Consiglio comunale boccia Rendiconto finanziario 2023. Forgione: “Negato atto dovuto e obbligatorio per legge, bloccate risorse per importanti opere”

FAVIGNANA. Con sette voti contrari e cinque favorevoli, il Consiglio comunale di Favignana ha bocciato il Rendiconto dell’esercizio finanziario del 2023.
“Oggi è stata scritta una delle pagine più brutte della storia politica delle isole Egadi”, dichiara il sindaco Francesco Forgione. “L’approvazione del Rendiconto è un atto dovuto e obbligatorio. A causa delle inadempienze della Presidenza, per farlo arrivare in aula e discutere è stato necessario l’intervento di un Commissario straordinario inviato della Regione, che ha provveduto a convocare un’apposita seduta. Tuttavia, questo non è bastato a garantire l’approvazione di un documento fondamentale per il proseguimento delle attività comunali. Sette consiglieri hanno deciso di bocciare il Rendiconto. La mancata approvazione è un atto gravissimo che danneggia l’intera comunità egadina. Coloro che hanno votato contro, hanno, di fatto, ostacolato l’utilizzo degli avanzi di esercizio, bloccando risorse già disponibili e pronte per essere investite immediatamente nel miglioramento delle infrastrutture dell’isola”.
Il sindaco Forgione sottolinea l’urgenza e l’importanza delle opere che ora subiscono uno stop forzato: “Chi ha votato contro, ha bloccato 500 mila euro per i porti di Punta Lunga e di Levanzo. La ditta ha già il contratto e può iniziare i lavori. Chi ha votato contro, ha bloccato anche 450 mila euro per il rifacimento delle strade urbane delle nostre isole, e 100 mila euro per l’illuminazione di via Calvario, a Marettimo, e la messa in sicurezza della torre faro del porto dell’isola. Tutte opere importanti e attese dalle nostre comunità. Credo che la gente debba essere informata e debba sapere”.
Forgione conclude con un’amara riflessione: “Quando gli interessi di bottega, con regie anche estranee al Consiglio comunale, vengono anteposti al bene delle nostre comunità, della nostra gente e delle nostre isole, vuol dire che non c’è più una politica degna di questo nome”.

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