Beni confiscati: Libera, modello italiano si diffonde in Ue

Presentata prima mappatura buone pratiche riutilizzo sociale

Beni per sei milioni di euro sono stati confiscati da militari della guardia di finanza del comando provinciale di Catania a Nunzio Fabio Tenerelli accusato di essere specializzato in rapine a cinesi, commesse anche fuori dalla Sicilia. La sua posizione è stata confermata da intercettazioni a esponenti del clan Mazzei nell’ambito un altro procedimento penale. L’uomo è stato condannato con sentenze passate in giudicato per delitti contro il patrimonio. Il provvedimento di confisca è stato emesso dalla Corte d’appello di Catania e reso definito dalla Cassazione che ha giudicato inammissibile il ricorso presentato da Tenerelli, 17 Agosto 2021.ANSA/US/GDF

ROMA. Il modello italiano sul riutilizzo dei beni confiscati alle mafie si diffonde in Europa: è quanto emerge da una ricerca di Libera, che ha presentato la prima mappatura delle buone pratiche di riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati a livello europeo. La ricerca è stata illustrata da stamattina a Bruxelles in occasione dell’evento finale del Progetto “Good(s) Monitoring, Europe!”, cofinanziato dalla Commissione Europea. Il progetto è stata l’occasione per monitorare la conoscenza dei diversi approcci che gli Stati membri hanno nella gestione dei beni confiscati.
La maggioranza dei 19 Stati membri ha sperimentato solo il riutilizzo pubblico dei beni confiscati, sottolineando che è un primo passo per migliorare anche il riutilizzo sociale (diretto o indiretto) dei beni confiscati in futuro. Le buone pratiche di riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati appartengono a 7 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Spagna, Romania, Francia, Paesi Bassi e – naturalmente – Italia). In totale, sono 13 esperienze di riuso pubblico e sociale in tutta l’Unione Europea, escludendo quelle italiane: tre in Spagna, due in Romania, due in Bulgaria, quattro in Belgio, una in Francia e Olanda. Tra le diverse pratiche di riuso incluse nella mappatura, la caratteristica comune è la finalità di inclusione, promozione cooperativa ed economia sociale, impegno giovanile, servizi alle persone, rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale.
“Questa mappatura – commenta Libera – ha raccolto per la prima volta le diverse tipologie di approccio all’attuazione dell’articolo 10.3 della direttiva 2014/42/UE, approfondendo il quadro giuridico scelto dagli Stati membri per includere il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati nella loro legislazione. Le buone prassi dimostrano che la strada è quella giusta ma ancora c’è da fare”. Per questo, Libera insieme alla rete CHANCE – Civil Hub Against orgaNised crime in Europe chiede alle Istituzioni Europee di incrementare la piattaforma AMO (Asset Management Offices), come strumento fondamentale per promuovere lo scambio di conoscenze e buone pratiche sulla gestione dei beni sequestrati/confiscati; prevedere e ricorrere maggiormente a misure di confisca non basate sulla condanna, comprese quelle di prevenzione patrimoniale, attraverso una direttiva specifica che includa la garanzia di un giusto processo; creare un fondo dedicato al riutilizzo dei beni confiscati attraverso le politiche di coesione nel periodo di programmazione 2021-2027, favorendo la creazione di una strategia europea per la destinazione pubblica e sociale dei beni criminali. (ANSA).

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