Maurizio De Simone sentito in carcere dal gip, i legali hanno chiesto la scarcerazione
E’ durato all’incirca un’ora l’interrogatorio dell’ex patron del Trapani Calcio Maurizio De Simone. L’imprenditore avellinese, titolare della FM Service, finita adesso sequestrata, è detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino dopo l’arresto di giovedì scorso eseguito dai finanzieri di Trapani su ordine del gip del Tribunale. De Simone dalla Procura di Trapani è indagato per autoriciclaggio, appropriazione indebita, infedeltà patrimoniale. Un troncone di questa inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Agnello e dalla pm Rossana Penna è stato invece trasferito per competenza alla Procura di Avellino per i reati di false fatturazioni e evasione dell’Iva per 9 milioni di euro. Ad Avellino l’ex amministratore del Trapani calcio che nel giugno 2019 riuscì a riportare la squadra granata in serie B, da dove ore è retrocessa, è indagato anche per truffa a proposito del reddito di cittadinanza che per un periodo era riuscito ad ottenere. In carcere ad interrogarlo per rogatoria è stato il gip avellinese Paolo Cassano. De Simone ha risposto, ed i suoi legali alla fine dell’interrogatorio hanno chiesto la revoca della misura cautelare in carcere. Adesso toccherò alla gip del Tribunale di Trapani, giudice Caterina Brignone, decidere se accogliere o meno la richiesta e questo dopo aver letto la trascrizione dell’interrogatorio durante il quale De Simone, dicono ancora i suoi legali, ha chiarito i fatti a lui contestati. Emergono intanto i contorni dell’inchiesta, partita da un esposto presentato dalla società Alivision e dalla società calcistica. De Simone nel marzo 2019 aveva preso la società dalle mani della commercialista Paola Iracani e da Carlo Morace, diventati proprietari dopo che il patron, l’armatore Vittorio Morace, era finito sotto inchiesta nell’ambito della indagine “Mare Monstrum”, la cosidetta tangentopoli del mare. Un vasto giro di mazzette per mantenere gestito da Vittorio e Ettore Morace, armatori, padre e figlio, con la Ustica LinesI, il monopolio sui trasferimenti veloci dalla Sicilia per le isole minori. De Simone restò a capo del Trapani calcio sino al giugno 2019, ottenendo il ritorno in serie B dei granata. Poi la decisione di vendere ad Alivision società di un altro famoso patron del calcio italiano, Fabio Petroni, anche lui con un passato turbolento a proposito di gestione di squadre calcistiche. Tra De Simone e Petroni un accordo, mediato dal romano Giorgio Heller, diventato presidente del Trapani calcio, e poi anche lui uscito di scena. Tra De Simone e Petroni però è quasi subito partito un contenzioso, l’imprenditore avellinese ha denunciato il mancato rispetto dell’accordo, Alivision ha risposto con una contro denuncia. Dentro sarebbero elencate le presunte malefatte di De Simone, diventate così oggetto dell’indagine della magistratura trapanese. Indagato, a piede libero, dalla procura di Trapani c’è anche Rino Caruso originario di Palermo, ma residente ad Avella che ricopriva l’incarico di direttore generale della società Trapani Calcio quando De Simone era il patron della stessa. L’esposto di Alision è dell’agosto 2019 Nella querela l’elenco delle condotte compiute da De Simone nella qualità di amministratore della società calcistica, ossia la distrazione di denaro dai conti e dalla cassa della società calcistica, nonché l’infedeltà patrimoniale, De Simone era anche amministratore di alcune aziende, che durante il suo periodo di gestione della società granata avrebbero fornito al Trapani calcio prestazioni informatiche, risultate inesistenti, come una “app” da 10 mila euro che doveva essere messa a disposizione della tifoseria. Dentro le indagini decine e decine di conversazioni telefoniche e alcuni messaggi whatsapp. C’è una intercettazione nella quale De Simone dice «dovrei sistemare anche la questione delle quote…il milione (ottenuto con la vendita della società sportiva ndr) va ai soci…va ai soci della Fm service srl capisci a me…li devo togliere di mezzo…mi devo mettere io come socio, devo incassare io i soldi». Quando Iracani e Carlo Morace cedettero la società calcistica a De Simone, lo presentarono come la migliore scelta, imprenditore serio ed affidabile. Intanto l’ex patron si faceva liquidare il reddito di cittadinanza.