Castellammare, l’Ispettore della Forestale: “Quale futuro per il Corpo? Servono uomini e mezzi”

“Bisogna investire sulla prevenzione, o il Corpo morirà. Allo stato attuale la carenza di organico e di mezzi non permette una copertura capillare del territorio. Occorre che la politica prenda una decisione per il futuro del Corpo Forestale”.

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. “Ormai il Corpo Forestale della Regione Siciliana è diventato il capro espiatorio di tutti gli incendi boschivi che colpiscono il territorio. Ma la realtà è ben diversa”. Non usa mezzi termini l’Ispettore Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana Giuseppe Geloso, in servizio a Castellammare del Golfo da oltre trent’anni. Dalla sua lunga esperienza nel Corpo, ha vissuto tutte le fasi e i passaggi da quello che era inizialmente, a quello che è diventato adesso. “Siamo in forte carenza di organico, al contrario di come affermato da molti con numeri totalmente falsi e non veritieri sull’esatto numero di uomini del Corpo Forestale, quindi agenti in divisa, e di volontari o del servizio antincendio. La situazione in Sicilia è davvero allarmante”. L’ispettore Geloso, che abbiamo incontrato nel suo ufficio nel Distaccamento di Castellammare del Golfo, ci ha aggiornato sulla situazione nella Riserva dello Zingaro, che resta ancora chiusa in attesa di poter effettuare tutti gli interventi di messa in sicurezza. La gestione della Riserva dello Zingaro, andata quasi interamente in fumo lo scorso 30 agosto, è  affidata all’ex Azienda Regionale Foreste Demaniali, invece il controllo e la vigilanza al Corpo Forestale che svolge il ruolo di “guardia parco”.

Nessun ricambio generazionale

Il quadro che l’Ispettore Geloso ci mostra è disarmante: soltanto 15 Ispettori e 1 Commissario per tutta la Provincia di Trapani. Chiusi negli anni molti distaccamenti, tra questi Pantelleria, e oggi in bilico c’è il Distaccamento di Erice, ancora operativo sulla carta, ma privo di personale. “È davvero una situazione difficile da gestire, pochi uomini per un territorio vastissimo e un sovraccarico di lavoro sull’unico Distaccamento della zona, Castellammare del Golfo. Allo stato attuale è davvero impossibile riuscire svolgere tutte le nostre funzioni, tra queste anche quelle di PG.” Infatti il Corpo Forestale dello Stato, secondo la legge 121 del 1981 è una delle Forze di Polizia così come i Carabinieri e la Guardia di Finanza e “possono essere chiamati a concorrere nell’espletamento di servizi di ordine e sicurezza pubblica.”

Dal 1 gennaio 2017 il Corpo Forestale dello Stato non esiste più, confluito nei “Carabinieri Forestali”, neo costituita struttura dell’Arma dei Carabinieri, specializzati in materia di “tutela dell’ambiente, del territorio e delle acque, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare”. In Sicilia ci sono alcuni reparti dei Carabinieri Forestali, ma il grosso del lavoro spetta ancora al Corpo Forestale che continua a mantenere funzioni di pubblica sicurezza; polizia giudiziaria; polizia ambientale; polizia forestale; polizia venatoria; polizia agroalimentare; coordinamento antincendio in aree boscate e protette e sorveglianza e tutela dei parchi regionali e delle aree naturali protette.  La Sicilia, in quanto Regione a Statuto Speciale, quindi, è rimasta con il proprio Corpo Forestale. Ma negli anni ha subito un netto svuotamento a causa del mancato ricambio generazionale. “L’ultimo concorso è di 35 anni fa, – spiega l’Ispettore Geloso – dopo le ultime assunzioni degli anni ’90, ci sono stati altri 2 concorsi, ma non portati a termine. Oggi la Regione ha annunciato un nuovo concorso per 50 nuove assunzioni, ma ad oggi non abbiamo forze fresche, non c’è un ricambio generazionale e molti sono prossimi alla pensione (l’età media infatti è di 55 anni, ndr). La tutela degli incendi, ma non solo, si fa con la prevenzione. Con questi numeri è impossibile controllare un territorio così vasto. La Regione Siciliana, negli anni, ha azzerato la spesa per il Corpo Forestale, quindi ci ritroviamo con mezzi obsoleti e nessuna tecnologia per poter operare in maniera efficiente. In passato abbiamo raggiunti dei risultati, arrestando anche qualche piromane, ma adesso non si può garantire la turnazione del personale e soprattutto la repressione dei reati. In sintesi, non ci sono le pattuglie per garantire la tutela del territorio”. L’Ispettore Geloso non nasconde tutta la sua amarezza e delusione. Ogni giorno con così poche unità risulta davvero impossibile coprire questa fetta di provincia trapanese, da Erice a San Vito Lo Capo, fino a Castellammare, Salemi e la Riserva dello Zingaro. “Dopo ogni incendio – sottolinea – il Corpo Forestale viene sempre additato e accusato, ma la situazione è questa”. Stessa cosa vale per i forestali addetti al servizio antincendio boschivo, i cosiddetti “stagionali”: età media 60 anni, pochissimi dispositivi di protezione, mezzi obsoleti e nessun ricambio generazionale. “L’errore che spesso si fa, soprattutto nel dare i numeri, è tra il Corpo Forestale e gli operai forestali stagionali che si occupano di manutenzione dei boschi e repressione incendi, le cosiddette squadre A.I.B. Il Corpo Forestale è una forza dell’ordine che si occupa di attività di polizia, prevenzione, indagini e repressioni di reati ambientali, ma in Sicilia siamo rimasti circa 300 unità e soltanto 15 in provincia di Trapani”.

Quale futuro per il Corpo?

“Con passione e impegno mettiamo ogni giorno al servizio del territorio la nostra esperienza per la prevenzione degli incendi, l’antibracconaggio e soprattutto la salvaguardia della natura e dei boschi, ma con questi numeri non c’è storia, nonostante la collaborazione con le altre Forze di Polizia. La mia preoccupazione è che il Corpo prima o poi scomparirà, a questo punto meglio farlo confluire anche nei Carabinieri Forestali. Occorre una scelta politica chiara, per poter garantire il futuro del Corpo”.

“La carenza di organico – aggiunge l’Ispettore Geloso – si sente di più nel momento dell’emergenze, così com’è stato per gli ultimi incendi sul territorio. Senza mezzi, tecnologie e uomini come possiamo tutelare il territorio da Monte Cofano allo Zingaro, dal bosco di Scorace a Montagna Grande? È impossibile. È facile indignarsi il giorno dopo, il vero problema è il lavoro di prevenzione che viene fatto prima. Qui il problema è politico e va risolto con decisioni politiche chiare e nette, ma in tutti questi anni solo annunci”.

Lo scorso luglio intanto all’Ars è passata la norma che prevede lo sblocco delle assunzioni per 50 agenti del Corpo Forestale. Secondo l’Assessore al Territorio e ambiente Toto Cordaro l’approvazione della norma proposta dal Governo Musumeci “consentirà finalmente di integrare un organico ormai sotto dimensionato, adeguandolo alle reali esigenze di una capillare salvaguardia del nostro patrimonio naturale”.

Nell’inferno di fuoco dello Zingaro

Foto di repertorio

Gli uomini del Corpo Forestale della Regione Siciliana, in caso di incendi boschivi, svolgono il delicato compito di DOS (Direttore delle operazioni di spegnimento). Così come avvenuto durante l’incendio del 29/30 agosto allo Zingaro. “Abbiamo coordinato da terra gli interventi delle squadre antincendio e soprattutto dei Canadair e degli elicotteri”.

“Le modalità di innesco – sottolinea – sono sempre le stesse, i piromani conoscono bene il territorio. Noi facciamo il possibile con i mezzi e gli uomini che abbiamo per salvare i punti più sensibili, ma con un territorio così vasto basta una giornata di vento come quella del 29 agosto per vanificare un intero anno di lavoro. In passato sono stati raggiunti importanti risultati: appostamenti, telecamere, controlli mirati, arresti e denunce, oggi invece, senza risorse umane e tecnologiche, non siamo più in grado”.

Foto Emanuel Butticè

Lo scorso 29 agosto sono stati diversi gli incendi che hanno interessato la provincia. “Quante pattuglie? Appena due, cioè quattro uomini per un territorio immenso, decine di chilometri quadrati, con boschi, zone rurali e tre aree protette. – racconta l’Ispettore Geloso ad Alqamah.it – La prima chiamata della giornata è stata questa: “Intervenite su Ponte Forgia incendio di interfaccia, a rischio un opificio e abitazioni rurali e di villeggiatura“. È andata bene, nessun danno alle strutture. Poi la seconda richiesta di intervento dalla radio: “Portatevi urgentemente a Verdesca, squadre già all’opera, a rischio l’abitato ed anche l’area protetta”. È una brutta zona, impervia, ma proprio quando siamo sul punto di spuntarla, sentiamo un urlo alla radio. È la torretta di avvistamento (una delle 10 torrette di avvistamento operative h24 sul territorio, ndr): “hanno acceso appena adesso in diversi punti sull’altro versante, occorrono subito altre squadre“. I fronti su cui combattere erano davvero troppi e le nostre forze insufficienti. Intanto – racconta l’Isp. Geloso ad Alqamah.it – scende la notte, il vento è sempre forte ed il fuoco ormai ha aggredito la montagna. Si combatte fino all’alba, ma ormai le fiamme hanno divorato tutto e sono arrivate fino al mare. Ancora una sconfitta, una sconfitta per tutti”.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.