Double face a Capaci

Interrogazione a tre ministri. La vicenda del luogotenente Paolo Conigliaro. Denunciò il malaffare e gli intrecci per costruire un centro commerciale, scrisse una proposta di scioglimento per mafia del Comune e indicò per nome e cognome suoi colleghi affaristi, ma il Comune non fu sciolto e sotto processo è finito lui

Sono diciotto i deputati che hanno appena presentato una interrogazione al Governo il cui contenuto mette in crisi i più alti vertici dell’Arma dei Carabinieri, da Palermo a Roma. L’iniziativa è partita dalla deputata 5 Stelle, Stefania Ascari, ma coinvolge altri deputati, da Aiello a Baldino e ancora Alaimo, Giarrizzo, D’Orso, Salafia, Saitta, Sodano, Cantone, Verini, Giuliano, Palmisano. Parlamentari pentastellati e del Pd.  Destinatari dell’interrogazione ben tre ministri, quelli della Difesa, dell’Interno e della Giustizia. Già altre volte ci siamo interessati alle vicende tra la politica e la cronaca che hanno riguardato il Comune di Capaci, ancora prima della elezione dell’attuale sindaco Pietro Puccio, e quando sindaco era il suo predecessore Sebastiano Napoli. Un Comune che sotto diversi aspetti è apparso in mano ad affaristi, frequentato da politici che intanto incontravano i mafiosi, abbiamo raccontato di riunioni consiliari infuocate, di ribaltoni e di consiglieri comunali che spesso prendendo la parola non andavano tanto per il sottile. Sullo sfondo un comune denominatore, la trasformazione in zona commerciale di un’area industriale, una volta occupata dal complesso Vianini. La commissione nazionale antimafia ha aperto una indagine su questi fatti, e con un paio di audizioni il quadro è apparso chiaro. “Double face” a Capaci. “Double face” è il nome che la Procura distrettuale di Caltanissetta diede all’operazione che portò all’arresto dell’imprenditore Antonello Montante, uno che predicava l’antimafia pubblicamente e il cui comportamento è apparso essere quello di un potente colletto bianco che faceva affari col sistema mafioso, per la verità i magistrati lo hanno indicato come “sistema Montante”. Cosa c’entra Montante con Capaci? Lui direttamente no, ma dietro quel centro commerciale progettato all’interno dell’area Vianini c’era alcuni pezzi del suo “sistema”, a cominciare da Massimo Michele Romano, per continuare con lo studio legale Pinelli- Schifani (Renato ex presidente del Senato). “Double face” a Capaci perché c’è stato chi ha mostrato anche una doppia faccia. Tra questi un paio di carabinieri, qualcuno anche di alto grado. Un verminaio. Ciò che emerge una vicenda squallida quanto grave, vertici dell’arma dei Carabinieri a Palermo che hanno calpestato la storia dell’Arma, le sue vittime,  la storia di un altro pezzo di trattativa portato avanti mentre a Palermo si indagava su un’altra trattativa. Una vicenda che tocca al cuore anche la Procura di Palermo per archiviazioni fin troppo fragili. Una storia che sfiora la prefettura di Palermo, i cui vertici avrebbero saputo determinati comportamenti omissivi, ma preferirono il silenzio invece di agire. E’ la storia di un luogotenente dei Carabinieri, ex comandante della stazione di Capaci, Paolo Conigliaro, che indagò su quel malaffare, che toccava anche suoi commilitoni, ma sotto processo oggi è finito lui. E’ sotto processo dinanzi il Tribunale militare di Napoli, per un procedimento, attivato da querele, che la Procura di Palermo  ha mandato in archivio, ma i magistrati l’hanno pensata diversamente. Sotto processo per cosa? Per il contenuto di una chat privata. Faccenda che fa sorridere a pensarci, ma poi il sorriso passa. Sparisce il sorriso quando si apprende che per portarlo sotto processo un giorno Conigliaro è stato convocato negli uffici del suo comando provinciale e trattato come un criminale mafioso, spogliato, denudato e perquisito, per alcune ore spossessato di arma e distintivo, una umiliazione di fronte al reato contestato, diffamazione. Il processo è appena cominciato e già sono venute fuori cose strane, come per esempio un collage che ha modificato anche alcune delle conversazioni all’interno della chat. Opera sopraffina. Il cuore dell’interrogazione parlamentare è clamoroso: il luogotenente Paolo Conigliaro aveva inviato ai suoi superiori la proposta di accesso al Comune di Capaci quando sindaco era Sebastiano Napoli e in maggioranza sedevano consiglieri comunali che nella vita erano dei carabinieri. La proposta di accesso che doveva arrivare in prefettura si fermò e sparì negli uffici del comando provinciale di Palermo. Conigliaro da quel momento cominciò a subire vere e proprie vessazioni, impedito anche nel potere mettersi a rapporto con il comando di Regione e con il comandante generale dell’Arma. Infine destituito dal comando della stazione. Oggi è uno degli investigatori della Dia di Palermo. La vicenda oggi chiama in causa quindi tre ministri per “tre questioni tra loro collegate – scrivono gli interroganti – la redazione di una proposta di scioglimento del Comune di Capaci per infiltrazioni mafiose, mai sottoposta dal competente Comando Provinciale dei Carabinieri al Prefetto di Palermo, consentendo il trascorrere dell’intero mandato dell’amministrazione comunale; un’indagine legata alla realizzazione di un centro commerciale a Capaci, in cui erano coinvolti soggetti del c.d. «sistema Montante»; le interferenze, le omissioni, il dimensionamento e trasferimento di Conigliaro dalla Stazione di Capaci. La proposta di accesso ispettivo presso il comune di Capaci  redatta da Conigliaro nel novembre 2014 e costantemente aggiornata- evidenziano i diciotto deputati – conteneva le seguenti motivazioni: frequentazioni degli amministratori con mafiosi condannati con sentenza definitiva per il reato di cui all’articolo 416-bis; monopolio dei lavori di movimento terra per le concessioni edili rilasciate dal Comune da parte di società riconducibili a contesti mafiosi; vicende investigative relative ai funzionari comunali; processioni religiose con inchini e soste presso l’abitazione di soggetti riconducibili al contesto mafioso; confraternite religiose cui risultano iscritti mafiosi e funzionari comunali; appalti; vicende inerenti alla polizia municipale e l’ammanco per migliaia di euro di buoni pasto del comune; realizzazione di impianti di distribuzione di carburanti direttamente correlati con l’amministrazione comunale e presunte attività di voto di scambio politico-mafioso”. Viene chiamata in causa anche la magistratura: “Conigliaro ha anche formalizzato numerose denunce sia alla Procura della Repubblica di Palermo, sia alla Procura militare di Napoli e la quasi totalità di esse non risulta iscritta nel registro delle notizie di reato ma valutate come fatti non costituenti reato. L’indagine di Conigliaro come Comandante della Stazione di Capaci  in relazione alla costruzione di un centro commerciale nell’ex area industriale Vianini, è stata oggetto (da parte della Procura di Palermo ndr) di un archiviazione “lampo”: il 5 giugno 2018 è stata depositata la richiesta di archiviazione presentata dal P.M., accolta il giorno seguente dal gip, 6 giugno 2018″. Ci siamo interessati di Capaci, e lo abbiamo fatto partendo da Trapani. Da un certo circolo massonico, seguendo un certo filare siamo arrivati a Capaci. Dove certe opacità erano tanto evidenti, quanto chiari erano i comportamenti di tanti che preferivano voltarsi dall’altra parte. Nel mentre al luogotenente Conigliaro, certi suoi superiori lo invitavano ad occuparsi non dell’immondizia prodotta da certi politici, ma proprio di rifiuti solidi urbani, della spazzatura che restava per giorni non raccolta. Erano gli stessi superiori che senza tanti giri di parole gli dicevano che lui invece di indagare alcuni suoi colleghi, doveva semmai andare ad abbracciarli. Conigliaro continuò con le sue indagini, e per alcune battute scritte su whatsapp, è finito sotto processo e senza comando. Lui indagato per diffamazione secondo certi colonnelli e generali non poteva ricoprire incarichi di comando. Mentre accade che carabinieri non indagati ma condannati per reati più gravi, e seri, restano intoccabili. Il presidente della Commissione nazionale antimafia, senatore Nicola Morra, ha intercettato la vicenda ed ha deciso di portare il caso all’esame della bicamerale. Il lavoro è appena iniziato, ma l’interrogazione di queste ore chiama già in causa il Governo. “Ci sono vicende strane e non lineari” dice Morra. Nel frattempo, ne abbiamo dato notizia qualche settimana addietro, a Capaci c’è chi cerca di correre ai ripari, revocando la delibera che il precedente Consiglio comunale nel suo ultimo giorno di vita politica votò modificando la destinazione d’uso dell’area industriale Vianini. C’è anche un certo diffondersi di onorificenze e cittadinanze onorarie che saranno state pure meritate, ma Conigliaro forse l’avrebbe meritata per primo, invece di conoscere la pubblica diffamazione mossa da quella macchina del fango che quando serve è sempre pronta a comparire. E’ una storia che continueremo a seguire e a raccontare, perché non è una storia di invidia tra marescialli, anche questo è stato detto, ma è la storia di un luogotenente onesto e dalla schiena dritta, cosa che in Sicilia si esalta durante le commemorazioni ma si dimentica nel resto di tutti gli altri giorni.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteAcqua sporca ad Erice, “Codici” diffida il gestore
Articolo successivo“Giuseppe uno di noi – modello di vita”, dalla memoria all’impegno
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.