Si tratta di Michele Alcamo, condannato a tre anni deve finire di scontare la pena per 11 mesi
Colpevole di scambio elettorale politico mafioso e condannato in via definitiva a tre anni e per cinque interdetto dai pubblici uffici . Si sono aperte oggi le porte del carcere per il pregiudicato pacecoto Michele Alcamo, 50 anni. Nel 2019 fu tra gli arrestati dell’operazione antimafia denominata “Scrigno”, condotta dai Carabinieri di Trapani e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Una indagine che mise in rilievo il ritorno in auge di potenti capi mafia, come i fratelli Virga, Francesco e Pietro, figlio dell’ergastolano Vincenzo, dell’ex consigliere comunale di Trapani del Psi, Franco Orlando, del “consigliori” della famiglia mafiosa di Trapani, Nino Buzzitta. Assieme a loro politici frattanto condannati per i loro contatti più o meno ravvicinati con Cosa nostra, come l’ex deputato del Pd Paolo Ruggirello, o per voto di scambio come l’ex consigliere provinciale Vito Mannina e l’ex consigliere comunale di Erice, Alessandro Manuguerra. L’arresto di Alcamo, eseguito adesso dai Carabinieri della Stazione di Paceco, è stato emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali di Palermo, gli restano da scontare 11 mesi. Con l’indagine “Scrigno”, i Carabinieri avevano inflitto un duro colpo al mandamento mafioso di Trapani con l’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 25 persone, molte delle quali gravate da sentenze già passate in giudicato per mafia. Gli indagati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, danneggiamento e altro. In particolare, gli investigatori dell’Arma di Trapani avevano fatto luce sui rapporti tra mafia e politica in provincia, documentando la mobilitazione mafiosa per le elezioni regionali dell’autunno del 2017, finalizzata al procacciamento di voti in favore dei candidati sponsorizzati, attraverso l’attivazione della rete di contatti del circuito mafioso e l’acquisto di voti a seguito di accordi illeciti. Erano proprio i rappresentanti locali della politica che si offrivano ai mafiosi, proponendosi come loro punti di riferimento, arrivando, in alcuni casi, addirittura ad affidare loro la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale. La condotta illegale attribuita a Michele Alcamo è legata al sostegno elettorale garantito nel corso delle regionali del 2017 a Ivana Inferrera, arrestata e poi prosciolta da ogni accusa. A fare da intermediario con esponenti mafiosi fu il marito, l’imprenditore Ninni D’Aguanno, poi condannato in appello (nel processo svoltosi col rito abbreviato, a tre anni). L’odierno arrestato, è figlio di Salvatore Alcamo, un esponente di vertice della famiglia mafiosa di Paceco. Michele Alcamo è stato ristretto presso la Casa Circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani.