La commissione incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura ha proposto al plenum la nomina a capo della Procura di Marsala dell’attuale procuratore di Gela, Fernando Asaro. Asaro, 58 anni, è in magistratura dal 1992, quando gli venne affidata una delle poltrone della Procura di Palermo, quale sostituto procuratore. Tra le indagini delle quali si occupò anche quella sul sequestro e la uccisione di Giuseppe Di Matteo, il ragazzino figlio del collaboratore di Giustizia Santino Di Matteo. Sono stati tre i voti favore di Fernando Asaro, due sono andati all’attuale procuratore di Enna, Massimo Palmeri. La poltrona di capo dell’ufficio inquirente marsalese è vuota da quando nel novembre scorso è andato in pensione il dottor Vincenzo Pantaleo, da allora la reggenza è stata affidata al dottor Roberto Piscitello, ex pm della Procura antimafia di Palermo, rientrato nella magistratura attiva dopo un lungo periodo che lo ha visto impegnato a dirigere uffici di vertice al ministero di Grazie e Giustizia, dove è stato anche impegnato nel gabinetto del ministro. Per il procuratore di Enna Massimo Palmeri, originario di Calatafimi, si tratta della seconda bocciatura: si era già visto tagliato fuori dalla corsa a capo della Procura di Trapani. A fronte del voto del plenum a lui non favorevole, Palmeri ha presentato un ricorso al Tar contro la nomina a capo della Procura trapanese dell’ex aggiunto di Caltanissetta, Gabriele Paci, sollevando anche una mancata valutazione della sua anzianità di servizio. Ricorso che in prima battuta ha visto Palmeri ottenere ragione dai giudici amministrativi, ma adesso dovrà affrontare il ricorso di Paci al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio. E non è escluso che il Csm si costituisca nel procedimento dinanzi al Consiglio di Stato, a difesa della propria decisione che fu espressa in relazione alla caratura professione di Gabriele Paci, titolare per anni di indagini da Trapani a Palermo per arrivare a Caltanissetta, dove è stato pm nei procedimenti per le stragi del 1992, contro il latitante Matteo Messina Denaro, nei nuovi processi per la strage di via d’Amelio, riaperti dopo aver scoperto del depistaggio compiuto utilizzando il falso pentito Scarantino, ma anche nelle indagini sull’ex leader di Confindustria Sicilia, Antonello Montante.