Tutti noi sappiamo che non si tratta di un’emergenza. Quello che è accaduto in questi giorni è l’esito ultimo di decenni di decisioni, di scelte, di gesti, di omissioni ma dobbiamo rialzarci in piedi”.
La lettera dell’arcivescovo di Palermo:
Carissime, Carissimi,
sento il bisogno di rivolgermi a voi in questo momento così drammatico per la nostra Isola, per la nostra Palermo. Ieri pomeriggio sono stato in mezzo a voi a S. Maria di Gesù in preda alle fiamme, mentre vegliavamo attoniti i resti carbonizzati di San Benedetto. Mentre la Città bruciava, ho ascoltato i vostri gemiti, visto il vostro pianto e condiviso il vostro smarrimento. Davanti a tutto questo ogni parola pare inutile. Il volto della Città e dell’intera Sicilia è sfigurato.
Tutti noi sappiamo però che non si tratta di un’emergenza. Quello che è accaduto in questi giorni è l’esito ultimo di decenni di decisioni, di scelte, di gesti, di omissioni. La responsabilità di questo disastro ricade certo su chi ha avuto in mano la cosa pubblica, sulla politica; sulle nostre crepe educative, come anche sul modo di annunciare il Vangelo delle nostre comunità cristiane; ricade su di noi, su di noi in quanto popolo.
Non abbiamo fatto abbastanza per cambiare la nostra Casa comune, la Terra; per mettere fine alla logica dello sfruttamento e del profitto e combattere le mafie; per difendere l’ambiente, il territorio, i nostri beni culturali; per creare opportunità di lavoro e servizi sociali. Siamo stati pigri, indolenti, individualisti, fatalisti, distratti da gretti interessi di parte.
Il panorama desolato delle nostre città in fiamme, riscaldate da un vento infernale, avvolte dal fumo, prive di acqua e di elettricità, è lo specchio di tutto questo.
Voglio dirvi però, in nome del Vangelo, che la speranza non è finita. Che ci sono attorno a noi e dentro di noi energie di riscatto e di novità. Miei cari e amati Palermitani, miei cari figli e figlie della Chiesa di S. Mamiliano, S. Rosalia, S. Benedetto il Moro e del Beato Pino Puglisi, alziamoci in piedi! Riprendiamo il filo della nostra storia, il flusso fecondo della nostra fede sostenuto dalla preghiera.
Gesù dalla montagna esortava i poveri ad alzarsi e a mettersi in marcia: questo vuol dire la parola del Vangelo “Beati i poveri!”. Mettiamoci su questa strada, entriamo in questa schiera, sentiamo la responsabilità di creare un mondo diverso, per noi e per coloro che verranno. Il tempo è ora. La chiamata è ora. Tutti voi, donne e uomini di buona volontà, unitevi, uniamoci.
Io sono e sarò accanto a voi, per compiere quest’esodo, per uscire dalla morsa della schiavitù e dell’ingiustizia, per cantare insieme il canto della liberazione e della consolazione. Abbraccio con affetto ognuno di voi, in particolare i parenti delle vittime e quanti si sono dati da fare per fronteggiare le fiamme e soccorrere le persone – Forze dell’ordine, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Associazioni e volontari, singoli cittadini –, e invoco su tutto il territorio della nostra Arcidiocesi la benedizione di Dio Padre, la misericordia del suo Figlio, la potenza rinnovante dello Spirito, certo dell’intercessione materna di Maria, Madre che, con la sua protezione, scioglie i nodi, rompe le catene, assiste i poveri e gli sventurati, e della nostra amata Santuzza Rosalia.