“A quasi un anno dalle terribili rivolte che hanno devastato le carceri italiane e che hanno causato ingenti danni materiali, morti e feriti, la Polizia Penitenziaria ha svolto un lavoro silenzioso sempre in prima linea durante l’emergenza covid (che ancora non è cessata) volto ad assicurare i diritti dei reclusi e a contrastare le enormi tensioni giornaliere causate dalle inevitabili restrizioni dei colloqui tra detenuti e familiari e altre varie indicazioni che hanno accresciuto il carico di lavoro della Polizia Penitenziaria (che ha dovuto rimodulare l’organizzazione del lavoro) e innalzato a livelli altissimi le tensioni con la popolazione detenuta, sempre tenute però entro i limiti grazie alla grande professionalità degli appartenenti a questo Corpo; professionalità e serietà che quasi mai viene riconosciuta a livello pubblico”. Così inizia una nota stampa del Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria, firmata dal dr. Giuseppe Romano, indirizzate alle massime autorità della Provincia di Trapani e a quelle regionali.
E continua: “A causa, quindi, delle varie restrizioni a seguito dei vari DPCM del Presidente del Consiglio e ordinanze da parte della S.V. il carico di lavoro nelle carceri si è decuplicato (si pensi alle allocazioni in domiciliazione fiduciaria per i detenuti che entrano in carcere dalla libertà, da altri istituti, ai permessi ecc.) e il personale di Polizia Penitenziaria ne sta pagando le conseguenze a livello di stress, causato dalle enormi difficoltà lavorative in un contesto di carenza di personale generalizzata.
Ma il covid ha colpito duramente anche il Corpo con un alto numero di poliziotti deceduti, che fa degli operatori penitenziari, tra le forze dell’ordine, la prima categoria a rischio contagio.
La Polizia penitenziaria potrebbe, assolutamente, essere classificata per rischio appena subito dopo i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari delle RSA ecc. ai quali va, comunque, tutta la nostra solidarietà.
Sicuramente non si abusa dell’aggettivo “Eroi” quando si parla di questi operatori, anzi….. ma ciò che è incomprensibile è il fatto che non viene data la giusta luce al lavoro svolto da un anno a questa parte dalla Polizia Penitenziaria, e quindi il vaccino per la Polizia Penitenziaria, che vive a stretto contatto con i detenuti, non sembra essere una priorità per questo Governo.
Il tema dei vaccini da somministrare in ambiente penitenziario è un argomento rilevante. Su questa delicata materia vorremmo che qualcuno si pronunci chiaramente una volta e per tutte, sul fatto se si ritenga vera o meno la circostanza che il virus si propaghi più facilmente in carcere e che ci si adegui poi a questa valutazione.
L’unica ragione per decidere di negare la priorità del vaccino a chi sta in carcere (e ci riferiamo alla Polizia Penitenziaria ma anche a tutti gli operatori che in ragione del lavoro svolto prestano la propria opera all’interno degli Istituti di Pena) potrebbe fondarsi solo su una valutazione certa del Governo che ritenga non sussistente un maggiore pericolo di contagio e che l’infezione sia gestibile in ambiente penitenziario allo stesso modo di come si affronta all’esterno.
Purtroppo non è così, poiché nel malaugurato caso di una infezione dilagante il panico prenderebbe il sopravvento con probabili seri rischi per la sicurezza degli Istituti di pena.
Oltre a ribadire, quindi, che chi lavora in carcere risulta particolarmente esposto al virus e che, in caso di infezione, potrebbe contagiare anche l’utenza, con conseguenze inimmaginabili, ci pare che una delle grandi omissioni del dibattito sulle carceri riguardi proprio il sacrificio quotidiano della Polizia Penitenziaria ma anche quello di tutti gli operatori penitenziari, la cui funzione strategica è indispensabile rispetto al buon funzionamento delle carceri.
La Polizia Penitenziaria specie nell’ultimo anno ha dato grande prova di coraggio, di sacrificio e abnegazione e ha rappresentato non solo un baluardo per la sicurezza dello Stato ma anche un presidio per la rieducazione e il recupero dei condannati, nonostante le limitazioni e i disastri causati dal COVID.
Per questi motivi crediamo che per una gestione pianificata ed efficace di questa emergenza, non si può prescindere dal dare priorità al vaccino per chi vive e opera nelle carceri. Ciò contribuirebbe a dare serenità agli operatori ma anche a smorzare le tensioni tra la popolazione detenuta che vivendo a contatto con operatori penitenziari vaccinati, si sentirebbe più tranquilla rispetto ad un eventuale possibile contagio portato dall’esterno dagli operatori penitenziari.
Si chiede pertanto alle SS.LL. di valutare e prendere in considerazione la presente richiesta e di dare opportune disposizioni, inserendo tra le categorie a rischio con priorità di vaccinazione i Poliziotti Penitenziari e gli operatori penitenziari tutti della Sicilia, e ciò, si ribadisce, anche per dare il giusto riconoscimento al prezioso lavoro, (mai gratificato dall’opinione pubblica), svolto all’interno delle mura degli stabilimenti penali della Sicilia.
Sicuro della sua attenzione colgo l’occasione per porgere distinti saluti”.