Migranti: intervento del Vescovo di Trapani Fragnelli e di mons. Damiano prossimo Arcivescovo coadiutore di Agrigento
Sono circa 350 i migranti tunisini accompagnati oggi dalle forze dell’ordine dal porto di Trapani alla stazione ferroviaria, muniti dell’intimazione firmata dal Questore con la quale li si ordina di lasciare il territorio nazionale entro sette giorni. Un provvedimento che se non rispettato comporta l’arresto del soggetto nel caso in cui incappi in un controllo, ma è il provvedimento col quale da sempre si fornisce libertà di circolare ai destinatari, la possibilità per loro di continuare il viaggio da clandestini. Sono giovani quelli arrivati a Trapani dopo la quarantena su nave “Azzurra”, non sono portatori di alcun virus, si sono presentati a chi li ha accolti al porto, Croce Rossa, Protezione Civile, Polizia, Carabinieri, Finanza, come persone che sono qui perché cercano un avvenire diverso, chiedono di poter lavorare, perché nel loro paese di origine, stiamo parlando di Tunisia, non c’è nemmeno la libertà di trovarsi un lavoro dignitoso. L’Italia dovrebbe muoversi chiedendo alla Tunisia che impiego hanno le risorse finanziarie messe a disposizione, perché risultano inutili a fermare le partenze di barche e barconi, malmessi, dalle loro coste.
Un flusso migratorio quello dalla Tunisia che per anni si era fermato, sembrava svanito e che è ripreso in coincidenza dell’emergenza sanitaria, quando si sono fermati i collegamenti con Tunisi, i clandestini continuano a partire con la certezza che nessuno può rimpatriarli, tutto al più per loro c’è la notifica dell’ordine a lasciare entro sette giorni il nostro territorio. Loro hanno sfidato la morte sia sulla propria terra sia affrontando il mare, quale paura può suscitare l’intimazione a lasciare l’Italia? Hanno messo in conto anche di finire in carcere se scoperti a violare l’ordine, ma è sempre meglio che stare in un Paese apparentemente libero e democratico. Oggi la Chiesa trapanese ha fatto sentire la sua voce. Il Vescovo di Trapani mons. Pietro Maria Fragnelli ha diffuso una nota. Una tirata di orecchie alla politica e in particolare a quella politica che fomenta paure e razzismi, che utilizza il tema migranti per fini diversi da quelli che appaiono: “La politica del capro espiatorio sulla pelle dei migranti non serve a risolvere i problemi, sposta l’attenzione su aspetti marginali per nascondere il vuoto delle politiche su quelli decisivi per il nostro futuro. Come cittadini e come cristiani non possiamo accettare passivamente la cinica e sfrontata manipolazione della realtà che diffonde odio sociale, logorando il vincolo di solidarietà su cui si basa la nostra convivenza civile. Di fronte alle migrazioni osiamo il bene, opponiamoci alla paura”.
A far sentire la propria voce anche mons. Alessandro Damiano, sacerdote trapanese, che per anni ha lavorato nel centro storico della città, tra i più deboli e indifesi, in quel crocevia di case malmesse dove vivono anche alcuni extracomunitari. Mons. Damiano ex vicario della Diocesi di Trapani è prossimo ad insediarsi quale Arcivescovo coadiutore ad Agrigento, per mettersi al fianco del Cardinale Francesco Montenegro, Vescovo di Agrigento. Altra terra quella dove è forte la presenza di migranti che, come accade in provincia di Trapani, sono la manodopera usata anche da spregiudicati caporali, migranti mandarti a lavorare ore e ore nelle campagne, per pochi spiccioli. «Non è soffiando sul fuoco della paura e della rabbia sociale – dice mons. Damiano – che faremo passi avanti per superare il momento complesso che stiamo attraversando. La disumanizzazione, che ci rende non solo più poveri ma anche più infelici, inizia già dalle parole manipolate, dagli annunci gridati solo per arrivare alla pancia delle persone. Chi gioca sulla pelle dei poveri si assume la responsabilità etica di minare la coesione sociale e come credenti non possiamo stare a guardare. I fenomeni, seppur complessi vanno governati da una classe politica coesa che dia rassicurazioni. I migranti sono persone che hanno il diritto/dovere ad una quarantena in sicurezza e serenità così come tutti i cittadini. Senza dimenticare la realtà a cui ci ha richiamato ieri papa Francesco, Il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza. Sono stati vittime della cultura dello scarto»