Un giorno di ottobre del 2022 alcuni cronisti di nera e di giudiziaria di Roma hanno detto basta: il decreto Cartabia sulla presunzione di innocenza è diventato un ostacolo per l’informazione e loro decidono sottolinearlo ad alta voce. Parte il tam tam sui social ed emergono storie paradossali, notizie diffuse in ritardo e senza la minima possibilità di verificarne la fondatezza perché le fonti investigative si trincerano dietro il decreto Cartabia che l’otto novembre 2022 compie un anno ed è stato l’anno peggiore sul fronte del racconto della cronaca giudiziaria. Una legge rivolta ai magistrati e ai pubblici ufficiali ma, di fatto, utilizzata per imbavagliare i giornalisti. La protesta dei cronisti romani è diventata prima oggetto di una nota di Controcorrente, poi c’è stata l’adesione formale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana che ha fatto proprie le preoccupazioni dei giornalisti di cronaca e, a seguire, si sono uniti l’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Articolo 21, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Usigrai, Ordine dei giornalisti del Lazio, Rete NoBavaglio – Liberi di essere informati, Libertà e Giustizia Lazio, Libera Informazione, GayNet, Sindacato Cronisti Romani,The Women Sentinel, Giulia Giornaliste e nelle ultime ore stanno arrivando note di partecipazione di molte associazioni regionali, dall’Umbria alla campania, sicilia, veneto, Liguria.”L’obiettivo è aprire un dibattito e una riflessione sul tema per non dare per scontato che non si debba parlare ai giornalisti”, dice Alessia Marani, delegata Fnsi e tra i cronisti che tutti i giorni frequentano la cittadella giudiziaria di Roma e che, per questo, hanno potuto testare direttamente gli effetti perversi del decreto. Lo slogan della manifestazione di oggi, che già da giorni è stata estesa anche ad altre Procure del Lazio (si terranno sit in a Latina, Cassino e Frosinone) è “Vietato parlare con i giornalisti”.
““E’ fondamentale -dicono gli organizzatori- permettere la verifica di fatti e notizie nell’immediatezza, oltretutto in un momento così delicato per la vita del Paese colpita da una crisi economica gravissima che rischia di generare grandi tensioni sociali. Ma per la paura di assumersi responsabilità o di essere ‘redarguiti’, tutti i livelli coinvolti si stanno trincerando dietro un ‘no comment’, che spesso è o sfiora la censura. Una condizione inaccettabile: chi opera in difesa dello Stato e dei cittadini deve anche essere in grado di potere interloquire con i professionisti dell’informazione i quali, ricordiamo, hanno dei doveri già sanciti dai codici deontologici”.
Articolo 21 sin dalla entrata in vigore del decreto ne aveva sottolineato la connotazione antidemocratica poiché riconduceva al Procuratore della Repubblica competente per territorio il potere assoluto di decidere quali fossero le notizie degne di nota e quali no, per molti versi un ritorno pericoloso al passato, al tempo in cui le notizie venivano veicolate tramite le veline di un Ministero specializzato. Succedeva cento anni fa.L’appuntamento di oggi a Roma è alle 10.30 in piazzale Clodio, mentre alle 9.30 si terranno i sit in di Frosinone, Latina e Cassino.
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