La Cassazione ha confermato l’annullamento dell’obbligo di dimora nei confronti dell’ex senatore Antonio D’Alì. Il provvedimento riguarda la misura di prevenzione, chiesta e ottenuta dalla Dda di Palermo nel 2019 e poi annullata lo scorso anno dalla Corte d’appello siciliana. In seguito all’annullamento, la procura generale di Palermo aveva presentato ricorso, chiedendo che il politico originario di Trapani fosse nuovamente dichiarato ‘socialmente pericoloso’. La sesta sezione penale della corte di Cassazione (presidente Anna Criscuolo, giudice relatore Gaetano De Amicis) però ha dichiarato inammissibile il ricorso. L’ex sottosegretario all’Interno dal 2011 è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, anche per aver “mostrato di essere a disposizione dell’associazione mafiosa cosa nostra e di agire nell’interesse dei capi storici (…) come il latitante Matteo Messina Denaro e Salvatore Riina”. Adesso è in corso il processo d’appello bis a Palermo, dopo l’annullamento della Cassazione del precedente giudizio di assoluzione e prescrizione per i fatti precedenti al 1994.
Fonte Agi