Palermo, apertura dell’anno giudiziario: De Lucia contro le ombre distese sull’arresto del capo mafia
“Dobbiamo essere consapevoli che la fiducia del Paese nel lavoro che i magistrati svolgono in nome del popolo italiano dipende dalla credibilità che essi si costruiscono attraverso l’impegno costante nell’esercizio indipendente, autonomo, imparziale della giurisdizione. La legittimazione della magistratura si fonda sulla sua professionalità, una professionalità che non significa solo freddo e asettico possesso delle competenze tecnico-giuridiche adeguate alla soluzione delle questioni che sono loro sottoposte, ma che significa anche capacità di mantenere equilibrio e riserbo in tutti i comportamenti, dentro e fuori dall’esercizio delle funzioni”. Lo ha detto il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che, dopo la Cassazione, ha scelto l’inaugurazione dell’anno giudiziario di Palermo come sua prima uscita pubblica per ringraziarei magistrati impegnati nella cattura del boss Messina Denaro. “Professionalità che significa capacità di esercitare i delicatissimi poteri che la Costituzione attribuisce ai magistrati nella prospettiva irrinunciabile della tutela dei diritti e del rispetto della dignità delle persone. Professionalità che significa consapevolezza di svolgere la funzione giurisdizionale nel doveroso rispetto della legge e della Costituzione, perché soltanto alla legge e alla Costituzione essi sono soggetti”, ha spiegato. “Il raggiungimento dell’obiettivo della ricostruzione del rapporto di fiducia tra magistratura e cittadini passa necessariamente dalla capacità della magistratura di mostrarsi credibile. La reputazione del singolo magistrato e dell’ordine giudiziario nel suo complesso è il seme da cui può germogliare un sentimento di rinnovato affidamento della società nei suoi giudici”, ha aggiunto.
“Siamo consapevoli – ha detto Pinelli – di trovarci in un momento storico di particolare complessità, non solo in generale, ma anche con riferimento al settore giustizia. La situazione di assoluta gravità dei tassi di scopertura degli organici – che si attestano in questo distretto intorno all’11%, con punte del 25% per alcuni uffici -, la sfida del raggiungimento degli obiettivi del PNRR e, non ultimo, le incisive riforme che in questi ultimi mesi hanno inciso profondamente sulla giustizia civile e penale rappresentano tre elementi che impongono a tutte le istituzioni dello Stato, e tra queste al Consiglio superiore della Magistratura per quanto di sua competenza, un’attenta e attiva vigilanza sullo stato della giustizia”.
“Ho sentito voci cominciate subito dopo la notizia dell’arresto di Messina Denaro. Non c’è stato nemmeno il tempo di ringraziare le forze dell’ordine che già sentivamo di ombre sull’ attività investigativa condotta. Ciascuno può fare i commenti che vuole ma le speculazioni devono fermarsi davanti ai fatti”. Lo ha detto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, che ha coordinato le indagini sull’arresto del boss, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Facciamo i processi e poi la gente potrà giudicare cosa è accaduto il 16 gennaio, quando è stato raggiunto un risultato storico, un successo che lo Stato ha il dovere di rivendicare senza dietrologie e speculazioni”, ha aggiunto. “Il mio ufficio – ha sottolineato de Lucia – continuerà comunque a impiegare solo il metodo della ricerca dei fatti. Il nostro lavoro è accertare i reati, individuare i responsabili e farli condannare a una pena giusta. Questo è il nostro compito, scritto nella Costituzione, e a noi interessa solo questo”. “Cosa nostra è in un’oggettiva e profonda difficoltà che deriva anche dalle indagini che hanno potato all arresto del boss Messina Denaro. Ma la mafia è tutt’altro che sconfitta. Le evidenze investigative ci raccontano dell’esistenza di una grossa tensione tra le cosche che vorrebbero tentare l’ennesima ricostituzione della sua struttura centrale, la Cupola per usare un termine entrato nel linguaggio comune”. Lo ha detto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “I processi e le indagini – ha aggiunto – dimostrano l’impegno delle forze e dell’ordine e dei magistrati che hanno tamponato finora questi tentativi. Ma oggi la mafia cerca di colmare i vuoti lasciati dal latitante e dai suoi. Stiamo attenti a non far passare un messaggio sbagliato”.
“Per questo storico risultato raggiunto grazie alle forze dell’ordine, col coordinamento della Dda, voglio ringraziare in particolare gli uomini e le donne del Ros. L’indagine che ha portato alla cattura di Matteo Messina Denaro è una indagine impeccabile svolta con strumenti tecnici e non c’è elemento di fatto che dica il contrario. Negli atti ci sono i fatti e i fatti sono duri da contastare con le opinioni. Tutti possono esprimerne, d’altronde esistono anche i terrapiattisti, ma restano i fatti”.bLo ha detto, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia.
“La cattura di Matteo Messina Denaro dimostra che Cosa Nostra esiste ancora e, superata la frattura fra corleonesi e perdenti, prosegue nei suoi traffici attraverso la strategia della sommersione che ha consentito al latitante più ricercato dell’organizzazione di farsi curare in una clinica di Palermo per un lungo periodo”. Lo ha detto la procuratrice generale della Corte d’Appello di Palermo Lia Sava intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo. “E’ stata clonata l’espressione: ‘camaleonte resiliente’, una mafia che sa mimetizzarsi. Preferisco un’altra espressione: mafia liquida. A volte è allo stato gassoso e la respiriamo in certi contesti ambigui. A volte è solida, fredda come il ghiaccio, taglia e ferisce, perché al bisogno è capace di uccidere ancora. Nel suo stato naturale è fluida, si insinua in ogni spazio lasciato libero dallo Stato”, ha proseguito. “Cosa Nostra è vitale nel territorio della provincia di Agrigento, ove si muove anche con omicidi ed attraverso ingente disponibilità di armi. Cosa Nostra vigorosa nella provincia di Trapani, dove le indagini evidenziano l’inquietante riservata e putrida interlocuzione fra esponenti mafiosi ed amministratori locali”, ha concluso.
“Con le allettanti risorse del Pnrr, ci sarà un’espansione delle attività di Cosa Nostra – ha proseguito Sava – indirizzate al fine di lucro per aggiudicarsi ricchezza ingente, attraverso il riciclaggio e l’acquisizione di aziende, con l’obiettivo di realizzare posizioni monopolistiche in settori commerciali nevralgici, sfruttando fetide e ben collaudate relazioni con settori corrotti della Pubblica Amministrazione. Non è facile ricostruire reati contro la pubblica amministrazione”.
“Per contrastare efficacemente fenomeni corruttivi – ha concluso – occorrono anche le intercettazioni, strumento che non va spuntato ma che impone, ne siamo assolutamente consapevoli, il rigorosissimo rispetto delle regole codicistiche, senza perniciose fughe di notizie, così scongiurando in radice ogni oscena invasività nella sfera di terzi estranei al reato”.
“A Palermo, la città che ha saputo trasformare il dolore in speranza, negli ultimi giorni abbiamo assistito a un consenso spontaneo della popolazione per le forze dell’ordine che ci ha fatto pensare che stia diventando realtà il sogno di Paolo Borsellino, la sua idea che la lotta alla mafia non doveva essere solo una distaccata opera di repressione ma anzitutto un movimento culturale e morale capace di coinvolgere le giovani generazioni, le più sensibili alla bellezza del fresco profumo della libertà”. Lo ha affermato il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, facendo riferimento agli applausi dei palermitani rivolti ai carabinieri che hanno arrestato il boss Matteo Messina Denaro il 16 gennaio scorso. “Parole che – ha aggiunto – sono stato orgoglioso di sentire risuonare a New York, un anno e mezzo fa, nella prima assemblea generale dell’ONU dedicata alla lotta alla corruzione. Per questo, la inaugurazione dell’anno giudiziario oggi non rappresenta solo un bilancio, ma anche e soprattutto un punto di partenza. Una base forte su cui costruire un nuovo rapporto di fiducia tra giustizia e società”.
“Per rendere durevole il rapporto di fiducia tra giustizia e società abbiamo bisogno di un impegno corale di tutte le istituzioni, a cominciare dal CSM, che ha iniziato la sua attività tre giorni fa nel solco tracciato dalle parole di Rosario Livatino, da quella bellissima frase secondo cui al termine della nostra vita nessuno ci chiederà se siamo stati credenti, ma credibili. Io credo che – ha proseguito – ci sia una misura immediata che è veramente fondamentale per mettere in pratica questo messaggio. E’ la copertura in tempi brevissimi degli organici di tutti gli uffici giudiziari di Palermo. Non possiamo accettare che qui, nel luogo dove tutte le istituzioni devono contrastare con il massimo impegno la tendenza di Cosa Nostra a porsi come istituzione alternativa e parallela allo Stato, ad usurpare con la violenza le funzioni proprie dello Stato anche nel campo della giustizia e della sicurezza, ci siano vuoti di organico come quelli del Tribunale — dove manca il 10% dei giudici. O quelli della Procura, dove manca il 25% dei sostituti procuratori”.
Fonte Ansa