Un cattolico militante, di Ludovico Corrao: in ricordo di Leonardo Renda

Tratto da vivi.libera.it

Leonardo Renda era nato ad Alcamo (TP) il 10 Aprile del 1902. Dopo aver compiuto sei anni di scuola elementare, trascorse le sue giornate tra il lavoro nei campi e l’attivismo politico. Presidente dell’Azione Cattolica alcamese per dieci anni, fondò la sezione del Partito Popolare insieme all’amico Bernardo Mattarella. Dopo la caduta del fascismo, Renda diventò segretario della DC e assessore comunale, conosciuto in paese per la sua rettitudine e per le sue innate doti di politico serio al servizio dei cittadini.

La sera dell’8 luglio del 1949, dopo una giornata di lavoro in campagna, quattro uomini, fingendosi carabinieri, lo invitarono a seguirli in caserma. Il giorno dopo, il cadavere di Renda fu rinvenuto nelle campagne tra Alcamo e Grisì, crivellato da colpi di pugnale e da una raffica di mitra.

Nel 75° anniversario della sua barbara uccisione, vogliamo ricordarlo attraverso le parole del senatore Ludovico Corrao, esponente di spicco della classe politica del tempo, pubblicate sulle pagine della “Voce cattolica” del 31 luglio 1949.

Un cattolico militante

Lo ricordo ancora in quell’alba domenicale di gennaio sul suo carro agricolo fermarsi tra noi giovani alle porte del paese con tutte le nostre bandiere, nella gioiosa attesa del passaggio di Carlo Carretto per Alcamo. Appena lo vedemmo, lo circondammo, il fondatore dell’Azione Cattolica alcamese con l’abituale affettuosità: ci chiese cosa facessimo lì a quell’ora, tutti quei giovani con le bandiere spiegate al vento e…. con quel fracasso.

Un lampo, di gioia attraversò i suoi grandi occhi non appena sentì che di li a poco sarebbe passato Carlo Carretto: poi un dolce rimprovero perché non lo avevamo avvertito. Ma lo si era saputo appena sulla tarda sera e per tutta la notte eravamo stati in giro ad avvertire i giovani. Allora, ricordo,  si entusiasmò tanto fino alla commozione; ricordò i suoi vecchi giovani, le sue battaglie, quando gridare “ viva il Papa” significava sfidare la polizia. Fremette di santo entusiasmo ricordandosi quando egli, giovane più di noi, seguito da immensa folla di giovani attraversava tutte le vie del paese in varie manifestazioni. Nel suo sguardo leggemmo la profonda gioia d’un vecchio capitano e immaginammo anche noi la folla di giovani contadini trascinati dal suo entusiasmo. Poi mi si avvicinò all’orecchio e “ sai – mi disse – gran parte di quei giovani è andata al matrimonio portando intatto il voto di castità che avevamo fatto ai piedi della Madonna, laggiù al Santuario”.

L’avrei abbracciato: ero anch’io commosso: ci stemmo a guardare un po’. D’un tratto la macchina di Carlo Carretto e scappai; abbracciai Carretto e con altri giovani lo issammo a spalla, in alto volevo che Nardo lo vedesse bene dal suo carro.

Oggi ricordandolo a distanza, son felice di avergli procurato questa gioia e rivedo ogni suo gesto, lo scintillio dei suoi occhi, la bellezza del suo sorriso. Si, Nardo era un santo.

Non facemmo mai una conversazione di politica ( egli aveva anche fondato la D.C. di Alcamo dopo la liberazione chiamando vecchi e nuovi amici) senza che si parlasse dell’Azione Cattolica e di apostolato. “ Val nulla lavorare nella D.C.  se non avrai capito cosa significhi apostolato” mi diceva spesso. “ Lavoro nel Partito, ma il pensiero e il cuore è alla A. C.”.

Nell’ultima processione del Corpus Domini c’era fra le autorità: i soliti cicalecci. Iniziai il Rosario: Nardo rispose, e a voce alta, egli assessore comunale; così le altre autorità seguirono il suo esempio e per la durata della processione non si fece che pregare. Alla fine abbracciò il suo piccolo Saro nella divisa di fanciullo cattolico, lo baciò e me lo mostrò tutto felice perchè anche egli aveva risposto e bene al Rosario. Ora il piccolo Saro è tutto a nero e piange per l’amatissimo papà. Ma non potrà certamente dimenticare l’insegnamento di Nardo, le sue insistenti domande se avesse imparato Catechismo, se avesse ricevuto l’Eucaristia, se fosse stato a Messa. “ Io – gli diceva – alla tua età andavo ogni giorno”. Poi vennero le sventure di famiglia: figlio unico a lavorare in campagna; ma ogni venerdì di mese Nardo lasciava tutto per venire in città a comunicarsi. Quando alla balaustra vedeva molti giovani ce lo diceva tutto felice.

Dell’Eucaristia era un appassionato: quante volte nelle domeniche, durante il passeggio m’invitava in chiesa per una visita al Sacramento.

“Ho sentito Gedda parlare dell’Eucaristia al Congresso Eucaristico di Palermo; t’assicuro, le sue parole mi davano brividi di commozione; mi pareva quasi di vedere Gesù, di toccarlo, di sentirlo”. E Nardo non era un bigotto; tutto ciò diceva con tanta passione che entusiasmava chi lo sentiva. Nardo non era istruito; appena le elementari; ma di un intuito che da uomini politici fu definito “geniale” e di una cultura fatta sui giornali di Azione Cattolica e di Partito. E facendoli precedere da un “ secondo me, però potrei anche sbagliare” dava così esatti giudizi su uomini e cose da sbalordire tutti.

D’una modestia eccezionale: solo dopo la sua morte il paese ha potuto sapere che le centinaia di 

milioni erogate per Alcamo dal Governo erano dovuti al suo instancabile interessamento e alla affettuosa amicizia che lo legava con uomini politici di primo piano: eppure non ebbe mai a parlarne, neppure in famiglia. I più intimi lo sapevamo, ma non potevamo permetterci di offendere la sua modestia. Oggi tutto il popolo lo sa e perciò gli ha tributato una importante manifestazione di  popolo  fatta di lacrime e preghiere, quale mai è stata fatta a memoria di anni.

Ai funerali, fra le tante autorità politiche c’era tutta l’Azione Cattolica con le bandiere abbrunate e tutto il popolo.

Nel suo podere dopo la sua morte fu trovato un grande sacco di grano: c’era scritto “ per i poveri di San Vincenzo”. L’aveva  raccolto egli stesso in elemosina fra i proprietari del luogo. E’ questa l’eredità che ha lasciato: l’eredità di amore verso i fratelli più poveri, per i quali non “ un pane bisognava offrire, ma il pane più grosso” come diceva alla moglie.

Il suo cadavere dal volto tranquillo, radioso nonostante il tremendo martirio, è stato trovato ad un metro dallo stradale che da Grisì si congiunge a quello di Alcamo: sulla sovrastante collina una croce leva in alto le sue braccia. E il delitto fu consumato in una sera di venerdì 8 Luglio, ai piedi di quella croce.                                                         

LUDOVICO CORRAO

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