Non è un manifesto ma il delirio di un assassino

L’arresto di Rosalia e i nuovi pizzini di Messina Denaro

Il delirio del boss fatto passare per manifesto. La rabbia all’indomani dell’arresto della sorella, Patrizia, e del nipote prediletto, Francesco Guattadauro, dicembre 2013, che portò l’allora super latitante a prendere carta e penna e lasciare il suo pensiero a futura memoria. Nulla di nuovo. La solita recita. Il mafioso che si auto assolve e che cerca appigli per sostenere di essere un perseguitato. Lo aveva già fatto nella corrispondenza di un decennio addietro con Svetonio, l’alias utilizzato dall’ex sindaco suo compaesano, Vaccarino, che , a insaputa del boss, era una pedina del Sisde. A Vaccarino, Messina Denaro, con l’alias di Alessio, scriveva di Toni Negri e dei magistrati “Torquemada”. Nel “pizzino” trovato a casa di Rosalia “Fragolone” Messina Denaro, Matteo scivola sempre di più nel pensiero più classico dei mafiosi: “essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore…Hanno costruito una grande bugia per il popolo, noi il male loro il bene”: E poi le sue parole sembrano essere quelli di certuni che trascorrono il tempo al bar a parlar male di tutto e tutti: “Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie, trattati come se non fossimo della razza umana, siamo diventati un’etnia da cancellare. Eppure, siamo figli di questa terra di Sicilia stanchi di essere sopraffatti”. L’epistolario di un capo mafia che pensa di ergersi sostenendo che la violenza non è quella dei delitti e delle stragi, ma si consuma con gli arresti. E queste parole la sorella Rosalia li custodiva quasi fossero qualcosa di sacro. Lui che intanto mastica amaro, per aver perduto, da padre ma anche da mafioso, la figlia, Lorenza, nata dalla relazione, durante la latitanza, con Francesca Alagna. A Campobello di Mazara, nell’ultima sua casa-nascondiglio, è stato trovato un manoscritto con una dedica per la figlia: “da dare a Lorenza quando sarà pronta a leggere, quando sarà avulsa dal condizionamento di terze persone”. Tra i “pizzini” ce ne è un altro dove il boss scrive a Rosalia di un necrologio per la morte del capo mafia di Campobello, Leonardo Bonafede, zio dei due Bonafede adesso arrestati per la sua latitanza. E’ firmato dalla nipote che scrive a ricordo del nonno Leonardo di essere “onorata di appartenerti”. Matteo conosce molto bene il papà di questa ragazza, è Salvatore Gentile, all’ergastolo da oltre 20 anni, i due da giovani facevano coppia fissa. Sa bene che Lorenza mai scriverà di appartenergli. Scrive in modo aspro: “È l’ambiente in cui cresci che ti forma, e lei è cresciuta molto male”. Lorenza, che oggi ha 26 anni, dalla casa dei Messina Denaro è andata via, assieme alla madre, quando aveva 17 anni. Sembra proprio per sfuggire per sempre agli editti di mafia dei Messina Denaro.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.