I racconti di Nicola Quagliata
Da quando Dio, clemente e misericordioso, ha preso ben saldo nelle sue mani il cammino della mia vita, allontanando questo mio corpo fragile dalle tentazioni e dalle passioni mondane, che furono tante, portandomi prima ai voti ed alla vita del cenobio, con le sue sante regole che io in cuore lieto accetto, e mantenendomi poi sempre sulla buona condotta, io di questa vita in santità so di non dovermi insuperbire perchè essa è opera sua.
A Lui appartiene la mia vittoria nella guerra contro le passioni ed i vizi e debolezze del mio corpo, lotta che pure Sant’Agostino, tra i primi fondatori della chiesa, condusse e che i fedeli di Hallah, e di Maometto suo profeta, chiamano Jihad, quel Dio cui tutto devo, e in primis l’aria che respiro e mi rinfresca il sangue ed i polmoni; e questa bianca neve a lui devo, che scende leggera dal cielo come scivolata dalle sue mani generose, e che io sento con le mie orecchie posarsi al suolo silenziosa, e vedo con questi occhi tingere il mondo di bianco e cancellare maestosa ogni altro colore.
Persino il freddo, che intirizzisce le dita delle mani e irrigidisce le ginocchia è opera di Dio clemente e misericordioso ed opera secondo i suoi fini nel creato.
Ed è lo Spirito di Dio ad essere entrato nel cuore dell’abate Benedetto, suggerendogli di spostarmi dallo scriptorium dove, seguendo l’esempio e l’impegno spirituale del santo venerabile Beda che suddivise la storia dell’uomo tra prima e dopo Cristo, tra avanti Cristo e dopo Cristo, e per il quale la terra era rotonda come una palla da gioco, traducevo, ampliavo e umilmente trascrivevo le sacre scritture mentre su di me scendeva lo spirito santo come accadeva agli autori biblici che per primi furono ispirati a scriverle, per impegnarmi nella ricostruzione e trascrizione dei fatti di cronaca, di cui, per grazia di Dio, sono stato testimone.
Trascrivevo da trattatidi teologia, filosofia, storia, astronomia, anatomia e scienze naturali, geografia e grammatica, desunte da antichi autori come Plinio, Solino, Paolo Orosio, Giuseppe Flavio, S. Ambrogio, S. Agostino, Tertulliano, S. Giacomo Crisostomo, S. Gregorio Nazianzeno, Alcuino, Isidoro di Siviglia, e da Beda attingevo soprattutto a parti del De natura rerum e del De ortographia, e tutto questo riporto non per vantare vasti interessi e pienezza di saperi ma per conferma dei miei frequenti disorientamenti ed incomprensioni degli argomenti che trattavo.
La cronaca, che mi avvio indegnamente ed umilmente a scrivere, di cui non sempre sono in grado di comprendere trame e sviluppi, da tramandare, riguarda gli avvenimenti avventurosi ed immortali che hanno come protagonista speciale un testo divino, un libro contenente gli scritti evangelici, miniato con inchiostri rari del lontano e lontanissimo oriente, vergato su preziosi fogli di pergamena dalle mani di santi uomini che alla parola di Dio hanno dedicato la loro vita, e vedremo come la bellezza delle pergamene e tutto l’apparato decorativo della scrittura, hanno saputo difendersi e potuto sconfiggere i malvagi, salvandosi integri, sotto lo sguardo di Dio, per le future generazioni.
Adesso devo andare molto lontano, spostandomi nel tempo e nello spazio, come ci è consentito dalle doti straordinarie che Dio ha dato alla nostra mente, in regioni desertiche della terra di là del mare, tra dune aride di sabbia e fresche oasi ricche di acqua e dolci frutti e orti di tenere verdure al canto di merli valenti e spensierati e usignoli e tortore e colombi.
Devo raggiungere la reggia del saggio emiro dove prende inizio la storia che finalmente mi avvio a raccontare, abbandonando ogni altro indugio.
Riprendo dunque da dove ci eravamo lasciati, da quell’ampio salone rivestito di fresco marmo bianco perlato.
Siamo al tempo del saggio e controverso imperatore Federico II, saggio perché quando doveva decidere tra guerra e pace sceglieva la pace, controverso perché queste sue decisioni contrastavano con gli interessi e le alleanze di papa Gregorio; le guerre non rispecchiano mai lo spirito evangelico e sempre i cristiani dovrebbero tenersene lontani ed a maggior ragione la chiesa. Ma non sempre è così.
Io adesso sono strattonato tra la verità storica e la fedeltà alla chiesa ed alla santità del pontefice. Il richiamo alla verità della storia a discapito della fedeltà alla chiesa ed alla santità del pontefice è il richiamo alla vanità ed alla superbia e ci vorranno molte penitenze perché possa esserne assolto, perché ho scelto la verità. Il papa fece molte pressioni su Federico perché armasse un esercito da inviare alle crociate. Federico per ragioni sue non si avventurava in quelle guerre dove tutti i crociati erano stati sconfitti, ma tante furono le pressioni del papa fino alla minaccia di scomunica che Federico, anche facendo ricorso a mercenari, si imbarcò per l’oriente e Gerusalemme. E Federico conquistò Gerusalemme, ma senza guerra, con un negoziato.
Nel mese di febbraio 1229, invece della guerra contro al-Malik al Kamil, nipote di quel Saladino che aveva conquistato
Gerusalemme, con la via diplomazia e del negoziato col Sultano, risparmiando vite umane ottenne i risultati che precedenti crociate e massacri non avevano dato ai cristiani.
Il sultano rinunciò a Gerusalemme, e cedette a Federico
i villaggi tra Betlemme e Giaffa, e Nazareth con un corridoio per i pellegrini fino ad Acri, cedette Sidone e le terre intorno. Ottenne uno scambio di prigionieri e la pace per dieci anni.
Con il negoziato Federico II ottenne risultati che tutte le precedenti crociate non avevano portato al mondo cristiano: la liberazione di Gerusalemme ed il libero accesso al santo sepolcro, in sicurezza, per tutti i pellegrini.
Ed io oggi, disincantato sull’agire umano, che non sia impregnato di spirito divino come nei santi, mi chiedo se veramente la Gerusalemme liberata cercassero quegli avidi avventurieri, sempre pronti ad organizzare crociate e massacri e non invece le ricchezze dell’oriente.
Federico guadagnò il rispetto e la stima dei cristiani fedeli allo spirito evangelico e l’ammirazione del mondo musulmano che nella pace riscontrava il volere di Allah; nel mondo cristiano vili interessi, estranei allo spirito religioso, si sentirono colpiti dalla pace, si riunirono intorno al santo pontefice, perché con la sua autorità facesse ritornare la guerra. Il papa scomunicò Federico con l’accusa di non essere stato abbastanza duro coi musulmani ed avere stretto accordi con gli infedeli.
Intanto papa Gregorio, mentre Federico era a Gerusalemme, lanciò la falsa notizia che l’Imperatore era morto e si prese tutte le terre ed i castelli e le proprietà del meridione facendo anche fare giuramento di per fedeltà agli aristocratici che amministravano i beni di Federico. Avutane notizia l’imperatore fece subito ritorno per difendere i propri interessi.
Nella pace fedi e pensieri e idee diversi avevano da apprendere e da insegnare gli uni dagli altri, gli uni agli altri, liberati da rancori, sospetti, pregiudizi ed inimicizie, ricercando quanto di umano li accomunasse, e fu in questo clima che l’emiro, nella bianca sala di marmo, tenne un discorso a voce alta che fece molto riflettere.
Nel suo discorso l’emiro riportò un dialogo a cui aveva personalmente assistito e sentito con le sue orecchie, tra l’imperatore Federico ed il saggio al-Malik al Kamil sulle assurdità delle guerre condotte, con la croce sul petto, in nome di Dio.
Federico è davanti ad al Malik nipote di Saladino, e gli si rivolge con voce che tutti potevano udire:
- “Ammettiamo tre divinità, ognuna osannata con fervore, con grande passione dai suoi fedeli, che chiameremo il Dio A, il Dio B, il Dio C, come i vertici di un triangolo equilatero.
- Il Dio A coi suoi fedeli che darebbero la vita per il suo nome
- il Dio B coi suoi fedeli, che darebbero la vita per il suo nome
- il Dio C coi suoi fedeli. Che darebbero la vita per il suo nome.
I fedeli del Dio A hanno la certezza in cuor loro che quello sia il Dio vero ed unico per tutte le creature viventi, e sono pronti a dare la vita per difenderlo da altri; la stessa certezza sul loro Dio hanno i fedeli del Dio B e pure loro sono pronti a difenderlo da altri impostori; le stesse certezze hanno i fedeli di C e pure loro si sentono pronti a difendere la loro civiltà ed il loro Dio.
Poi ci sono tutti i fedeli di tutte quelle divinità che ancora noi non conosciamo, come ancora non conoscevamo il Dio dei Cristiani prima che il loro messia Gesù Cristo lo rivelasse al mondo, e non conoscevamo Allah prima che Maometto ne ricevesse la rivelazione, conoscevamo solo il Dio degli ebrei e delle antiche scritture. Ora mettiamo di non sapere e non conoscere il Dio vero tra il Dio A, il Dio B, il Dio C, sospendiamo la nostra certezza, quello che sappiamo è che per essere tale Dio deve comprendere e contenere tutto il creato, e del creato di ciascun Dio fanno parte i fedeli di ogni altro dio e l’idea stessa che loro hanno costruito del loro dio, ed allora possiamo noi credere che ove il Dio vero fosse A escluderebbe, lasciandoli al buio eterno, i fedeli del Dio B e C, pregati ognuno come quello vero dai fedeli? Se il Dio B ed il Dio C non sono veri ed unici, di certo vere sono le preghiere dei loro fedeli tutti creature dell’unico Dio.
Foto mie da Bibbia Visigotica del IX secolo d.c. custodita presso la Biblioteca Statale del Monumento Nazionale della Badia di Cava eseguite e pubblicate su gentile nulla osta alla riproduzione digitale del Direttore D. Carmine Allegretti, che si ringrazia per la sensibilità e la collaborazione. Si ringraziano altresì per la collaborazione la Dottoressa Nicoletta Moio e D. Pietro della su detta Biblioteca.