PALERMO “L’uomo che voleva ricostruire il Tempio di G di Selinunte (“un’idea vecchia e sbagliata” – sostenevano Brandi e Bianchi Bandinelli) adesso grida allo scandalo per una mostra d’arte contemporanea a Segesta”. Lo afferma Leandro Janni, Presidente di Italia Nostra Sicilia, intervenendo sulla polemica sollevata da Vittorio Sgarbi in merito all’esposizione curata dalla Fondazione Merz al Parco Archeologico di Segesta .
“Una commistione inopportuna” secondo Vittorio Sgarbi, che su Twitter ha subito stigmatizzato il fatto aggiungendo: “Nessuno contesta opere di altissima avanguardia, ma il contesto è importante. Segesta è uno dei monumenti dell’umanità”. Una vicenda sulla quale è intervenuto ieri anche il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, sollecitando l’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà “a diramare un atto di indirizzo affinché i direttori dei Parchi si attengano a valutazioni omogenee e a spostare in altro luogo l’allestimento artistico attualmente ospitato a Segesta”. Provvedimento, già firmato dall’assessore. “Che dire? – aggiunge il responsabile della sezione siciliana di Italia Nostra – Prendiamo atto che troppo spesso le politiche culturali, nell’Isola, sono frutto di decisioni estemporanee. In questo caso a decidere sono stati Vittorio Sgarbi e Nello Musumeci. Non possiamo non ricordare, però, che anche il compianto Sebastiano Tusa, nel 2018, nella qualità di assessore regionale dei Beni culturali, autorizzò una mostra d’arte contemporanea nella sublime Valle dei Templi di Agrigento. La mostra: “Jan Fabre, Ecstasy & Oracles”. Allora, però, Sgarbi e Musumeci non dissero nulla. Di certo, l’ennesimo, controverso episodio legato alle politiche culturali in Sicilia vede, ancora una volta, i tecnici, gli esponenti istituzionali della tutela-valorizzazione dei beni culturali nell’Isola succubi del potere politico”.
Fonte: ansa.it