Peppe lu Corvu arriva con la cascia a Castelvedere – Capitolo III

I racconti di Nicola Quagliata

Peppe lu Corvu si domandava come mai l’assessore Tumminello si fosse rivolto a lui per quel viaggio triste e non alle pompe funebri. Il perché non lo chiedeva a Crozza e non lo avrebbe chiesto a nessuno, nemmeno a sua madre che lo aveva fatto; non trovando una risposta plausibile finì con l’accettare la cosa così come gli si era presentata, come si accetta la pioggia, se piove uno non si chiede perché piove e chiederselo non serve a nulla. Piove? Allora ti devi riparare se non vuoi bagnarti.

 I riferimenti ed i richiami di Crozza erano stati molto vaghi ma erano pure evidenti i richiami a forze oscure che animano e regolano la vita in Sicilia, capaci di agire con la perfezione di un ingranaggio di orologio e misteriose come l’ingranaggio di un orologio nascosto dietro il quadrante; a guardarle meglio quelle forze diventano una matassa ingarbugliata di filo di ferro.

Ma ecco schematicamente come si presenta la matassa, l’ingranaggio che non segna l’ora ma la morte del giovane Giovanni della famiglia P. di Castelvedere, un ingranaggio fatto di uomini, diversi tra loro per cultura ed estrazione sociale, collocati nel quadrante della Sicilia Occidentale, con la loro storia e con la storia propria della Sicilia.

a) Da Castelvederere un uomo della famiglia P.. di grandi proprietari terrieri, un gabelloto dei feudi della località “Frassino”, appena appena toccati dagli espropri della riforma agraria perché abilmente erano riusciti ad evitarli, chiama il campiere A. di Salemi per comunicargli l’ uccisione del giovane della famiglia rivale, avvenuta in mattinata, come stabilito, sul territorio di Salemi,  sulla riva del torrente a ridosso del canneto, e come stabilito chiede che il corpo venga trasportato in segreto, la prima notte utile, al cimitero di Castelvedere.

•       Il campiere A si reca subito a casa dell’agrario e ricco possidente di feudi di Salemi B. per metterlo al corrente e interessarlo al trasporto che c’era da fare del corpo della vittima.

•       L’agrario apprende la notizia e si dimostra stupìto della richiesta non comprendendo il motivo della fretta nel trasporto del morto, comunque ne avrebbe interessato subito il sindaco.

•       L’agrario va al municipio diritto nella stanza del sindaco;

•       il sindaco per altri impegni non si trova in municipio

•       l’agrario lo manda a chiamare con la preghiera che lasci tutto e venga al comune immediatamente.

•       All’arrivo del sindaco l’agrario comunica che ci sarebbe la necessità, durante la nottata del giorno dopo, di far partire il corpo del cadavere per Castelvedere, per il cimitero di Castelvedere, la richiesta arriva direttamente dalla famiglia P.

•       L’agrario saluta e se ne va.

•       Il sindaco fa chiamare l’Assessore Tumminello dicendogli che da Castelvedere hanno chiesto il corpo dell’ucciso, deve essere trasportato di notte, e consegnato presso il cimitero. Non era il caso di servirsi del servizio di pompe funebri, il trasporto doveva avvenire in forma anonima. Le spese erano da considerarsi in conto del comune, alla voce spese cimiteriali avrebbero puntualizzato trasporto cadavere da incidente di caccia, avvenuto in territorio comunale, di cittadino di Castelvedere.

•       Tumminello capisce che non era il caso di fare domande, in queste cose meno ci si addentrava e meglio era, si trattava solo di eseguire quella richiesta nel migliore dei modi. Pensò subito a Peppe luCorvu, col suo camioncino nuovo, i suoi 5 figli e la moglie, che era uno che pensava solo al lavoro ed a farlo onestamente, e che non avrebbe trasportato nessun carico meno che lecito. Per quel trasporto era necessaria una persona onesta e seria.

 

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