Gli uomini coraggiosi del “Karol W.”

Quattordici anni addietro il naufragio rimasto misterioso del peschereccio trapanese. A perdere la vita gli uomini della famiglia Grimaudo. Da anni gli amici sono in attesa di poter collocare una targa al Porto Peschereccio

Un naufragio rimasto avvolto dal mistero, una di quelle tragedie rimaste senza verità e giustizia. Tra il 24 e 25 Aprile al largo di Trapani ci fu l’affondamento del peschereccio “Karol W.” appartenente alla marineria trapanese. A bordo c’erano l’anziano Francesco Grimaudo, 71 anni, con i suoi figli, Giacomo, che era il comandante del motopesca, 37 anni, Leonardo di 34 anni e Salvatore di 30 anni. Nessuno di loro riuscì a salvarsi, l’affondamento secondo quanto ricostruito è stato repentino. Un naufragio avvenuto con il mare assolutamente calmo. Solo due di loro hanno trovato sepoltura nel cimitero. Qualche giorno dopo il naufragio fu recuperato davanti Termini Imerese il corpo di Salvatore, poi ancora qualche giorno più avanti quello di Francesco Grimaudo davanti Ustica. Per Giacomo e Leonardo il loro mare li ha accolti per sempre. Un naufragio misterioso dicevamo. Il mare era in assoluta bonaccia, il motopesca stava lavorando nell’area marittima denominata “banco dei pesci”, al largo delle Egadi, ma qualcosa all’improvviso ha trascinato a fondo il peschereccio. L’ipotesi quella che un sommergibile abbia potuto agganciare la rete che il motopesca aveva calato per la pesca a strascico, ma le indagini della Procura di Trapani si sono chiuse con una archiviazione. L’ipotesi del sommergibile fu avvalorata dalla circostanza che nel tratto di mare dove è accaduto il naufragio già altre volte, altri motopesca, avevano notato sommergibili in navigazione. Nei giorni della tragedia poi si stava preparando una esercitazione interforze proprio al largo della Sardegna. Possibile che quel sommergibile era diretto proprio verso quelle zone. Ma la Marina Militare ha sempre negato coinvolgimenti, ammettendo che in quella zona di mare c’era in navigazione un sottomarino. Il Karol W da quel giorno giace su un fondale di 375 metri, non difficile da raggiungere per un recupero, ma nonostante l’arrivo a Trapani di un pontone della ‘Micoperì’ di Ravenna, a parte la individuazione del relitto non è stato tentato di riportarlo a galla, cosa indispensabile per capire le ragioni dell’affondamento.

Denominata “Banco dei pesci”, per iniziare le fasi di recupero del peschereccio “Karol W.”, all’interno del quale si pensava potevano trovarsi ancora i corpi dei due ultimi dispersi. La ditta specializzata doveva portare in superficie il relitto su incarico della Procura di Trapani, per consentire la prosecuzione delle indagini mirate a stabilire le cause dell’affondamento. Ma dopo una serie di tentativi quel relitto rimase giù in fondo al mare e la Micoperì andò via da Trapani. Una vicenda irrisolta, recuperi di unità navali affondate sono state fatte anche quando i relitti si trovavano a profondità maggiori rispetto ai 378 metri del “Karol W.”. Le famiglie di Francesco, Giacomo, Salvatore e Leonardo Grimaudo sono rimaste solo con il loro dolore. Anche gli amici. Ne avevano tanti. Sopratutto Giacomo. Gli amici da qualche anno attendono l’autorizzazione dal sindaco di Trapani e dall’Autorità Portuale per collocare una targa su uno dei grandi massi che costituiscono la scogliera nei pressi del Lazzaretto a un tiro di schioppo da quella banchina dove di solito attraccava il “Karol W.”. Forse è ora che questa autorizzazione possa arrivare. Ci piace riproporre quanto ancora oggi la vedova di Giacomo Grimaudo, Giovanna conserva tra i ricordi, l’ultima lettera del marito. “Mi aveva scritto una lettera proprio mentre si trovava a lavorare nello stesso punto dove è affondato il peschereccio – racconta Giovanna Mucaria – mi scriveva quanto mi ha amata e quanto mi ama e che i 20 trascorsi insieme erano volati in un attimo: “non sapevo cosa fosse l’amore prima di conoscerti, sei una donna stupenda e una madre meravigliosa per i nostri 2 gioielli… ti amo tuo per sempre Giacomo”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.