Mafia: l’auto di Livatino esposta a Canicattì

Iniziativa nell’ambito del Festival della Legalità Collegamenti

VENT’ANNI FA IL SACRIFICIO DEL GIUDICE RAGAZZINO/ SPECIALE
Un’immagine d’archivio che mostra l’auto del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990. Livatino aveva 38 anni. Giovanni Paolo II lo defini? ?martire della giustizia e indirettamente della fede?. L?ex presidente Cossiga tempo prima dell’omicidio, l?aveva definito ?giudice ragazzino?.

PALERMO. E’ stata il simbolo del martirio del giudice Rosario Angelo Livatino, oggi la Ford Fiesta amaranto sulla quale il magistrato viaggiava quando è stato ucciso, è stata esposta per la prima volta nel centro culturale San Domenico, a Canicattì, a piedi. L’utilitaria – scortata dalle gazzelle dei carabinieri del Nor della compagnia di Canicattì – era custodita nel garage di Angelo Terrana, 91 anni, amico di famiglia dei Livatino.

“Dopo qualche anno che è morto Rosario – racconta il pensionato -, suo padre mi ha detto: ‘Intestiamo a nome tuo la macchina, ma ci devi condurre con l’auto di mio figlio’. Io non ho mai avuto il coraggio e gli ho detto chiaramente: ‘Io con la macchina di Rosario non ci cammino’. Poi mi hanno detto che la macchina doveva essere rottamata e così è stato, la carcassa è stata affidata dalla Questura al padre del giudice e lui l’ha data a me”.
A spendersi per poter esporre la vettura in occasione della “Settimana della Legalità – Festival Collegamenti”, con più incontri con Angelo Terrana, è stato il capitano Luigi Pacifico che guida la compagnia dell’Arma di Canicattì. L’ufficiale dei carabinieri è riuscito, facendo superare all’anziano ogni ritrosia, a riportare sotto gli occhi di tutti quello che è il simbolo di impegno, lealtà, dedizione e antimafia vera.
Mentre era al volante di quell’auto – il 21 settembre del 1990 – e stava spostandosi da Canicattì verso il tribunale di Agrigento, il giudice Livatino venne affiancato dai killer della Stiddra. La piccola utilitaria – che adesso non ha più fori di proiettile, né il parabrezza in frantumi – venne centrata da diversi colpi d’arma da fuoco, poco prima che il giudice tentasse la fuga lungo la scarpata sottostante di contrada Gasena, lungo la statale Agrigento-Caltanissetta.
Fonte ANSA

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