L’onorevole Fratello dice…

Operazione “Brother”: l’ex deputato replica e chiede rettifica dei nostri articoli

Con una nota firmata dall’avvocato Giovanni Palermo e dallo stesso onorevole Norino Fratello, riceviamo una replica ai nostri articoli pubblicati lo scorso 1 aprile a margine del rinvio a giudizio (prima udienza 5 maggio prossimo) degli indagati coinvolti nell’operazione dei Carabinieri e coordinata dalla Procura di Trapani, denominata “Brother”. Si tratta degli articoli “Il “re” dell’accoglienza va a processo” e “Una Procura impegnata a difendere i migranti”. L’on. Fratello in particolare precisa che “nella notevole indagine espletata dalla Procura della Repubblica mai si sono  intraprese iniziative dirette ad accertare una gestione illecita sui migranti” e questo perché nei nostri articoli facciamo riferimento all’interesse nutrito dalle coop riconducibili all’ex deputato nell’accoglienza dei migranti. In realtà già nell’ordinanza di custodia cautelare si fa proprio riferimento invece a questo interesse. Basta ricordare la genesi dell’inchiesta, scattata a seguito delle intercettazioni cui era sottoposto l’ex numero uno della Caritas di Trapani, don Sergio Librizzi (imputato in altro processo e condannato per concussione). Gli investigatori, in questo caso la pg della Guardia Forestale, ascoltarono proprio Librizzi parlare con Fratello: “In particolare è emerso come  Onofrio Fratello gestisse direttamente, quale vero e proprio dominus, numerose cooperative sorte per prestare assistenza agli immigrati, la cui gestione è sempre avvenuta mediante il ricorso a “prestanome” di sua fiducia, con il chiaro intento di occultare la sua reale presenza, non tanto per il suo ruolo di funzionario pubblico, quanto piuttosto al fine di non comunicare e non dichiarare i cospicui introiti derivanti da tali attività.  Intestando fittiziamente quote e cariche sociali a terzi soggetti Fratello ha così potuto continuare il proprio business  che, nel tempo, gli ha assicurato cospicui introiti”. L’onorevole Fratello sostiene poi che non gli sono stati contestati, come da noi scritto,  i reati di indebita percezione di fondi pubblici e di  truffa allo Stato: la contestazione corretta è un’altra , quella di cui all’art. 316 ter del codice penale ossia di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Si tratta di fondi ottenuti dall’Inps dopo aver falsamente dichiarato di avere corrisposto indennità per maternità ad alcune dipendenti e quindi se ne chiedeva il rimborso. Nell’indagine poi “non sono emersi – scrivono Fratello e il suo legale –  anche in via incidentale, “contatti politico-affaristici” per l’apertura di alcuni centri di accoglienza con l’altro ex deputato, Giovanni Lo Sciuto,  ne ipotesi di collusione con Logge Massoniche”. Dei contatti con l’on. Lo Sciuto se ne parla però nell’indagine e nell’inchiesta denominata “Artemisia”: “Giovanni Lo Sciuto, pronto e disponibile a trovare locali per i centri di accoglienza – la sua segretaria personale Loredana Calcagno nell’ordinanza è citata come una delle dipendenti di una coop”. Circa i rapporti con la massoneria gli stessi Carabinieri ne fecero cenno durante la conferenza stampa che seguì all’arresto dell’ex deputato, indicando alcuni suoi contatti con esponenti della disciolta loggia massonica Iside 2. “Sono personalmente a conoscenza, nella qualità di difensore – scrive l’avv. Giovanni Palermo – che tutte queste indagini non hanno mai coinvolto o interessato la posizione del mio cliente,  il quale invece nel lungo articolo viene qualificato quale pacifico soggetto principale  nelle presunte condotte tenute  dal  direttore della Caritas Don Sergio Librizzi e dall’ on.le Giovanni Lo Sciuto. Prova né è che lo stesso non è mai stato indagato o imputato in concorso  coi soggetti suindicati”. “Poi, non si capisce che cosa  c’entri in questo contesto, sempre diretto nei confronti dell’on. Fratello,  l’altro processo, autonomo e non connesso,  che ha visto impegnati e contrapposti, per fatti completamente autonomi,  l’Avvocatessa Sanna e l’Avvocato Bonomo”. C’è però tra le contestazioni quella di estorsione, parte offesa l’avvocato Josè Libero Bonomo, per indurlo a lasciare la difesa di uno dei presidenti delle coop controllate da Fratello, Lorenzo La Rocca: per costringere Bonomo a rimettere il mandato gli si dissero di “guai” nei quali potere incorrere. E’ vero non è emerso un legame netto con l’indagine sull’on. Fratello, ma dopo quell’invito minaccioso (del quale sono imputati con l’on. Fratello anche Antonino D’Angelo e Benedetto Costantino) da lì a poco Bonomo si è visto accusato da una cliente di aver gestito male una causa, costretto a pagare una mazzetta all’avv. Sanna per mettere tutto a tacere. Al fine di una compiuta conoscenza dei fatti pubblichiamo in calce per intero la richiesta di rettifica fattaci pervenire.

Leggi qui la Lettera-replica dell’On. Norino Fratello.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.