Chiesta la condanna in appello a 8 anni di carcere per Lillo Giambalvo, l’ex consigliere comunale di Castelvetrano accusato di essere tra i favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. L’imprenditore era stato arrestato nel 2014 nell’ambito del blitz “Eden 2” e assolto dai giudici di primo grado, ma dopo il suo ritorno in consiglio comunale, l’ente venne sciolto per infiltrazioni mafiose.
Il sostituto pg Carlo Marzella – che ha chiesto e ottenuto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale – adesso ha chiesto ai giudici della quarta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo la sua condanna. “Le ulteriori attivita’ istruttorie – ha detto il magistrato durante la requisitoria – consentono di ritenere provata la partecipazione alla famiglia di Castelvetrano”. Giambalvo era stato intercettato mentre si diceva “pronto a rischiare trent’anni di galera” per nascondere Messina Denaro, ma anche di essere disposto ad uccidere il figlio dell’allora collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa: “si fussi io Matteo, ci ammazzassi un figghiu”, (‘gli ammazzerei un figlio’). Elementi che non convinsero i giudici di primo grado che lo hanno assolto nel 2015.
Nel lungo atto di accusa viene ricostruito il “metodo mafioso” adottato da Giambalvo in tre campagne elettorali: le elezioni regionali in Sicilia del 2012, le amministrative di Castelvetrano del 2012 e quelle di Campobello di Mazara del 2014. “Rapporti con esponenti politici di rilievo, come Paolo Ruggirello, con cui Giambalvo ha progettato la realizzazione di un self service nel parco archeologico di Selinunte, in sinergia con l’allora sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, che sarebbe dovuto essere uno dei controllori occulti dell’iniziativa, assieme all’onorevole Ruggirello”, ha detto il pg Marzella. Tra gli elementi ricostruiti anche il coinvolgimento la tentata estorsione nei confronti di Nicolo’ Clemente, storico componente del clan di Messina Denaro, per cui Giambalvo e’ gia’ stato condannato dal Tribunale di Trapani a sei anni e sei mesi di reclusione.
Fonte grandangoloagrigento.it