Gli inciuci tra mafia e politica, i boss e i loro centri di supermarket per la vendita del consenso elettorale, Cosa nostra che mette le mani sull’isola di Favignana. E’ lo scenario venuto fuori con gli arresti condotti nel 2019 dai Carabinieri nell’ambito dell’operazione denominata “Scrigno” e che adesso ha trovato conferma nelle sei pronunce di condanna lette oggi poco dopo le 14,30 dopo oltre cinque ore di camera di consiglio dai giudici del Tribunale di Trapani. Il collegio presieduto dal giudice Daniela Troja, a latere Marroccoli e Cantone, accogliendo se non mella misura delle pene richieste, le conclusioni spiegate nel corso della requisitoria fatta dai pm della Procura antimafia di Palermo, De Leo e Bettiol, ha condannato sei degli otto imputati: pene complessive per 62 anni e otto mesi di carcere. La pena maggiore è stata infilitta all’anziano ma conclamato consigliere storico della mafia trapanese Nino Buzzitta, 21 anni. Sedici anni all’agrigentino, originario di Ravanusa, Vito D’Angelo che sull’isola di Favignana organizzò la presenza di Cosa nostra, e poi ancora dodici anni al salemitano Vito Gucciardi. Identica pena per il più importante dei politici finiti alla sbarra: condanna a 12 anni per Paolo Ruggirello, ex deputato regionale, all’Ars per un paio di legislature, cresciuto all’ombra del spocialista Bartolo Pellegrino, vicino a Musumeci prima e da ultimo transitato nelle elezioni del 2017 al Pd. Nei confronti di Ruggirello i giudici hanno cambiato l’accusa da associazione mafiosa a concorso esterno in associazione mafiosa. Gli altri politici condannati sono l’ex consigliere provinciale Vito Mannina, un anno e otto mesi e Alessandro Manuguerra, ex consigliere comunale di Erice, un anno. Anche per loro i giudici hanno riqualificato l’accusa da voto di scambio politico mafioso a corruzione elettorale. Assoluzione per altrti due imputati (che erano finiti a giudizio per intestazione fittizia di beni), Marcello Pollara e Giuseppa Grignani, con la formula del fatto che non sussiste.Solo corruzione elettorale e non voto di scambio politico mafioso.
Questa la ragione delle condanne più lievi, rispetto a quelle richieste dai pubblici minitseri, per gli altri politici imputati nel processo Scrigno: Vito Mannina e Alessandro Manuguerra: il primo condannato a 20 mesi il secondo a 12 mesi. Condanne comunque sospese. Per Mannina e Manguerra, per i quali i giudici hanno deciso la privazione del diritto elettorale e di eleggibilità per cinque anni, si fa strada l’ipotesi di arrivare al riconoscimento della prescrizione già nel secondo grado di giudizio, se venisse confermata la pronuncia odierna rispetto all’accusa che i giudici hanno riqualificato. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni, e poi la valutazione della Procura antimafia per un eventuale appello. Intanto tutti gli avvocati dei condannati hanno preannunciato l’intenzione di proporre appello alla sentenza di oggi.L’odierno processo Scrigno appena concluso dinanzi al Tribunale di Trapani non è l’unico scaturito dal blitz antimafia del 2019. Altri imputati hanno scelto il rito abbreviato che è già arrivato al grado di appello. Appena lo scorso settembre il processo si concluse con le condanne per Carmelo Salerno (12 anni), Michele Martines (13 anni e 4 mesi), Francesco Orlando (12 anni e 8 mesi), Francesco Virga (16 anni e 8 mesi), Pietro Virga (19 anni e 4 mesi), Francesco Russo (1 anno e sei mesi), Jacob Stelica (1 anno), Vincenzo Ferrara (3 anni e 4 mesi), Francesco Peralta (8 anni e 4 mesi), Giuseppe Piccione (8 anni), Pietro Cusenza (8 anni e 4 mesi), Mario Letizia (8 anni e 4 mesi), Leonardo Russo (3 anni), Michele Alcamo (3 anni) e Antonino D’Aguanno (3 anni e 4 mesi). Furono assolti Francesco Todaro (braccio destro dell’on. Ruggirello) e Tommasa Di Genova.