Si è conclusa dopo una lunga fase dibattimentale il processo denominato “Palude 2” che ha visto coinvolto l’ ex responsabile del Lavori Pubblici al Comune di Castellammare del Golfo, Simone Cusumano, in concorso con gli imprenditori Caleca Antonio e Caleca Antonino Severino, per il reato di corruzione, mentre per il reato di turbata libertà del procedimento Cusumano era in concorso insieme all’ing. Antonino Stabile. Il Tribunale di Trapani, venerdì scorso, ha chiuso il lungo iter processuale assolvendo tutti gli imputati con la formula piena “perché il fatto non sussiste”.
Il processo, iniziato nel 2019, aveva già visto nel maggio 2023 la richiesta da parte del pm Signaroldi per entrambe le imputazioni, di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”. Lo stesso pm ha evidenziato, in particolare, che le procedure seguite dal Cusumano, erano state adottate nell’ esclusivo interesse del Comune di Castellammare del Golfo. Tesi ribadita dai difensori degli imputati: avv. Ernesto Leone e Aurelio Cacciapalle per Cusumano, gli avv. Massimo Motisi e Luigi Pipitone per i Caleca e l’avv. Alessandro Pergolizi per Antonino Stabile. Motivazioni confermate nella sentenza del 30 giugno 2023, dal collegio presieduto dal magistrato Enzo Agate.
In merito alle accuse. La prima riguardava alcuni affidamenti effettuati dal Cusumano alle due ditte dei Caleca, tra il 2014 e il 2016, perché in cambio i Caleca avrebbero dovuto mettere a disposizione a titolo gratuito del Cusumano, due lotti di terreno per impiantarvi due campi eolici. L’ accusa è caduta in quanto è stato dimostrato che non solo gli affidamenti ai Caleca erano stati effettuati nel rispetto del Codice degli appalti ma che il “pactum scelleris” non poteva esistere in quanto gli affidamenti ai Caleca sono stati effettuati anni prima che Cusumano cominciasse ad avere interesse per l’eolico, ottobre 2016 .
Nella seconda accusa, invece, è stato dimostrato che l’affidamento dell’incarico progettuale all’Ing. Stabile per l’ efficientamento energetico del Plesso Buccellato per euro 3.000 era un affidamento diretto, previsto dal codice degli appalti e quindi non era stata effettuata alcuna gara ne tantomeno alcuna turbativa della liberta di scelta del contraente. Per questo procedimento Cusumano e i Caleca vennero sottoposti a cinque mesi di arresti domiciliari, oltre alla sospensione del servizio per quattro anni nei confronti di Cusumano.