Cutrara, trent’anni al boss Domingo

Mafia Castellammare del Golfo: assolti i fratelli Di Bartolo dall’intestazione fittizia della casa di riposo

Una condanna più alta di quella chiesta dal pm Dessì, quella inflitta al conclamato capo mafia di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, dai giudici del Tribunale di Trapani, collegio presieduto dal giudice Enzo Agate, a latere i giudici Bandiera e Restivo. I giudici hanno condannato Domingo, detto Ciccio Tempesta, a 30 anni di carcere, tre anni sono stati inflitti a Antonio Rosario Di Stefano, un anno e dieci mesi sono stati inflitti a Salvatore Labita. Pronuincia assolutoria per i fratelli Di Bartolo, Nicola e Lilla, che erano imputati di essersi fittiziamente intestata la proprietà di una casa di riposo per anziani, per coprire il boss mafioso Domingo. Per i giudici totalmente insussistente il fatto. La sentenza è giunta nel pomeriggio. Il pm Dessì aveva chiesto le condanne per tutti gli imputati, 26 anni per Francesco Domingo, dieci anni furono chiesti per Nicola Di Bartolo, quattro anni per Lilla Di Bartolo e Antonino Rosario Di Stefano, tre anni per Salvatore Labita. Le motivazioni della condanna verranno depositate dai giudci fra 90 giorni. Il processo ha messo in evidenza il ruolo del “padrino” castellammarese, un boss capace di stare a contatto diretto con politici e pubblici amministratori di Castellammare del Golfo, ossequiato da parte della comunità, il suo ruolo di capo mafia era nella sostanza pubblico. L’indagine denominata “Cutrara”, condotta dai Carabinieri del Reparto Operativo appartenente al comando provinciale di Trapani, ha messo in evidenza il contesto criminale venuto fuori tra il 2015 e il 2019. Domingo, quando concluse la sua lunga detenzione, cominciata all’inizio del 2000, una volta tornato in libertà nel 2015 si mise subito alla guida della famiglia mafiosa castellammarese.

Quando fu arrestato la prima volta era un semplice appartenente alla cosca, ma già durante la carcerazione ne era diventato indiscusso capo, mantenendo così il ruolo spalleggiato da alcuni soggetti. Un comando “alla luce del sole”, cioè, secondo quanto ricostruito dal pm Dessì, “a Castellammare del Golfo vi era una perfetta conoscenza del ruolo di don Ciccio Domingo”. “A Domingo – evidenziò il magistrato – è da ricondurre un controllo pregnante del territorio, controllo non solo sulle attiviutà tipiche della criminalità organizzata, ma anche su espressione della vita sociale”. Un altro ruolo attribuito a don Ciccio “Tempesta” Domingo, quello di essere soggetto di riferimento per i collegamenti tra Cosa nostra siciliana con la famiglia mafiosa dei Bonanno, operante negli Stati Uniti. Nel ripercorrere poi la caratura criminale del Domingo, il pm si è soffermato sui rapporti con il capo della famiglia mafiosa di Trapani, Francesco Virga, condannato anche per questo procedimento, fu tra gli imputati che scelsero il rito abbreviato.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.