“L’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara mi ha insultato, personalmente e in quanto rappresentante dei familiari vittime di mafia”. Lo dice Giuseppe Ciminnisi, coordinatore dell’associazione I cittadini contro le mafie e la corruzione, riferendo un episodio avvenuto all’esterno del Tribunale di Agrigento, al termine dell’udienza di un processo in cui un giornalista è imputato per diffamazione nei confronti di Calcara. “Gli insulti sono iniziati dinanzi all’ingresso dell’aula, mentre i carabinieri lo accompagnavano fuori e lui ad alta voce diceva che quella in corso era una buffonata – continua Ciminnisi – parole che tutti all’interno dell’aula abbiamo sentito, poichè le pronunciava ad alta voce, quasi gridandole. Poi quando siamo usciti dal tribunale si è rivolto con decisione nei mie confronti, in un delirio in cui mi ha detto che ‘ci mancavano soltanto i cretini dei familiari vittime di mafia’, tanto da lasciarmi senza parole”. “E’ vero che è andato in escandescenza in aula – afferma l’avvocato Antonio Mariano Consentino, legale di Calcara – ma si è allontanato autonomamente, poi quello che è successo fuori dal tribunale non lo so, perché io sono rimasto in aula”. Il processo nel quale è imputato il giornalista Gian Joseph Morici, accusato di aver diffamato Calcara in un articolo pubblicato su una testata online, si svolge davanti al giudice monocratico di Agrigento, Fulvia Veneziano.
“Quanto accaduto, oltre a essere di una gravità inaudita, è l’ennesima riprova che per taluni soggetti non esiste alcuna forma reale di pentimento – aggiunge Ciminnisi – che dovrebbe indurre tutti noi a meglio valutare i soggetti con i quali a volte ci troviamo a interagire, e che spesso promuoviamo nel corso di manifestazioni contro la mafia, senza renderci conto della loro vera natura”. L’associazione I cittadini contro le mafie e la corruzione non è costituita tra le parti civili del procedimento, ma “lo stiamo monitorando perche siamo certi che il contenuto delle testimonianze, compresa quella di Calcara, possa essere illuminante per comprendere alcuni buchi neri degli anni delle Stragi di Capaci e via d’Amelio”, conclude Ciminnisi, figlio di Michele, una delle vittime innocenti di Totò Riina, ucciso il 29 settembre 1981 a San Giovanni Gemini. Nei giorni scorsi l’associazione aveva chiesto la desecretazione del verbale della testimonianza resa nel 1990 dal giudice Giovanni Falcone davanti al Csm, accolta dal presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, che martedì renderà pubblico il documento.
Fonte AGI