Presi i “ladri” di bancomat VIDEO

La Polizia esegue 18 misure cautelari, per altri 4 informazione di garanzia e perquisizioni. La Procura di Marsala stringe il cerchio attorno alla “banda delle ruspe”. Ecco i retroscena

Tempi moderni. Non più ladri di biciclette o specialisti del piede di porco. Adesso bisogna scrivere di “ladri di bancomat” e di “ladri armati di ruspe”. Sono gli indagati, 22 in tutto, 18 finiti in carcere (sette), ai domiciliari (altri sette) e obblighi di dimora (quattro, tra questi una donna) dell’operazione denomina “Jammer” dal nome della sofisticata apparecchiatura usata per provocare interferenze alle comunicazioni radio, recuperata nel corso delle indagini avviate dalla Squadra Mobile di Trapani dopo il primo dei colpi messi a segno dalla banda nel luglio 2019 quando sdradicarono con la ruspa il bancomat di una banca marsalese. Erano forniti di mezzi pesanti, all’occorrenza appositamente rubati, e di radio trasmittenti che servivano ad intercettare le comunicazioni delle forze dell’ordine. Tre bande, una catanese, che faceva da “insegnanti” alle altre due bande pià operative di Trapani e Marsala. Il blitz della scorsa notte è scattato mentre le due bande di Trapani e Marsala stavano preparando un colpo per i fatti loro, erano incerti se colpire una banca o un ufficio postale, soprattutto per mostrare le loro capacità ad agire da soli ai catanesi, che intanto avevano messo a segno un colpo senza dir nulla loro, e la cosa aveva suscitato qualche incrinatura. Una indagine lampo condotta dai poliziotti della IV sezione della Squadra Mobile di Trapani. A fine 2020 infatti i poliziotti hanno presentato alla Procura di Marsala l’informativa adesso accolta nell’ordinanza del gip del Tribunale di Marsala Francesco Parrinello. Durante le perquisizioni seguite agli arresti della scorsa notte dai poliziotti della Mobile trapanese è stato recuperato parecchio militare, una decina di grammi di cocaina, un’arma all’apparenza innocua che però verra sottoposta ad esami balistici, non potendosi escludere che sia stata trasformata per renderla pericolosa, e poi decine di scatole di fuochi pirotecnici e polvere pirica. Indagini che sono state sviluppate dal Servizio Centrale Operativo, dalla Squadra Mobile della Questura di Trapani, dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Marsala con la collaborazione della Squadra Mobile del Capoluogo etneo. Tre gruppi criminali ben determinati. La svolta in occasione del colpo messo a segno ai danni di un bancomat nella frazione marsalese di Terrenove, lì però qualcosa è andato storto, uno dei mezzi usati, rubato, era provvisto di Gps e seguendo il suo segnale satellitare i poliziotti della Mobile di Trapani riuscirono a trovare il mezzo che aveva ancora collocato nel cassone il bancomat rimasto intatto con il suo contenuto di oltre 70 mila euro, abbandonato nelle campagne trapanesi. Ammonta invece a circa 250 mila euro il bottino degli altri clamorosi furti tutti messi a segno usando le ruspe e escavatori. I malviventi utilizzavano infatti mezzi d’opera, di regola rubati, per scardinare le postazioni bancomat e poi, dopo averli caricati a bordo di altri veicoli pesanti, sempre oggetto di furto, erano soliti portarli in località appartate, dove provvedevano all’apertura per estrarne dall’interno il denaro. A inchiodare le tre bande intercettazioni e anche il Dna estratto dalle cicche di sigarette lasciate sul luogo del ritrovamento del bancomat ancora integro. Agli indagati si contestano in totale cinque episodi criminosi. La prima incursione, risalente al 10 luglio del 2019, si era verificata a Marsala ai danni di uno sportello della Banca Intesa, la seconda nella località Xitta di Trapani il 31 agosto, con vittima una filiale del gruppo bancario Credito Valtellinese, la terza e la quarta, avvenute sempre nel comune lilibetano il 3 ottobre ed il 10 novembre dello stesso anno, ai danni, rispettivamente della Banca di Credito Cooperativo Toniolo e di una filiale di Poste Italiane. Il quinto assalto, avvenuto il 19 febbraio 2020 e solo tentato, aveva infine visto protagonista lo sportello ATM del Credito Siciliano di Trecastagni a Catania. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Marsala, hanno progressivamente accertato la presenza di una “struttura Catanese”, composta da elementi di provata abilità, che, con procedure di approccio di tipo militare, mettevano a disposizione la propria expertise nell’esecuzione materiale dell’assalto e di due distinti gruppi, l’uno formato da pregiudicati marsalesi e l’altro da trapanesi, che fornivano assistenza logistica e supporto operativo. Le accuse ipotizzate vanno dall’associazione a delinquere, al furto aggravato sia delle postazioni ATM sia dei mezzi propedeutici ai colpi come autovetture, furgoni ed escavatori. Per alcuni indagati anche la simulazione di reato per aver falsamente attestato la sottrazione di propri veicoli poi utilizzati negli assalti, nonché il danneggiamento di alcune vetture durante lo sradicamento delle postazioni bancomat. Nel corso dell’attività investigativa sono stati sequestrati una bombola contenente ossigeno, destinata ad bloccare l’attivazione del meccanismo di macchiatura delle banconote ed un disturbatore di frequenze cosiddetto “Jammer” – che dà il nome dell’operazione – utilizzato per inibire il funzionamento di cellulari e dispositivi G.P.S. durante i colpi.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.