Marsala: i Carabinieri del Nil hanno eseguito un sequestro di beni per circa 1 milione di euro. Sigilli all’ufficio di un consulente del lavoro di Mazara
Sfruttavano le necessità di numerosi soggetti di nazionalità magrebina ad ottenere il permesso di soggiorno o il rinnovo attraverso fittizi contratti di assunzione. Riuscendo così a percepire le indennità liquidate dall’Inps per questa fattispecie di lavoratori. Una indagine su una maxi truffa da oltre 1 milione di euro condotta dai carabinieri del Comando Tutela del Lavoro – Nucleo Ispettorato del Lavoro, e dai militari del Comando provinciale, inchiesta coordinata dalla Procura di Marsala è sfociata oggi in un sequestro di beni a carico dei presunti organizzatori della combine truffaldina. Al centro dell’inchiesta un consulente del lavoro di Mazara del Vallo, Francesco Di Pietra, 50 anni, al quale i carabinieri hanno sequestrato lo studio professionale. Gli altri indagati sono Sergio Agnello, di Sambuca di Sicilia, ma residente a Mazara del Vallo, 52 anni, i mazaresi Nicolò Passalacqua, di 50 anni e Salvatore Asaro, di 59 anni e Medhi Ammari, tunisino di 42 anni, residente a Campobello di Mazara. Nei loro confronti il gip del Tribunale di Marsala, giudice Francesco Parrinello, ha disposto il sequestro di beni per un importo complessivo di oltre 670 mila euro. Una indagine partita dalla denuncia di un soggetto che si ritrovò intestatario a sua insaputa di contratti per l’acquisto di beni informatici che ha presto dipanato una rete di rapporti di lavori fittizi che per la maggiorparte dei casi riguardava soggetti per lo più di nazionalità tunisina. Imprese e società del comparto edile esistenti solo sulla carta con sedi, del tutto fantasma nel trapanese, a Mazara del Vallo, ma anche a Bologna, imprenditori che sulla carta avevano decine e decine di dipendenti, senza però avere nemmeno un cantiere in uso. Altre società sono state individuate nel settore agricolo, ma anche in questo caso la loro esistenza era solo cartacea, e i terreni indicati in gestione sono risultati nel possesso di altri ignari detentori. Addirittura un terreno indicato come agrumeto, è risultato totalmente spoglio di qualsivoglia coltivazione. Imprese perfettamente sconosciute alla Cassa Edile o anche ad altri uffici del comparto agricolo. Imprese però che con sotterfugi vari riuscivano a spillare centinaia di migliaia di euro sfruttando i fondi per agevolare l’occupazione. Ben 241 sono i lavoratori che sono stati denunciati per avere accettato i fittizi rapporti di lavoro. Molti di loro sono stati sentiti nel corso delle indagini condotte anche dai Carabinieri della Stazione di Petrosino, e hanno ammesso che quei contratti fasulli erano loro serviti per ottenere il rinnovo dei permessi di soggiorno o per ottenere periodi di disoccupazione così da riscuotere le relative indennità. Ognuno però una volta ottenute le indennità dall’Inps doveva girare determinate somme di denaro mensilmente agli organizzatori della truffa, pagando così dai 300 ai 1500 euro. A tirare le fila oltre al consulente del lavoro Di Pietra anche l’imprenditore Nicolò Passalacqua e il mazarese Salvatore Asaro, mentre a far trovare clienti ci avrebbe pensato il tunisino Medhi Ammari. Le indagini sviluppatesi negli ultimi due anni, riguardano un ampio periodo che va dal 2012 al 2018. Decine sono le intercettazioni ambientali, in alcune di queste i carabinieri hanno potuto ascoltare alcuni degli indagati ammettere le truffe messe in atto. Alcuni degli indagati, come il consulente del lavoro Franco Di Pietra, avrebbero anche tentato di addomesticare le dichiarazioni da rendere ai carabinieri man mano che questi convocavano i finti lavoratori per sentirli a sommarie informazioni. Dalle indagini è emerso un complesso sistema associativo, che ha visti coinvolti altri 4 soggetti – nella veste di promotori, costitutori ed organizzatori – nonché 241 beneficiari di prestazioni fittizie.
In particolare:
– venivano individuate 3 imprese edili ed 1 agricola, tutte attive solo “su carta” (e dunque prive di sede reale, mezzi ed attrezzature), riferibili a tre soggetti del luogo (tra cui l’indagato principale);
– si identificava un soggetto di origini tunisine, che reclutava connazionali-falsi lavoratori;
– emergeva, altresì, la responsabilità di un consulente del lavoro, il cui compito era quello di predisporre false comunicazioni all’INPS per assunzioni e licenziamenti, oltre che stipulare contratti fittizi di locazioni di terreni, generando l’erogazione di indennità a sostegno del reddito non dovute;
– la metà del valore di tali indennità, percepite dai finti lavoratori, veniva restituita ai titolari delle ditte fittizie, in cambio della regolarizzazione della loro posizione sul territorio nazionale, derivante dalla stipula di brevi contratti di lavoro.