di Antonino Messana
Calatubo è attraversata dalla Strada Romana (Itinerarium di Antonini) o dalla strada armentizia – Regia Trazzera n. 108? In tutte le evenienze Re Ferdinando ha accertato su quella trazzera metri quadrati 15.285,720 di usurpazioni. Vuoi che Il principe Valdina forse non ha pagato? Il Demanio Trazzerale, ignorando la Storia del territorio, inventa una Trazzera Regia Trapani-Palermo di Km. 80 circa e demanializza il solo tratto Partinico-Alcamo per la Madonna del Ponte e Calatubo. La storia ci dice che Calatubo era il più vasto e ricco territorio di grani, sommacco e vini che ammassavano ai Caricatori del Vallone (Canalotto), dei Magazzinazzi e della Tonnara e si serviva come porto d’imbarco Castellammare. Forse mille pecore e armenti (numero minimo che giustifica l’ampia larghezza della trazzera) per ciascuna trazzera (R.T. 442 Nuccio Scio, R.T. 390 Alcamo-Castellammare, R.T. 409 Alcamo-Magazzinazzi, ed altre trazzere per la Tonnara e Vallone) trasportano assieme a muli, asini, cavalli e carretti cereali per mancanza di ordinarie strade pubbliche?
La lunga pausa estiva non mi ha allontanato dalle trazzere perché ho avuto molti incontri con il Professore ordinario di “Diritto Civile” Silvio Mazzarese dell’Università di Palermo e già Presidente del Polo Territoriale Universitario della Provincia Trapani al quale ho consegnato buona parte di questo lavoro già pubblicato, come ho già annunciato in anonimo nella puntata dell’8 febbraio scorso. Adesso devo continuare con le usurpazioni delle trazzere nelle contrade elencate nella “Nomenclatura del 1845” del territorio di Alcamo anche allora provincia di Trapani.
Dopo tre parti del capitolo XI dedicati alle usurpazioni di undici contrade di Alcamo che confinano con i territori di Calatafimi Segesta, Gibellina e Partinico, mancano all’appello le seguenti sette contrade: Calatubo che spero di dividerli in due puntate.
La contrada di CALATUBO
Calatubo è l’unica contrada che non solo ha una storia antichissima addirittura come hanno gli storici Alcamesi dalla “Protostoria”, ma è anche segnata nell’Itinerarium di Antonini e ricordata Idrisi e in tutte le carte topografiche antiche successive al 1154; nel suo mappamondo sottostante ho cerchiato con colore rosso Calatubo, mancano Alcamo e Partinico. Si deduce che Calatubo è il territorio più importante del circondario Partinico, Alcamo, Castellammare e Calatafimi perché lo troviamo in molte carte antiche della Sicilia.
A dimostrazione della importanza del territorio di Calatubo riporto alcuni brani del libro La Sicilia di Al Idrisi nel libro di Ruggero.
In questa pagina sottostante per Idrisi Calatubo è una fortezza e un paese ricco di granaglie con un porto che affluisce in grande quantutà di ogni tipo di cereali. Mi sovviene da fin dal principio che studio le trazzere che Longarico potrebbe essere Calatubo. Una sommaria prova potrebbe essere il libro di Regina che fa risalire Calatubo alla protostoria, qundo per la città di Alcamo la storia documentata comincia con la conquista Araba (827). Qui lo dico e qui lo nego perché è per me un rompicapo.
Per questa ragione a mio giudizio è la più interessante ed anche la più emozionante; infatti, il suo vasto territorio di 600 salme di terreno coltivato a frumenti arricchisce l’intera regione anche circostante ad Alcamo; confina con la spiaggia di Alcamo Marina dove in contrada Canalotto ha dei magazzini che ammassano i grani per l’esportazione e un proprio “Caricatore denominato del Vallone”, ricordato da Ignazio De Blasi (1880).
Riporto in basso alcune pagine originali del libro del De Blasi che ci racconta la Storia degli ammassi dei grani nei Caricatori ad Alcamo Marina, per dimostrare essenzialmente che la pastorizia era un’attività irrilevante e il grano ammassato nei Caricatori di Alcamo Marina del Vallone ed in seguito dai Magazzinazzi e Tonnara non veniva trasportato da pecore e armenti attraverso le 19 Regie Trazzere armentizie larghe quasi m. 38 create dall’Ufficio Trazzere, ma con muli, cavalli e carretti.
Nelle sottostanti pagine del libro del 1880 scritto da Ignazio De Blasi, cogliamo la storia dei magazzini del “Vallone” terminata nel 1740 con la costruzione di nuovi magazzini del Caricatore di Castellammare del Golfo nelle contrade Tonnara e Magazzinazzi di Alcamo Marina denominati dal Barone Pastore “Vallone e sue marine”.
Mi preme mostrare subito le strade che da Calatubo arrivano ai Caricatori del Vallone e quello dei Magazzinazzi utilizzando il quadro unico del Catasto di Alcamo del 1938. Consiglio il lettore di osservare la mappa prima di leggere il brano.
Ho segnato con tratti di penna di colore rosso la prima strada segnata come Canalotti-Palmeri che arriva al Caricatore del Vallone; una seconda strada a Sud-Ovest da Calatubo che attraversa la strada Vicinale Nuccio Scio si congiunge con le strade Eremita, San Leonardo e scende quasi in linea retta per Alcamo Marina arrivando ai Magazzinazzi; una terza strada ad Ovest che è segnata strada Regia Alcamo-Castellammare. Come vedremo tra poco le seguenti già nominate strade che per il vecchio Ufficio Trazzere sono armentizie larghe quasi metri 38: la strada di Calatubo segnata erroneamente come strada vicinale reca il numero 108 denominata con fraudolenza Trapani- Partinico (per presentarla come strada di lungo percorso, per esempio di Km. 80), però il tratto demanializzato con la trazzera 108 è stato solamente Partinico-Alcamo che attraversa la Madonna del Ponte-Calatubo e si ferma a Porta San Franscesco di Alcamo; la strada vicinale Nuccio Scio compresa la Via Eremita che reca il numero 452 denominata Trapani-Palermo; la strada che dalla Via San Leonardo arriva e con una miriade di incroci arriva ai Magazzinazzi Regia Trazzera denominata Alcamo-Magazzinazzi che reca il n. 409 (forse le pecore trasportavano grano?); infine la Regia Trazzera Alcamo Castellammare (certamente non armentizia, ma una “Regalia”perchè di proprietà di Re) che reca il numero 390.
Ecco il Quadro Unico di Alcamo del Catasto (1938)
Il feudo di Calatubo abbraccia i seguenti Comuni: la Sicciara oggi Comune di Balestrate e il Comune di Partinico; c’è un antichissimo Castello costruito di data incerta nella “Rocca” (alto promontorio che domina l’intero Golfo di Castellammare ed il circondario dei Comuni di Partinico e Alcamo) e probabilmente riedificato e ristrutturato in altre epoche dai baroni Peralta, da Don Graziano De Ballis ed in ultimo dai Papè Valdina. Nel 2007 il castello fu venduto al Comune di Alcamo con il proponimento di restaurarlo per €. 60 mila dagli eredi Papè Valdina con la clausola di denominarlo dopo il restauro “Castello dei Principi Papè Valdina”;
Continando a leggere De Blasi, lo stralcio di pagina sottostante ci fa capire che i trasporti di grano con i carretti erano intensi e numerosi perchè coprivano intere giornate per arrivare ai Caricatori del Canalotto e di Castellammare tanto che i carrettieri si cibavano e riposavano nei numerosi fondaci durante il tragitto. E’ nominata pure la famiglia De Ballis i primi proprietari dell’intero feudo e del castello.
In quest’altro stralcio di pagina ricaviamo che l’enorme produzione di grano crea la Baronia del Grano e l’ammasso di grano nei granai dei Caricatori era tanto notevole che c’è stata la necessità di creare i due nuovi granai in Alcamo Marina esattamente nelle contrade Tonnara e Magazzinazzi.
Con quest’ultima pagina si evidenzia l’abbandono definitivo del Caricatore del Vallone, mentre i nuovi magazzini della Tonnara e Magazzinazzi furono assegnati al Caricatore di Castellammare denominati Vallone e sue marine. La Regia Secrezia di Alcamo fu assegnata al Barone Felice Pastore che per volontà sua fu trasferita a Castellammare nel 1740.
Ho aggiunto queste pagine perchè dimostrano a chiare lettere che non solo l’intero territorio di Alcamo, ma anche i territori dei paesi limitrofi non vivevano assolutamente di pastorizia, ma la ricchezza proveniva essenzialmente dalla coltivazione dei grani, dei sommacchi e dei vini destinati all’esportazione dal porto di Castellammare con bastimenti ed inbarcazioni. Non potevano esistere trazzere armentizie larghe m. 37,62 e transumanza; altrimenti dobbiamo credere che pecore e armenti trasportano i grani al Caricatore di Castellammare e ai magazzini del Canalotto, della Tonnara e dei Magazzinazzi (Vedi Regia Trazzera 490 Magazzinazzi- Alcamo-Madonna delle Grazie-Via Pietro Maria Rocca-Via Monte Bonifato-Madonna dell’Alto; quest’ultima Regia Trazzera 486-Vedi Capitolo X-parte I, pubblicato l’8 giugno 2019).
L’Ufficio Trazzere, i politici, tutti consiglieri comunali e regionali di Alcamo che amano la città, gli elettori che li hanno votato e loro terra – non volendo sputare nel piatto dove mangiano – resteranno soddisfatti ad ammirare il sottostante quadro unico firmato che mostra a chiare lettere che le strade del grano sono Regie Trazzere armentizie larghe quasi metri 38.
Il De Blasi ci chiarisce a chiare lettere la vocazione naturale dell’attività economica delle popolazioni che attorniano il territorio di Alcamo che costituisce una prova valida, ma generica, che la pastorizia è marginale in queste aree; tuttavia rientrando sulle strade che attraversano la contrada di Calatubo conosciamo bene da fonte storica antichissima che al fianco del promontorio c’è una strada che proviene da Partinico attraversa l’intera contrada e arriva ad Alcamo.
Gli storici che hanno scritto sulle strade romane di Sicilia compresi quelli di Alcamo e dintorni a tal proposito si soffermarono sull’Itinerarium di Antonini (cioè la strada Hiccara-Longarico-Calatafimi-Salemi-Lilybeo-deviazione della Via Valeria); pertanto per non dilungarmi nelle citazioni propongo i seguenti due brani: 1) dell’alcamese Vincenzo Regina; 2) dal professore ordinario della facoltà d’ingegneria – ramo stradale- di Palermo Giuseppe Tesoriere:
Ecco Vincenzo Regina che nomina “l’Itinerarium”, la “Rocca”e il Santuario “Madonna del Ponte”.
La sottostante carta IGM 249 SO (1852) ci fa conoscere l’intero percorso Partinico-Madonna del Ponte-Castello di Calatubo fino alla contrada Sasi ove termina il fuedo Valdina-Papè.
Nel brano sottostante il nostro Regina ci descrive la strada che attraversa l’intera regione e costeggia il castello su percorso di trazzere regie nominando la Via Valeria (abbastanza divulgata in questa rubrica fin dal capitolo I-parte IV, pubblicata il 3 ottobre 2015); chiarisce, aggiungendo altro tassello a questo mio annoso lavoro, che le trazzere sono “regalie”[ larghe appena m. 4 per il passaggio di due carri nei due sensi] di proprietà dei Regnanti come specificato nella nota 17) e le strade attraversate da Idrisi nel suo viaggio in Sicilia nel 1154 (Vedi capitolo II-parte II, pubblicato il 9 gennaio 2016).
Adesso è la volta del professore Tesoriere che ci indica ipoteticamente un secondo percorso diverso della Tabula Peutingeriana dato che la strada da Palermo arriva in linea diretta a Marsala girando in un sito tra Alcamo e Calatafimi (Longarico) scartando il percorso che conduce alla città di Trapani.
Abbiamo letto che la strada parte da Palermo e prosegue per le seguenti città: Hyccara (Carini), Longaricum, Oliva, Lilybeo (mancano all’appello Partinico e Calatubo). Concordo che il sito di Longaricum si trova nelle vicinanze di Alcamo; tuttavia sento il dovere di soffermarmi su Longarico perché lo Staff dell’Ufficio Trazzere con intelligenza e alta preparazione storica dei luoghi siciliani ove demanializza le trazzere conosce bene anche Longarico tanto che crea la Regia Trazzera n.489 Spiazzo Madonna delle Grazie-SS. Salvatore-chiesa Madonna dell’Alto (o Longarico)-con biforcazione spiazzo Balatelle-bivio Palazzello.
Ecco la sottostante mappa odierna della città di Alcamo ove con tratti di penna di colore rosso ho evidenziato l’intero tracciato della Trazzera Regia 486.
Osserviamo che sono Regie Trazzere di m. 38 le seguenti Vie cittadine: cominciando in alto a sinistra la Piazza Pittore Renda, la Via Pietro Maria Rocca, lo spiazzo Balatelle, Via Monte Bonifato, la Via Galati, la Via SS. Salvatore fino alla Madonna dell’Alto; all’incrocio della Via Galati (segnato con cerchio di colore viola) la Via Monte Bonifato continua in salita verso il monte, fino a raggiungere il bivio Palazzello che si incontra proprio in quest’ultimo punto con la Via SS. Salvatore. Delitto perfetto per attorniare la città di trazzere armentizie. In questo caso si presume che in ogni abitazione c’era un ovile con un numero elevato di armenti.
Per altro verso il delitto si aggrava con la fantasiosa invenzione di incriminare l’odierna Via Pietro Galati come tratto della trazzera 486 che trasversalmente collega la vecchia Via Balatelle – oggi Via Monte Bonifato – e la Via Montesanto e si unisce con la Via SS. Salvatore. Ripropongo la carta.
Proprio la Via Galati sorge solo con l’urbanizzazione del quartiere Balatelle come vedremo più avanti. Adesso la carta IGM sotto riportata ci mostra che tra la Via Balatelle e la Via SS. Salvatore c’è solo uno spazio circolare vuoto.
Ho segnato con un puntino di colore verde lo spiazzo Balatelle, con tratto di penna viola la Via Monte Bonifato la carta mostra a chiare lettere che le due si uniscono al bivio Palazzello, Al centro tra le due trazzere c’è un’area circolare indicata nella carta IGM con un segno più (+) di colore celeste osserviamo un’area vuota; senza abitazioni e priva di alcuna strada o trazzera.
Ecco la carta.
Forse ci potevano essere molti ovili che si dividevano la strada per andare a pascolare in montagna, a destra per la Via SS. Salvatore a sinistra per la Via Balatelle.
Mutatis mutandis, un tratto di strada che cammina in linea retta la troviamo nel quadro unico disegnato dall’Ufficio Trazzere scambiata astutamente con la Via Galati qui sotto riportato. Osserviamo una trazzera che cammina diritta segnata con il cerchio di colore giallo e il n. 486, che chiaramente non corrisponde né alla odierna Via Galati, ne alla vecchia“ Via Corsa del Conte per il semplice motivo che quella Via per un tratto è una retta (leggermente inclinata) fino alla Via Montesanto poi è curvilinea fino alla Via SS. Salvatore. Ecco il quadro dell’ex Ufficio Trazzere.
La storia della Via Galati vuole che nei secoli passati l’intero quartiere Balatelle (lato montagna) era campagna, c’era una strada e proprio in quella via il modicano Conte faceva correre i Cavalli e si chiamò “Corsa del Conte” che con l’urbanizzazione divenne demaniale. Per la corsa dei cavalli non era necessario una Via ampia metri 38. Attualmente la strada in parola è molto ampia rispetto alle ristrette Vie cittadine.
Ecco infine la mappa originale con la scritta Longarico; opera d’arte dell’ex Ufficio Trazzere (Vedi capitolo X-parte I, pubblicato l’8 giugno 2019). Notiamo le seguenti Vie: Spiazzo Madonna delle Grazie oggi Piazza pittore Renda, Spiazzo Balatelle e Via Balatelle – oggi Via Monte Bonifato – Chiusa con Casale, Spiazzo SS. Salvatore , bivio Palazzello e in cima del monte Chiesa Madonna dell’Alto, Longarico.
Riprendendo Calatubo e il sito Longarico dell’itinerarium di Antonini, come leggeremo tra poco De Blasi scrive che gli storici sono in pieno disaccordo sulle origini ove sorge la città.
Brevemente anticipo che il nome Longarico è riferito al nome del monte Bonifato che secondo quanto scrive De Blasi in origine si chiamava monte Aereo dove nacque e dimorò il poeta Dafni nelle tre colline collaterali al monte.
Monte Bonifato e le tre colline che l’affiancano – Monte Longo
Lo storico Tornamira considerata l’altezza del monte lo chiamò monte Longo ossia Longarico derivandolo dalla parola latina “Longaria”. Per altro diversi storici hanno scritto che in questo monte esisteva la città di Longarico ove nell’anno 140 d.C. ha soggiornato l’imperatore Antonino Pio proveniente da Palermo e diretto a Marsala tanto che questo nome Longarico è rimasto fino alla conquista Araba (827).
In quest’altro brano l’autore muove un dubbio citando una collina affiancata al Monte Bonifato chiamata monte Longo ove nasce Longarico, “monte Longo vale a dire Longarico”.
Lasciamo De Blasi e ritorniamo a Vincenzo Regina col suo saggio “Longarico, Bonifato e Alcamo” che già conoscevo. Rileggendo attentamente i capitoli di mio interesse dulcis in fundo mi cade sugli la bellissima comunicazione del Comune di Alcamo inviata all’Ufficio Trazzere il 20 aprile 1950 che enumerava con la denominazione locale le trazzere di demanio pubblico dello Stato (non certamente le trazzere armentizie larghe quasi m. 38) che tratterò più avanti.
Adesso presento i sottostanti brani critici della città di Longarico tratti dal saggio in parola del Regina.
E’ dimostrato a chiare lettere il disaccordo.
Infine il nostro autore Regina, allo scopo di trovare una soluzione sulla contesa Longarico, tenta una ricostruzione dell’Itinerarium utilizzando le mappe delle Regie Trazzere redatte nel 1954 dall’ex Ufficio Trazzere.
Scorrendo il libro a pagina 38 e 39 un poco meravigliato ho letto i seguenti brani riguardanti l’invio all’Ufficio Trazzere di un’elenco di trazzere con relativa schizzo mappale di 19 trazzere demaniali che attraversavano il territorio di Alcamo che riproduco in originali come mia costante abitudine.
Già avevo letto questo libro 7 o 8 addietro quando mi sono appena cresciuti i dubbi riguardo la legittimazione della particella di terreno della mia parente che ho seguito fino alla registrazione dell’atto ai registri immobiliari. Allora avevo buoni amici all’Ufficio Tecnico della Via Tenente Manno e con il libro in mano ho chiesto notizie sulla nota del 20 aprile 1950. L’amico dopo alcuni giorni di ricerca mi ha riferito che in ufficio non ha trovato nulla. Da allora per me era lettera morta.
Non dubito che l’Ufficio Tecnico abbia comunicato ed elencato le trazzere ma sono certo che quell’elenco non precisava che erano trazzere armentizie e non precisava le loro larghezze di quasi metri 38. Infatti mi è venuto all’orecchio che il Demanio Trazzeriale sventola ai quattro venti che l’ex Ufficio Trazzere si ha utilizzato quell’elenco per redigere le mappe, ciò non è verità perché ha utilizzato ed utilizza per le certificazioni le mappe del Catasto. Il Demanio Trazzerale per ogni evenienza ha l’obbligo di esibirlo.
Dopo questa lunga rassegna su Longarico accetto la tesi senza beneficio d’inventario del Professore mio maestro Tesoriere che Longarico è un sito nelle vicinanze di Alcamo o fra Alcamo e Calatafimi e dimostrerò in appendice con diverse carte topografiche l’intero percorso Palermo-Marsala.
Riprendendo l’Itinerarium di Antonini ho già rilevato che nel percorso mancava all’appello Partinico che era un passaggio obbligatorio (Carini a Longarium) essendo Partinico a metà strada tra le due città. Da Partinico per arrivare a Longarico c’erano due possibilità di percorso attraversare la Valeria per Valguarnera o l’altra strada per la Madonna del Ponte-Calatubo corrispondente alla Regia Trazzera 108 Partinico-Trapani. Anche se non ho documenti per dimostrare che l’Imperatore ha percorso quest’ultima strada che presumo si possono trovare in Biblioteca a Partinico o sugli scritti di Villabianca prendo in considerazione questa strada perché di recente con il ritrovamento di un lastrico stradale nei paraggi della Madonna del Ponte quella strada assume la veste di una strada Romana adatta a smentire subito che non è la strada armentizia 108 creata dall’Ufficio Trazzere. Una testimonianza seppure relativa la ricaviamo dalla carta di Idrisi costruita dall’architetto Santagati tratta dal suo viaggio in Sicilia.
Nella sottostante carta della Sicilia ho videnziato con tratti di penna di colore verde l’intero percorso dell’Itinerarium con tutte le città :Palermo, Carini, Partinico, Alcamo (Longarico), Calatafimi, Vita, Salemi, Marsala.
Il 17 febbraio 2016 il quotidiano la Repubblica pubblica una strepitosa notizia che proprio nella Regia Trazzera Partinico-Trapani n.108 che non è altro il tratto di strada Partinico-Madonna del Ponte-Calatubo-Alcamo gli operai hanno scoperto sterrando e sterrando a colpi di piccone un lastricato di una antica pavimentazione in bussolato e un ponte di fattura Romana.
Questa interessante pagina della Repubblica mi è stata fornita dal mio amico architetto Ignazio Messana, tuttavia ho cercato con pazienza di avere notizie dirette e più recenti; a tal fine ho telefonato a uffici comunali di Partinico con esito negativo, mentre il telefono della Soprintendenza di Palermo non mi ha risposto dopo numerosi tentativi. Attendo una risposta dall’architetto Santagati. L’intero articolo corredato dalla splendida foto del ponte è inserito nella storia delle strade costruite dai Romani, tanto che ritengo che il cronista Tano Gullo è uno storico più che un giornalista.
Tano Gullo, quella “voglia di raccontare i guai della Sicilia …
www.malgradotuttoweb.it › tano-gullo-quella-voglia-ra…
15 feb 2018 – Tano Gullo è un giornalista della nostra terra, prestigiosa firma del giornale La Repubblica. Conosce molti segreti della Sicilia contadina, …
Con simile prova tangibile quella strada può essere considerata una strada Consolare con una larghezza massima di 40 palmi corrisponente a metri 10 e centimetri 32
Mi rincresce scrivere che il Demanio Trazzeriale si beffa della storia e del catasto, che peraltro artatamente lo modifica creando strade mai esistite (Via Galati) e le Vie Vicinali e pubbliche li trasforma in strade armentizie. Per esempio il tratto di strada che dalla contrada Costa taglia la nuova SS. 119 per immettersi in contrada Carrubbazzi e congiungersi con la Via Tre Santi con orientamento Est-Ovest – l’attuale Via Kennedy – che incrocia la Via Vicinale Tre Santi – orientamento Nord-Sud – in contrada S. Anna.
Scrivo con rabbia che questo nostro Comune mangia e digerisce un panino imbottito regalato dall’Ufficio Trazzere, tanto che non rilascia permessi edilizi di sorta in particolar modo nella Via Kennedy nuovissimo quartiere che ha avuto uno sviluppo negli ‘80. Ripeto ancora una volta i Comuni della Sicilia hanno pure il dovere e l’obbligo di fare eseguire le perizie delle Trazzere Regie non come strade demaniali ma come strade armentizie larghe quasi m. 38 ed eventualmente impugnare i Decreti e costituirsi parte Civile per risarcire chi ha pagato. Auguri al nostro Sindaco avvocato Domenico Surdi e lo esorto ad agire perché è un suo dovere.
Ecco infine lo stralcio della mappa disegnata dall’ex Ufficio Trazzere che che inventa una lunga strada di circa 80 chilometri esattamente la Regia Trazzera Trapani-Partinico n. 108 che attraversa Calatubo e lambisce il suo antico Castello dirigendosi verso Alcamo e senza specificare neanche l’innesto per Trapani.
In chiusura lasciando Calatubo, la “Statistica di Re Ferdinando” accerta l’usurpazione in detta contrada avvenuta da sei anni da parte dei principi Valdina e calcola e fa pagatr uno sconfinamento ai danni della trazzera pari a mq. 15.285,720.
Ecco lo stralcio della Statistica.
Bisacce……….3 x mq 4.366 = 13.098,0000”
Tumuli……..2 x1.088,000 = 2.176,0000“
Carrozzi 1 x 17,0072 = 17,0720“
TOTALE metri quadrati = 15.285, 720
Lascio ai lettori la sentenza. In appendice riporto la Relazione di Demanialità della Regia Trazzera 108 in parola e alcune mappe storiche dei tracciati di Partinico-Alcamo e del percorso dell’Imperatore Antonini.
La prossima puntata verrà pubblicata sabato 31 ottobre nella speranza di terminare questa mia lunga storia sulle Regie Trazzere buttando d’un fiato (se argomento non risulterà lunghissimo) le usurpazioni accertate in territorio di Alcamo nelle seguenti contrade: Pietralonga, Timpirossi, Pile, Fontana della Pietra e Gammara di Alcamo.
Bibliografia
–Luigi Santagati (a cura di)-La Sicilia di Al Idrisi ne il libro di Ruggero-Salvatore Sciascia Editore pagine 84, 86
–De Blasi Ignazio-Discorso Storico della Opulenta Città di Alcamo, Tipografia Bagolino presso Leonardo Pipitone e C. 1880, pagine 306, 308, 318 e 319.
Cataldo Carlo-Storia di Alcamo, Edizioni Lussografica 2020 ,volume I, pagine 183,184.
-Regina Vincenzo-Calatubo dalla preistoria ai nostri giorni-accademia di studi Cielo d’Alcamo 1985 custodito dalla Biblioteca Civica di Alcamo, collocazione RL 945.824 pagine 18 e 23;
– Regina Vincenzo Longarico, Bonifato e Alcamo-stroria bimillenaria di un popolo Alcamo 1982, custodito dalla Biblioteca Civica di Alcamo collocazione ARM 945.8.24 pagine 44, 45 e 46.
-Tesoriere Giuseppe – Viabilità antica in Sicilia. Dalla colonizzazione greca all’unificazione (1860),Zedi Italia, Palermo 1993. Custodito dalla Biblioteca dell’istituto Costruzioni Stradali, coll. 422.P2.26 – Università di Palermo.
Appendice
Relazione di Demanialità e Decreto protocollo n. 3418 del 12/10/1946 del Ministro dell’Agricoltura, recepito con il trasferimento delle competenze in materia di Agricoltura alla regione Siciliana il 13 ottobre 1951.
Carta IGM 1852 con l’intero percoso Partinico-Alcamo. Evidenziati la Madonna del Ponte, il Castello di Calatubo e il tratto finale a gomito che arriva a Porta S. Francesco. Nessuna indicazione per la continuazione e per il collegamento con la trazzera che arriva aTrapani. La falsità del tragitto Trapani-Partinico è abbastanza chiara.
Carta del 1826 dell’inglese William Smith. La mappa raffigura la Via Valeria Palermo a Trapani attraverso la città di Calatafimi però non prende in considerazione le aquis segestanis; da Calatamifimi segna il percorso di Antonini : Alcamo che attraversa il fiume freddo dalla contrada S. Pietro, Calatafimi, Vita, Salemi, Marsala. E’ una carta militare che tiene in cosiderazione le arterie di lungo percorso, per questa ragione non è neanche segnato il tratto Partinico-Madonna del Ponte, Calatubo, Alcamo.
Per altro verso neanche le famose carte del 1700 non riportano il percorso di Calatubo come carta famosa carta di Agatino Daidone (1712-1718) che riporto lo stralcio
La carta Smith qui sotto riportata con i due percorsi è custodita dalla Biblioteca della Società geografica Italiana – Villa Celimontana – Roma
La sottostante carta stradale IGM del 1852 conferma il persorso sia pure parziale Alcamo-Calatafimi-Vita di Antonini.
L’Archivio di Stato Milano custodisce il quarto volume dei Fasti Militari della Guerra d’Indipendenza d’Italia 1848-1862 di Martino Cellini che contiene la carta con il percoso di Garibaldi da Marsala a Palermo.
Ecco la cortina del libro come notizia bibliografica.
Ho evidenziato con tratti di penna di colore rosso la strada che Garibaldi ha percorso dopo la battaglia di Pianto Romano arrivando ad Alcamo il 17 maggio 1860. Le strade da Calatafimi che arrivano ad e attraversano il Fiume Freddo sono due e sono: la pima da Sud che attraversa il fiume Freddo in contrada S. Pietro dove nel 1885 è stata costruita la stazione ferrovia Alcamo Vecchia e l’altra che attraversa il fiume Freddo in contrada Vivignato (trazzera del feudo Arcauso) le due strade si uniscono in contrada Costa in un’unica Via che salendo arriva in contrada Canapè. Il tratto rimarcato con colore rosso non è altro che il Corso dei Mille. L’ex Ufficio Trazzere inventa due separati percorsi con le Regie Trazzere Bosco (Calatafimi)-Alcamo con diramazione bivio Costa Fontana-bivio Carrubbazzi n. 659 con la Regia Trazzera Rosignolo (Calatafimi)-Alcamo. Con la trazzera 659 di Carrubbazzi la Via Kennedy e Regia Trazzera armentizia e con la 488 il Corso dei Mille e l’intera Via Tre Santi che scende al fiume (Vedi capitolo XI-parte II, pubblicato il 9 maggio 2020).
Per maggiore chiarezza riporto in basso la mappa dei Fasti ridotta al territorio di Alcamo, ma ingrandita.