La trattativa che non è più segreta

Si complica la vicenda dei marittimi di Mazara sotto sequestro in Libia: è ufficiale la richiesta di scambio con quattro scafisti e trafficanti di essere umani condannati e reclusi in Italia

Un tweet del Libyan Addres Journal – rilanciato in Italia dall’agenzia di informazione AGI – conferma ciò che da giorni si dice a Mazara del Vallo, a proposito della vicenda del sequestro in Libia di 18 pescatori, gli equipaggi di due motopesca, “Antartide” e “Medinea”, fermati lo scorso 1 settembre al largo di Bengasi. Il fermo dei pescherecci fu compiuto da due motovedette appartenenti alla milizia del generale libico Khalifa Haftar, oppositore al riconosciuto premier libico al Sarraj. Il tweet rende ufficiale ciò che anche le autorità italiane ritenevano ufficioso e qualcuno anche infondato. L’esistenza cioè di una trattativa segreta dietro quella ufficiale rimasta ferma però al palo.I miliziani di Haftar hanno ribadito infatti alla testata giornalistica libanese che i pescatori “detenuti” (da oltre venti giorni a Bengasi) saranno liberati, se prima non vi sarà da parte dell’Italia il rilascio di quattro “calciatori” libici oggi in carcere in Italia. Uno scambio di prigionieri insomma. E la trattativa nascosta è diventata così quella ufficiale. Solo che i 18 marittimi mazaresi sono trattenuti in Libia in assenza di colpe, se non quella, per i libici, di essere andati a pescare in acque internazionali che i libici reputano territoriali. Nei giorni scorsi ai pescatori mazaresi è stato contestato dai libici il reato di traffico di droga. Una notizia lanciata ancora una volta dall’Agi con delle foto. Reato indicato come inventato dagli armatori e dai familiari dei marittimi. I libici indicati invece come “calciatori” sono in realtà quattro scafisti, condannati a Catania a 30 anni per traffico di esseri umani e per la morte in mare di 49 migranti, fatto risalente all’estate 2015. Una richiesta che mette a pari la storia di 18 persone che erano in mare per lavoro e quella di 4 soggetti che in mare andavano per guadagnare sulla pelle di 49 migranti, tutti morti affogati davanti alla costa orientale siciliana. Il tweet sembra essere la risposta alla fiaccolata organizzata ieri sera a Mazara dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, dove si è alzata forte la richiesta alla Libia di liberare gli equipaggi dei motopesca mazaresi. “La

Fonte agi

situazione è davvero complessa – ha detto il sindaco Salvatore Quinci – la trattativa vera e propria sappiamo che è complicata, noi siamo ottimisti che possa partire il prima possibile ma la pazienza della comunità dei pescatori di Mazara del Vallo è terminata, adesso i nostri uomini devono tornare a casa”. Oltre 500 persone hanno partecipato alla fiaccolata. “Liberate i pescatori di Mazara del Vallo”, era scritto nelle maglie bianche indossate dai partecipanti al corteo organizzato da varie associazioni e dai sindacati. “Nessuno di noi è estraneo, siamo fratelli anche se non di sangue – ha detto all’Agi il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero – importante è che i pescatori sentano che qui c’è una città, che c’è una chiesa che sta sposando pienamente la loro causa, siamo con loro, con la nostra presenza silenziosa, raccolta, vogliamo che questa trattativa che è complessa e difficile vada presto a buon fine”. “Bisogna liberare i nostri pescatori e lo stato italiano deve alzare l’asticella del confronto”, ha detto Giorgio Macaddino, segretario generale Uil Fpl Trapani. “Con il governo Berlusconi bastò una telefonata di Berlusconi con Gheddafi e liberarono i pescatori, con il governo Prodi fu la stessa cosa dopo meno di dieci giorni – ha aggiunto il sindacalista -, a noi non interessano le dinamiche che si stanno consumando nel Mediterraneo, abbiamo bisogno che l’autorevolezza del nostro governo nella sua massima

Fonte Agi

espressione faccia il proprio dovere, quindi dal mondo del lavoro, senza bandiera e senza colori, chiediamo l’immediata liberazione dei lavoratori”.  Da lunedì un gruppo di familiari dei marittimi e i due armatori si trovano a Roma, in un presidio di fronte Palazzo Chigi, altri familiari invece hanno partecipato alla manifestazione. A Roma la delegazione ha incontrato funzionari della Presidenza del Consiglio e del ministero degli Esteri.  Ma i due incontri non hanno indotto la delegazione a lasciare Roma. Il sequestro dei due motopesca “Antartide” e “Medinea” fu condotto dai militari del generale Khalifa Haftar all’indomani di un viaggio in Libia del Ministro degli Esteri, Luigi di Maio, per suggellare l’accordo tra il presidente del consiglio riconosciuto dall’Onu, Fayed Al Sarraj e il presidente del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh. Sono occorsi 25 giorni per suggellare, con un tweet,  l’evidente azione di vendetta dei libici di Haftar contro il nostro Governo, di mezzo c’è la vita di 18 marittimi italiani e delle loro famiglie. “Siamo tutti sotto sequestro” ha detto la moglie di un marittimo.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.