Testi della difesa

Processo all’imprenditore Bucaria: in Tribunale ricostruita la collaborazione per le indagini su mafia e appalti

L’ex dipendente comunale Gaspare Gervasi che nel marzo 2013 tentò di uccidere Domenico Cuntuliano nelle campagne di contrada Xiggiare a Trapani, era una sorta di factotum del mafioso Leonardo Coppola (classe ’60) che fu tra gli arrestati delle indagini su mafia e appalti condotte dalla Squadra Mobile di Trapani. A dirlo ieri in Tribunale a Trapani è stato l’ex dirigente della Squadra Mobile di Trapani, Giuseppe Linares, oggi direttore del Servizio Centrale Anticrimine presso la Polizia di Stato a Roma. Gervasi che ha da poco finito di espiare la condanna per il grave ferimento di Cuntuliano, ha accusato, dopo anni di silenzio, l’imprenditore Matteo Bucaria, cognato della vittima, di avergli commissionato quello che doveva essere un omicidio. Ha anche fatto ritrovare l’arma utilizzata, dicendo che era stato Bucaria a consegnarla. Un’arma di antica fattura. Bucaria è stato arrestato nell’agosto del 2020, di recente ha lasciato il carcere ed è agli arresti domiciliari. Da qualche mese è in corso il processo davanti al Tribunale di Trapani presieduto dal giudice Agate. Sono stati sentiti, citati dal pm Sara Morri, diversi testimoni tra questi Gervasi e lo stesso Cuntuliano. Gervasi ha confermato le sue accuse, Cuntuliano ha riferito di aver sospettato del cognato dopo che una persona durante una notte richiamando la sua attenzione attraverso una finestra di casa gli disse che era stato Bucaria a volerlo morto. Questioni di carattere economico sarebbero stati dietro il grave fatto di sangue. Le indagini coordinate dal pm Sara Morri hanno delineato uno scenario all’interno del quale sarebbe maturato il proposito omicidiario, la riscossione di una polizza assicurativa dopo un grave incidente stradale subito dal Cuntuliano. Bucaria, che ha sempre negato responsabilità, a sua volta ha reso dichiarazioni spontanee affermando che quelle contro di lui sono state solo bugie. Gervasi durante il processo che lo ha riguardato e che si concluse con la sua condanna, non ha mai parlato, offrendo di se l’immagine di un perfetto omertoso, ha svelato il movente dell’agguato teso a Cuntuliano se non dopo l’intercettazione di una lettera che stava inviando dal carcere a Bucaria, e questo quasi sul finire dell’espiazione della pena detentiva. Sentito dal pm disse che era stato l’imprenditore a commissionargli l’uccisione del cognato e di aver attirato Cuntuliano apposta in un tranello, portandolo in campagna dove cercò di ucciderlo. Quando è stato sentito in Tribunale non ha però nascosto rancori contro Bucaria e ha anche ammesso di essere stato vicino a esponenti mafiosi. Proprio nel corso del processo un ex ispettore di Polizia, Francesco Pellegrino, e il luogotenente dei Carabinieri, Castaldi, lo hanno indicato anche come una sorta di confidente. Ieri dall’ex capo della Mobile Giuseppe Linares, citato dalla difesa dell’imprenditore Bucaria, avvocati Liotti e Reina, ha ricostruito le indagini sulle connessioni tra mafia e imprese che tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000 portarono all’arresto di latitanti, del calibro di Vincenzo Virga, Natale Bonafede e Andrea Manciaracina, ma anche di imprenditori e di capi degli uffici tecnici di diversi enti locali. Indagini che, ha ricordato, videro Bucaria collaborare con l’autorità giudiziaria, dopo che lui stesso si era ritrovato oggetto di richieste estorsive e che avrebbe dovuto svolgere una sorta di anello di collegamento tra altre imprese e la mafia. Proprio durante queste indagini venne fuori il nome di Gaspare Gervasi “vicino al mafioso Leonardo Coppola”, soggetto non estraneo alle estorsioni subite da Bucaria e poi arrestato nell’ambito dell’indagine sull’ingerenza di Cosa nostra trapanese nell’ambito dei servizi pubblici della nettezza urbana. Nelle sue dichiarazioni spontanee Bucaria ha fatto riferimento proprio a questa sua collaborazione, della circostanza che Gervasi all’epoca si era allontanato da lui e che poi i rapporti tra i due erano riprese dopo la morte di un nipote di Gervasi. Rapporti, ha sottolineato Bucaria, che si erano sostanziati solo nel concedere a Gervasi l’uso di un terreno dove tenere degli animali. Tornando all’udienza di ieri Linares,ì rispondendo al pm Sara Morri, ha escluso l’esistenza di altre indagini conseguenti a dichiarazioni del Bucaria, o di altre collaborazioni dell’imprenditore. Sentiti ieri anche un ex ispettore della Volanti, Andrea Di Gesù, e un medico, che ha riferito come grazie all’interesse di Matteo Bucaria, suo conoscente, il cognato Domenico Cuntuliano, venne trasferito dopo l’agguato, dalla rianimazione del Sant’Antonio Abate, a quella dell’Ismett di Palermo. La difesa a fine udienza ha chiesto al Tribunale di acquisire una perizia su proiettili calibro 12 trovati dalla Polizia, assieme ad una borsa da cacciatori, in un magazzino del Cuntuliano nei momenti successivi all’agguato. Possesso che pare essere ingiustificato per un soggetto che non possedeva porto d’armi e che in Tribunale ha detto di non essere un cacciatore. Cacciatore invece sarebbe stato anche Gervasi, che possedeva regolare fucile calibro 12. Sia Gervasi che Cuntuliano sentiti nel processo hanno escluso reciproche occasioni di frequentazioni, pare che la difesa con questa produzione intenda ulteriormente dimostrare che le dichiarazioni non sono veritiere.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.