ResQ – People saving People, parla l’ex pm milanese Gherardo Colombo
«Quando si è ventilata l’ipotesi di mettere in mare una nave per salvare le persone che affogano mi sono chiesto: se stessi annegando vorrei che qualcuno venisse a salvarmi? Ho risposto sì, sia alla domanda sia alla nave – ha spiegato oggi, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’associazione, Gherardo Colombo, presidente onorario di ResQ – oltretutto ce lo chiede la nostra Costituzione, che bandisce ogni discriminazione e tutela la salute di tutti». Il progetto prevede di fare rete con chi già opera nel Mediterraneo ed entro 18 mesi essere in mare con una propria nave, oltre a diversi gruppi di lavoro a terra. Costo stimato di tutta l’operazione: 2 milioni e 100mila di euro. Fondi da reperire attraverso una campagna di crowdfunding, avviata da oggi sul sito resq.it. «Saremo gli ultimi arrivati – afferma Luciano Scalettari, presidente della onlus – per questo siamo in contatto con i “cugini” di Mediterranea e con le altre navi già impegnate in mare, prima di tutto per imparare. Perché una nave in più? Perché crediamo che ci sia bisogno di 10, 100 navi in più a presiedere quel tratto di mare, dove troppo spesso gli sos cadono nel vuoto».
Ad applaudire l’iniziativa è l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi: «Oggi su 80 milioni di persone in fuga nel mondo, il 90% si trova fuori dall’Europa. Un esempio? L’Uganda in questo periodo ha aperto le frontiere a migliaia di rifugiati dal Congo. I flussi verso l’Europa sono più che gestibili. È immorale che si discuta ancora se sia giusto o meno salvare le persone in mare. È un obbligo. E visto che gli Stati non sono all’altezza delle loro responsabilità, serve la società civile. Per questo applaudo all’arrivo di ResQ».