Di Diego Motisi
«…La caccia di frodo al rame non rende più come un tempo!». Probabilmente è questo che devono essersi detto parecchi malviventi, meditando su gli sviluppi di una situazione disincentivante per quanti si davano a questa pratica. Il rame, infatti, reperito a prezzo di ardimentose sortite a siti sempre più sorvegliati, dati gli scellerati danneggiamenti vandalici che comporta reca alti rischi connessi, per esser poi venduto a pochi euro. Come se ciò di per sé non bastasse a scoraggiare gli infaticabili, il rame oggi (a motivo di queste razzie disinibite) è spesso sostituito da altri materiali meno pregiati nei cablaggi e in molte altre realizzazioni.
Vista la necessità di votarsi a qualcosa di più conveniente il vento del malaffare ha portato gli operatori del danneggiamento ad orientare il loro sadico interesse verso un oggetto impensato prima di adesso: la marmitta catalitica, soprattutto quella delle auto più vecchie. È così che si cominciano a perpetrare reati “anomali”. Marioli, armati di cric e di flex (smerigliatrice), nottetempo, si calano sotto le vetture e fanno incetta di marmitte. Accade così che per gli ignari proprietari dei veicoli fatti oggetto di tale malsano interesse il mattino non avrà il c.d. “oro in bocca”, ma un echeggiante frastuono, fastidioso almeno quanto il disagio arrecato. Un boato di sofferenza con cui l’auto trafitta accusa l’esser stata depredata.
Parecchi arresti sono già stati perpetrati in Sicilia, da carabinieri e polizia, che hanno impartito precise disposizioni agli equipaggi operanti sul territorio. Ciò perché il fenomeno è tutt’altro che occasionale, e l’attrattiva che lo spinge economicamente accattivante.
Pare ci sia un mercato che ricetta metalli nobili, come palladio e rodio e platino, tutti contenuti nelle marmitte catalitiche dei veicoli (ed in misura maggiore in quelle di auto più obsolete). Per questo i neo-chirurghi della marmitta prolificano nelle città di tutta Italia.
Anche ad Alcamo, come altrove, il fenomeno inizia a prender piede, e parecchie persone hanno cominciato a chiedersi quando questa pratica potrà arginarsi, se poi le denunce, spesso, di fatto non vengono presentate.
Di certo le forze dell’ordine, già edotte sul fenomeno, saranno al lavoro per contrastare il fenomeno, ma certo le eventuali denunce circostanziate li aiuteranno a stringere prima e meglio il cerchio su questi delinquenti che con vile disinvoltura danneggiano ostinatamente i nostri beni facendocene pagare il prezzo, sia in termini economici che di disagio.
Diego Motisi