La prima maglia rosa

Alcamo e la tappa del Giro d’Italia raccontata dal sindaco Domenico Surdi: “uno sport che appassiona perchè ognuno si sente ciclista quando c’è da lavorare bene per il bene comune”
di Domenico Surdi*
La prima maglia rosa dell’edizione 2020 del Giro d’Italia verrà indossata proprio ad Alcamo dal vincitore della cronometro Monreale – Palermo: un particolare questo che arricchisce di ulteriore magia un evento che già è grande di per sé. I corridori di una delle più ambite e seguite gare ciclistiche a livello internazionale attraverseranno le vie della nostra città con al seguito centinaia di operatori, meccanici, tecnici, ripresi da centottanta reti televisive di tutto il mondo per poi sfrecciare verso la Valle dei Templi. Un momento di sport unico, dunque, per appassionati e curiosi, ma anche una grande occasione per mettere in mostra le bellezze e le atmosfere della nostra città.
Un dato interessante: tutta l’organizzazione che si sposta insieme alle squadre consta di circa milleduecento persone le quali alloggiano di norma entro un raggio di trenta chilometri dalla tappa. E se a questo aggiungiamo le immagini televisive che entreranno nelle case di milioni di spettatori non possiamo che essere grati per questa chance. Ed in effetti gli sforzi fatti in queste settimane da tutta l’amministrazione e da tutti coloro i quali, a vario titolo, hanno collaborato alla riuscita dell’evento, mirano a non sprecare l’occasione storica che ci è stata data, concretizzando tante idee e tanti progetti avviati da tempo e che adesso resteranno, superate le contingenze, come patrimonio concreto di tutti, rendendo Alcamo più bella e più vivibile.
Superare limiti e difficoltà è, se vogliamo, il mantra del ciclista che porta con sé in sella i propri pensieri, le proprie ansie, i propri obiettivi e soprattutto la propria determinazione: smisurata, razionale, amorevole determinazione. È questo, forse, che più di tutto affascina di questo sport. Ma c’è dell’altro. Qualcosa di scontato per esperti e appassionati ma che rischia, forse, di sfuggire ai più: il ciclismo è uno sport di squadra. È la squadra che porta sull’olimpo il futuro campione, proteggendolo dal vento e dalle intemperie, trascinandolo quando la fatica prevale. E la squadra evidentemente è tanto altro: individualità forti, ognuna con le proprie peculiarità ma tutte unite per raggiungere un solo scopo anche quando c’è chi non ci crede o peggio prova a scoraggiare e disprezzarne il lavoro.
Forse questo sport è così appassionante perché ognuno di noi, in fin dei conti, si sente un po’ ciclista nella propria vita, nell’affrontare le sfide quotidiane, soprattutto quando la strada si fa in salita. Ed è in questi casi in cui ci si trova spesso a girarsi, a guardarsi intorno per trovare lo sguardo del gruppo, della propria famiglia, dei propri amici, lì sul ciglio della strada ad invitarti a non mollare, ad incoraggiarti e farti sentire importante anche se alla fine i giornali non ti dedicheranno attenzioni.
Questa credo sia l’unica via per raggiungere obiettivi veramente importanti e per scrivere pagine di storia indelebili, nello sport come peraltro nella Politica, quella vera fatta di sogni e di ambizioni collettive. Se oggi il Giro passa da Alcamo non è merito di nessuno o forse è merito di tutti. Siamone orgogliosi. Sforziamoci di investire su ciò che ci unisce e ci rende una squadra o meglio ancora una comunità; iniziamo la nostra volata puntando a traguardi ambiziosi, senza fuggire dai necessari sacrifici né fermarci alle prime cadute.
La strada è lunga ma non troppo. E poi consentitemelo: siamo una delle città che più di tutte ha abbracciato la sfida delle piste ciclabili in pieno centro urbano e seppur tra sostenitori ed acerrimi nemici, tutto sommato, siamo solo all’inizio: continuiamo a pedalare più forte.
*Sindaco di Alcamo

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