Del caso di Antonello Montante si deve dar notizia non soltanto sulle pagine dei quotidiani siciliani, ma a livello nazionale e se è possibile anche internazionale, perché si deve far comprendere come un sistema tossico e perverso di relazioni abbia avuto la capacità di trasformare il falso in vero, costruendo una rappresentazione della realtà che ha favorito illecitamente qualcuno danneggiando altri”. Lo ha detto Nicola Morra, presidente della Commissione nazionale antimafia presente al processo sul “Sistema Montante”, all’ex leader di Confindustria Sicilia e ad altri quattro imputati, che si celebra davanti col rito abbreviato davanti la Corte d’Appello di Caltanissetta. “Bisogna far comprendere che la stampa nazionale – ha continuato Morra – deve interessarsi di questi processi che rischiano di finire a pagina 14 del Gazzettino della Val di Noto senza avere la giusta risonanza, e per far comprendere alla magistratura locale e anche alle parti civili e a tutti coloro che reputano che si debba far giustizia che si deve procedere anche di fronte a una realtà assai complessa”.
“Che la mafia non c’entri in questo processo – ha sostenuto Morra – è tutto da verificare visto che sappiamo tutti le frequentazioni che Antonello Calogero Montante e aveva in gioventù e anche al suo matrimonio c’erano persone delle famiglie che governavano Serradifalco” Il processo oggi continua con l’interrogatorio di Antonello Montante condannato in primo grado a 14 anni per associazione finalizzata alla corruzione e acceso abusivo al sistema informatico. (ANSA).