Il codice della strada e i dieci comendamenti.

I racconti di Nicola Quagliata

Il codice della strada e i dieci comendamenti.

Un filippino, a bordo di una motoretta dalla andatura stentata, stamani ha investito Matteo, il mio collega, mentre dalla fermata della metropolitana raggiungeva l’ufficio. Ma il filippino non ha colpa, Matteo camminava distratto sul bordo della strada, invece che sul marciapiedi, ed in qualche modo è colpa sua, perché in questi incidenti stradali deve sempre esserci una colpa, le assicurazioni lo impongono, e pure il codice della strada, direi che il codice stradale è più vivo e severo dei dieci comandamenti, che pure hanno qualcosa di divino, ma il codice della strada… .  Ora è all’ospedale perché è “ghiuto con la capa per terra e ‘a capa è ‘na cosa delicata”, per questo si dice che in ospedale lo terranno tutto il giorno in osservazione, fino a stasera. Inutile dire che lui non voleva essere portato in ospedale. Io ho dovuto difendere Matteo dalle colpe che gli venivano attribuite mentre mi comunicavano l’avvenimento.

Ho fatto ricordare che Matteo prima di Natale era già caduto, sempre sullo stesso percorso dalla metropolitana al cancello degli uffici regionali, ed alla medesima ora, mentre camminava sul marciapiedi, dando la testa per terra ed escoriandosi l’orecchio.

Aveva messo inavvertitamente il piede su delle mattonelle smosse dalle radici dei filari di vecchi pioppi nodosi e fradici e senza foglie, piantumati anni prima e cresciuti proprio lungo il marciapiede smuovendo e squassando tutte le mattonelle e l’assetto stradale. Allora alla vista del sangue sull’orecchio lo si voleva accompagnare in ospedale ma lui rifiutò e se ne salì, tenuto sottobraccio da alcuni colleghi, in ufficio. Proprio per evitare quel percorso sconnesso e disagiato Matteo decise di camminare sull’asfalto sicuro della strada diritta. Ed ecco il motorino che lo investe. Stavolta non ha potuto respingere il ricovero in ospedale e la conseguenza sarà la perdita del ticket mensa.

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