An­co­ra vit­ti­me sul la­vo­ro in Si­ci­lia. In­gras­sia: ri­pen­sa­re il ruo­lo di isti­tu­zio­ni e sin­da­ca­to

“Un mor­to e un fe­ri­to ad Avo­la, due fe­ri­ti a Pa­ler­mo; nel­l’ar­co di po­che ore. Non è il bol­let­ti­no del­l’or­di­ne pub­bli­co ma l’e­len­co de­gli in­for­tu­ni e del­le mor­ti sul la­vo­ro ac­ca­du­ti in Si­ci­lia e ri­por­ta­ti dal­la stam­pa in data di ieri, mar­te­dì 15 giu­gno.

La data è im­por­tan­te: esi­ste or­mai una let­te­ra­tu­ra scien­ti­fi­ca su­gli in­for­tu­ni che av­ven­go­no so­prat­tut­to a ini­zio e fine set­ti­ma­na la­vo­ra­ti­va, spe­cie nel set­to­re edi­li­zio. Ag­giun­gia­mo l’e­le­men­to ana­gra­fi­co: i la­vo­ra­to­ri si­ci­lia­ni vit­ti­me de­gli in­ci­den­ti di Avo­la e Pa­ler­mo ap­par­ten­go­no tut­ti alla me­de­si­ma fa­scia d’e­tà: 40-59 anni. An­che la di­na­mi­ca è iden­ti­ca: ca­du­te dal­l’al­to. Ag­giun­ge­re il dato sta­ti­sti­co to­ta­le de­gli in­for­tu­ni ac­ca­du­ti in que­sti pri­mi sei mesi nel ter­ri­to­rio re­gio­na­le e na­zio­na­le è un eser­ci­zio de­pri­men­te. Il fat­to è che gli in­for­tu­ni ac­ca­do­no e con­ti­nua­no ad ac­ca­de­re no­no­stan­te gli in­gen­ti fi­nan­zia­men­ti an­che a fon­do per­du­to stan­zia­ti per la pre­ven­zio­ne e for­ma­zio­ne a co­min­cia­re dal­l’I­nail. Con­ti­nua­re con la lo­gi­ca dei que­stio­na­ri, del­le pa­ten­ti a pun­ti e dei pro­to­col­li d’in­te­sa ri­schia di es­se­re ri­pe­ti­ti­vo e in­con­clu­den­te. Ben ven­ga­no le ispe­zio­ni, che sono ca­ren­ti, ma non sarà qual­che ispet­to­re e qual­che ispe­zio­ne in più a se­gna­re la svol­ta. Oc­cor­re in­ci­de­re in­ve­ce sul­la con­di­zio­ne psi­chi­ca del la­vo­ra­to­re: so­ven­te sot­to­pa­ga­to e in or­ga­ni­ci sot­to­di­men­sio­na­ti, pri­gio­nie­ro del la­vo­ro metà nero e metà re­go­la­re e an­che del­la ca­te­na di ap­pal­ti e su­bap­pal­ti. For­se è ar­ri­va­to il mo­men­to di fer­mar­si un at­ti­mo e ri­pen­sa­re una nuo­va idea di la­vo­ro in­ter­ve­nen­do sui ci­cli di pro­du­zio­ne e con­se­gna. Ri­pen­sa­re una nuo­va ar­chi­tet­tu­ra del­la sa­lu­te e del­la si­cu­rez­za sul la­vo­ro co­strui­ta at­tor­no alle ca­te­go­rie di la­vo­ra­to­ri e non più in­tor­no alle im­pre­se. Oc­cor­re ri­ve­de­re ruo­lo e fun­zio­ni di Inail, Inl, Asp e Spre­sal. Oc­cor­re ri­pen­sa­re una pre­sen­za del Sin­da­ca­to nei luo­ghi di la­vo­ro che li­be­ri i Rap­pre­sen­tan­ti dei La­vo­ra­to­ri per la si­cu­rez­za dal­l’e­mar­gi­na­zio­ne in cui ope­ra­no. Pen­so sia ne­ces­sa­rio isti­tu­zio­na­liz­za­re as­sem­blee sin­da­ca­li a pe­rio­di­ci­tà fis­sa nei luo­ghi di la­vo­ro per ge­ne­ra­re quel­la di­scus­sio­ne con­ti­nua tra di­pen­den­ti, da­to­ri di la­vo­ro e Sin­da­ca­to che è la mi­glio­re for­ma di pre­ven­zio­ne, con­trol­lo e for­ma­zio­ne che si pos­sa svi­lup­pa­re”. Lo di­chia­ra Mi­che­lan­ge­lo In­gras­sia, Com­po­nen­te e già Pre­si­den­te del Co­mi­ta­to Con­sul­ti­vo Pro­vin­cia­le Inail di Pa­ler­mo, com­men­tan­do gli ul­ti­mi casi d’in­for­tu­nio ac­ca­du­ti in Si­ci­lia.

Fonte giornalelora.it

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