Dispersione scolastica in Sicilia: andrà tutto bene o almeno così mi voglio convincere

Questo mantra che per molti mesi ci siamo ripetuti, quasi costantemente, ogni giorno in periodo di pandemia, continuo ad utilizzarlo anche per quanto riguarda l’annoso problema che ormai da decenni colpisce questa regione: la dispersione scolastica in Sicilia.

Perché vi parlo, forse in ritardo, di un tema che molti quotidiani stanno affrontando già da qualche giorno? Semplicemente perché all’ennesimo articolo letto sui dati della dispersione scolastica in Sicilia il mio incazzamentoaumentava, (perdonatela mala parola) tanto che ho dovuto attendere prima di scrivere per far sbollire quella voglia di urlare a tutti, ma proprio tutti, che la situazione scolastica della Regione Sicilia è in costante declino da anni e la politica regionale,e nazionale, con i suoi ritardi ha causato danni inimmaginabili che abbiamo già iniziato a pagare.E chissà quandoriusciremo a recuperare questo impoverimento Educativo e Culturale, non solo nei confrontidelle altre regioni d’Italia ma anche con il resto d’Europa.E credetemi, non avevamo di certo bisogno del rapporto lodevole e dettagliato,di Save The Children, che ci sbatte in faccia la cruda realtà,per scoprire quanto stiamo sprofondando in questo gapgenerazionale, tra passato e futuro,difficile da recuperare ma non impossibile. Bisogna solo iniziare a correre ai riparisubito!

Ho sempre pensato che tutti i governi, inclusi quelli regionali, che si sono succeduti negli ultimi trent’anni si siano soltanto limitati a mettere qualche pezza qui e lì, solo per collocare una sbiadita bandierina su una casella chiamata Scuola. Alcune “pezze” le hanno chiamate pure riforme.Giàqualchehannofa circolavano dati allarmanti, come quelli di oggi, su dispersione scolastica, inclusione degli alunni con disabilità e il tempo prolungato che in molte scuole era insufficiente rispetto alle richieste delle famiglie. Allora il trend negativo galoppava verso l’infinito, la pandemia oggi, non ci ha reso di certo la vita facile e l’istituzione scuola ha pagato, e sta pagando, un prezzo troppo alto e ledifficoltà e carenze di un sistema fragilesono venute fuori, e se il sistema ha retto, è stato grazie al corpo docente. Prima o poi comunque bisognerà dire grazie agli insegnanti di ogni ordine e grado del grande lavoro svolto e per quello che svolgono quotidianamente, non solo in periodo dipandemia, per la loro grande capacità di adattamento e resilienza.

A questo punto, non pensate che sia stato travolto da un pessimismo leopardiano, alcuni lo definirebbero così, al contrario continuo a ripetermi spesso che andrà tutto bene.E andrebbe veramente tutto bene se la Politica, quella vera, fatta di Donne e Uomini riuscissero ad avere visioni a lungo termine, da qui a vent’anni ad esempio, riuscendo a catapultare questa società in una dimensione Educativa più moderna, competitiva e europea.Una dimensione fatta di investimenti più corposi per la Scuola, quella scuola che è Maestra di vita e palestra di Crescita individuale e comunitaria allo stesso tempo. La Scuola è di tutti, e aperta a tutti,e non appartiene a nessun gruppo politico.

Chi governa deve capire, perché credo che in pochi l’abbiano capito, che puntare alla crescita degli individui formerà le Donne e gli Uomini di questa Nazione, non solo la classe dirigente di questo Paese.In sintesi, il prossimo governo nazionale prima di qualunque altra riforma della Scuola edi quanti finanziamenti destinare ad essa, dovrà solo farsi una domanda: che società vogliamo costruire per il futuro di questo Paese/Regione?

Mala tempora currunt (?)

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Fulvio Catalanotto nasce in Sicilia, terra, secondo lui, al centro del mondo. Formatore ed esperto dei processi formativi con la passione per la comunicazione e l'informazione. È un ascoltatore cronico di Rosa Balistreri.