La Pisciotta, esponente di rilievo del sindacato dei costruttori edili di Sicindustria a Palermo, e il cui nome è comparso adesso tra gli indagati di una indagine della Procura di Catania a proposito del rilascio di Durc falsi,  con la sua impresa doveva realizzare quel centro commerciale, il cui iter dopo una serie di ostacoli burocratici, miracolosamente venne sbloccato e questo durante la successiva nuova elezione a sindaco di Capaci del dem Pietro Puccio. Ad oggi però la costruzione del centro commerciale, sebbene pare provvisto di quelle autorizzazioni che sembra non potevano essere del tutto concesse, non è stata avviata. Questo probabilmente perchè nel frattempo le indagini della Procura di Caltanissetta sul “clan” imprenditoriale dell’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante, se non hanno portato direttamente a Capaci, vedrebbero coinvolti soggetti che si ponevano tra la Pisciotta e Montante. Uno dei nomi ricorrenti quello dell’imprenditore Massimo Romano, il cui coinvolgimento nell’affare “Vanini” ci fu smentito in quattro e quattr’otto. Ma non è il solo nome che si fa. E’ certo che è per questa indagine, finita in archivio a Palermo, sono cominciati i guai per il luogotenente Conigliaro, estromesso dal comando della stazione dei Carabinieri di Capaci. Sembra questo un racconto molto similare a quello che la penna di Sciascia ci fece conoscere tanti anni addietro, “Il giorno della civetta”, ancora più conosciuto per essere stato la trama del film firmato da Damiano Damiani. In quella storia, non del tutto di fantasia, un capitano dei Carabinieri, Bellodi, subì il trasferimento per avere sfidato il potere mafioso di don Mariano Arena. Durante un convegno a Valderice, dedicato a ricordare tre vittime di mafia, un generale dei carabinieri venne a dire che “in Sicilia casi Bellodi non ce ne sono più stati”. Forse l’ultimo, in ordine di tempo, stava accadendo proprio sotto ai suoi occhi.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.