Il nostro direttore sentito in commissione antimafia: audizione per molta parte secretata
“Seguendo il filo che unisce la massoneria di Trapani a quella di Capaci, sono arrivato agli affari che riconducono a Montante”. Lo ha detto il giornalista e direttore responsabile di Alqamah Rino Giacalone in audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia, a cui ha raccontato anche di essere stato ‘avvicinato’ dopo un articolo su un centro commerciale che doveva sorgere a Capaci. La commissione ha sentito il giornalista secretando l’audizione. La commissione presieduta dal deputato Nicola Morra (M5s) sta indagando sul ‘caso Capaci’, luogo simbolo della strategia stragista del 1992, in seguito alle dichiarazioni rese in audizione dal maresciallo Paolo Conigliaro, ex comandante della stazione di Capaci dal 2013 al 2018, che ha denunciato di aver “redatto una proposta di scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni mafiose” che “non è mai stata inoltrata dal comando provinciale dei carabinieri di Palermo al prefetto, per il suo vaglio”. “La mia attenzione giornalistica si attiva intorno al 2016 – ha detto Rino Giacalone – seguendo alcuni personaggi della massoneria trapanese mi trovo in degli affari che insistevano su Capaci”. Nella sua audizione il giornalista ha ricostruito il contenuto di alcuni articoli pubblicati sulla testata online Alqamah.it, riferendo anche di un articolo scritto nel novembre 2018 in cui, ha detto di avere posto “l’accento sull’area commerciale ex Vianini, facendo un collegamento tra una partecipazione imprenditoriale che riconduce alle indagini su Antonello Montante” (l’ex leader di Confindustria Sicilia arrestato nel 2017, poi condannato a 14 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione). In seguito a questo articolo, Giacalone ha detto di essere stato ‘avvicinato’ da un professionista, che avrebbe esercitato delle ‘pressioni’ per fargli modificare alcune parti del testo. Ma il giornalista ha aggiunto di non avere accolto la richiesta, mantenendo online la versione originale dell’articolo.
Tra gli argomenti affrontati da Giacalone anche la ricostruzione giornalistica di alcune indagini a sostegno della proposta di ‘accesso ispettivo’ presso il Comune di Capaci quando sindaco era Sebastiano Napoli. Un contesto da cui – secondo quanto emergeva dalle indagini del maresciallo Conigliaro – emergevano “frequentazioni degli amministratori con soggetti mafiosi locali, il monopolio dei lavori di movimento terra per le concessioni edili rilasciate da quell’Ente, vicende investigative relative ai funzionari Comunali, gestione illecita di lidi balneari, processioni religiose con inchini e soste presso le abitazioni di soggetti riconducibili al contesto mafioso locale e le confraternite religiose in cui risultavano iscritti mafiosi e funzionari comunali. Il giornalista ha anche riferito sui rapporti storici tra mafia e massoneria.
Fonte Agi