“Il problema delle mafie si è globalizzato. Oggi le mafie sono più forti di prima, e sono più forti di ieri nel nostro Paese, ma l’immaginario della gente si è fermato a Capaci”. A circa un mese dall’attacco frontale del ministro Matteo Salvini, che lo ha invitato addirittura a espatriare, il fondatore e presidente di Libera, don Luigi Ciotti, torna a parlare a Castel Gandolfo e non risparmia certo critiche al governo. Punta il dito contro il giro di vite sull’accoglienza, le leggi sul gioco d’azzardo, l’autonomia differenziata, il taglio a sussidi e servizi. Rivendica: “La missione della chiesa è essere coscienza critica e voce propositiva di valori più alti e vitali. Noi dobbiamo essere coscienza critica di questi valori e voce propositiva”. L’occasione è l’Incontro delle presidenze diocesane dell’Azione Cattolica, ma l’eco delle sue parole arriva oltre.
“Oggi nel nostro Paese a fare differenza è l’indifferenza. Siamo passati dal crimine organizzato al crimine normalizzato, perché nella testa degli italiani è diventato uno dei tanti problemi, ed è inquietante perché le mafie si alimentano della droga, che cattura fasce di giovani, nuove sostante, poteri forti”. E una strategia per contrastare le mafie davvero non c’è, anzi si sfornano “leggi inadeguate, furbe, di parte come quelle sul gioco d’azzardo che mina la vita di tanti”. Eppure il problema è reale, concreto, urgente. In ballo ci sono anche i fondi del Pnrr, che per i clan possono diventare potenziale bottino.
“Le mafie sono forti in tante forme – ha insistito -, dove annusano che possono investire, loro ci sono. Sono più forti perché ormai viaggiano sul piano dell’alta finanza”. Nel nostro Paese “siamo fermi a 31 anni fa, a Capaci. Samo andati indietro, loro sono più forti, li troviamo ovunque, in Italia le troviamo fortissime al nord, restano le forme tradizionali, i grandi boss sono diventati manager, imprenditori, c’è una grande commistione tra la massoneria, i poteri politici e mafia”.