Il 7 marzo 1983 moriva l’on. Nino Montanti, parlamentare del Pri, sindaco di Erice, uomo sempre prossimo ai suoi concittadini siciliani
Già! E’ un ricordo che non si spegne e resta vivo man mano che si vive e si seguono talvolta basiti e attoniti, altre volte speranzosi, le sorti della nostra terra. Rimane sempre attuale quel suo grido che finì subito stampato sul suo giornale, Trapani Nuova, Trapani non è terra di conquista, pensato all’apertura di una campagna elettorale, se non sbaglio le nazionali del 1979, quando ancora una volta si profilava la possibilità che l’elettorato trapanese, per come era stato congegnato quel sistema elettorale proporzionale, e per come i partiti avevano organizzato le liste, restasse senza rappresentanza parlamentare. Affermazione attuale quella di Nino Montanti oggi che con un altro sistema elettorale si profila proprio che Trapani, la sua provincia, alle prossime elezioni si ritroverà senza rappresentanza parlamentare. Nino Montanti azzeccò quella previsione, Trapani non ebbe suoi rappresentanti, i voti finirono con il sostenere i candidati di altre provincie. Un ricordo che non si spegne. Pensando che l’ultima battaglia condotta da Nino Montanti fu proprio quella contro un veleno della politica che ancora oggi è presente, quello della corruzione. Condusse quella battaglia contro i vertici del suo partito, lui era presidente regionale del Pri ma questo non lo indusse a coprire le malefatte di chi gli sedeva accanto, anzi fu ancora più deciso a puntare il dito e chiedere le dimissioni di segretario regionale, assessori e deputati regionali. La corruzione che ancora oggi scorre tra la politica, spesso è l’arma usata dalla mafia per infiltrarsi nelle istituzioni, e questo Nino Montanti lo aveva capito bene, così spesso presente nelle assisi dei giovani dell’epoca del Pri che proprio contro la mafia spesso si ritrovavano nel circolo di Borgo a Trapani a tenere incontri e conferenze. Nino Montanti era sempre in prima fila, pronto a dare ma diceva anche pronto a ricevere tutto quello che di nuovo e di buono veniva dalle voci di quei giovani. Era il cuore pulsante del repubblicanesimo anche questo finì stampato sul suo giornale l’indomani della sua prematura scomparsa. Fu sua l’idea politica di far nascere a Trapani la prima giunta di sinistra, un accordo stretto tra i partiti laici e della sinistra che era destinato a far finire all’opposizione la Dc che dal dopoguerra in poi aveva sempre governato la città capoluogo. Ma vi fu il tradimento del Psi che di nascosto tradì quel patto del fronte laico e in cambio della poltrona di sindaco ricondusse la Dc al potere. Nino Montanti disse che la cosa sarebbe durata poco e così infatti avvenne e in pochi anni la Dc riconquistò la poltrona di sindaco e tutto il resto. Il controllo della città con l’aiuto della massoneria, i nomi dei più potenti politici furono scoperti nelle liste della loggia segreta Iside due di via Carreca, era il 1986 e Nino Montanti era già scomparso da tre anni. Sindacalista, politico, giornalista, uomo sempre disponibile con tutti, fu segretario alla Camera quando presidente era Pertini, fu deputato a Montecitorio e spinse Aldo Moro da presidente del Consiglio a guardare meglio alla crisi del Meridione, fu deputato all’Ars e fu tra quelli più vicini a Piersanti Mattarella, ogni suo intervento, ogni suo comportamento dicevano chiaramente e sempre da che parte stava. Oggi questa qualità è rara in tantissimi politici, tanto che comune sentire è quello di dire che quando un politico dice qualcosa è sempre il contrario ciò che vuole fare. Ci manca Nino Montanti e ci manca sopratutto il suo essere politico, in una platea che oggi sembra più fatta di nani e grilli parlanti.