Celebrazione del 180° anniversario della Diocesi di Trapani

Di seguito parte dell’omelia del vescovo Pietro Maria Fragnelli, in occasione il 180° anniversario di fondazione della Diocesi di Trapani.

 Carissime sorelle e fratelli,

il 180° anniversario della nascita della diocesi ha un significato sicuramente amministrativo, ma anche ecclesiologico: è un’occasione preziosa per incontrarci come Chiesa locale, pregare e ringraziare, irrobustirci nella fede e riflettere su chi siamo e su come siamo chiamati a operare oggi del nostro territorio. Sono grato alle Autorità civili e militari intervenute e a tutti voi, provenienti dai vari comuni del nostro territorio. Sono grato a quanti si sono resi disponibili a vivere quest’appuntamento con grande impegno, unendo la memoria del passato con la visione del futuro, nel solco del cammino sinodale che la nostra Chiesa sta vivendo. Grato soprattutto perché insieme affrontiamo i grandi traumi del dopo-pandemia e delle guerre in atto, traumi che condizionano la società di oggi a tutti i livelli.

In questa festa la nostra Cattedrale ci vede uniti per il XXX anniversario dell’ordinazione dei primi diaconi permanenti. A me è data la grazia di ordinarne altri tre: Alfonso Ricca, Salvatore Torregrossa e Pietro Vilardi. Con loro, con le loro famiglie e le loro parrocchie di origine e di diaconia torniamo ad attingere alle sorgenti del Salvatore e lo ringraziamo per il cammino di rinnovamento della catechesi vissuto in questi anni del dopo Concilio, anche grazie all’opera di tanti sacerdoti e laici, che si sono formati e prodigati con generosità. Penso, tra gli altri al compianto Mons. Gaspare Aguanno. Ringraziamo il Signore per il cammino di fede del nostro popolo sostenuto dalle parrocchie, dai monasteri e dalle famiglie religiose che molto si sono spese per l’educazione delle nuove generazioni, l’aiuto ai poveri e le tante forme di volontariato.

 Altro motivo di speranza è il Cammino sinodale, frutto rinnovato del Concilio. Semi di speranza nei solchi della nostra diocesi sono stati gettati dall’opera dei Vescovi – Ricceri, Romano, Amoroso, Micciché – e dei sacerdoti che si sono avvicendati con sensibilità diverse nell’annuncio della fede. Voglio ricordare l’anno centenario di sant’Alberto da Trapani nel 2007. Dobbiamo ricordare anche i testimoni  che lo Spirito è andato suscitando nel nostro tempo: in particolare il dr. Nicasio Triolo, la fondatrice Teresa Fardella, la consacrata Maria La Commare, il piccolo Manuel Foderà.

 Questo 180° anniversario ci incoraggia a cogliere la dimensione spirituale di tutti gli eventi intervenuti in questi anni. Penso alle difficoltà del dialogo postunitario, che tra l’altro porta al passaggio di tanti Beni Culturali nell’alveo statale, con risultati che oggi cogliamo come vantaggiosi per la Chiesa e per lo Stato; penso all’evoluzione dei condizionamenti mafiosi, molto pesanti nell’attività economica e soprattutto nella diffusione di una cultura della sudditanza a vita; penso alla caccia al potere da parte di gruppi più o meno nascosti nei vari ambiti della vita istituzionale e sociale; penso alla pressione di promotori di arti magiche e iniziative di plagio. La storia della denuncia da parte dei vari vescovi meriterebbe di essere studiata e presentata in modo sistematico per amore del popolo trapanese, che ha tessuto solidarietà e servizio anche nei confronti dei migranti da e verso la Sicilia. Davvero il grembo della terra trapanese, fecondato dal Vangelo, è stato accogliente sempre. Per tutti ricordo le famiglie colpite dall’alluvione e accolte in Cattedrale da Mons. Antonino Adragna”.

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