Mafia, sette condanne a Marsala scaturite dall’operazione “Hesperia”

Pene inflitte tra un anno e 7 e mezzo. Altri 27 imputati avevano scelto il rito abbreviato e lo scorso 14 dicembre sono stati condannati a quasi 230 anni di carcere Dal processo con rito ordinario scaturito dall’operazione antimafia dei carabinieri “Hesperia” sono state inflitte condanne a pene tra un anno e mezzo e sette anni di carcere. Le pene, stabilite dal Tribunale di Marsala, riguardano i sette imputati de che il 6 settembre 2022 vide finire in carcere o ai domiciliari presunti affiliati e fiancheggiatori di Cosa Nostra a Marsala, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Paceco e Partinico. Le accuse a vario titolo contestate agli indagati (35 in tutto, con misure cautelari di varia natura) sono associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose. La pena più severa, sette anni di carcere, è stata per Stefano Putaggio, 51 anni, di Marsala, agente immobiliare, ex attivista del M5S, accusato di estorsione, con aggravante del metodo mafioso, ad un imprenditore che si era aggiudicato, per circa 400 mila euro, un immobile ad un’asta giudiziaria. A sei anni, invece, è stato condannato Vito De Vita, di 46 anni, accusato della cessione di una partita di droga per 1300 euro, a cinque anni ciascuno Riccardo Di Girolamo, di 45, e Filippo Aiello, di 77, a tre anni e mezzo Lorenzo Catarinicchia, di 43, tutti di Marsala, e ad un anno e 3 mesi ciascuno (pena sospesa) Nicolò e Bartolomeo Macaddino, di 63 e 59 anni, imprenditori del settore ittico, di Mazara del Vallo. Per Aiello l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa è stata derubricata in favoreggiamento, mentre per Di Girolamo e Catarinicchia il Tribunale ha escluso l’aggravante del metodo mafioso. Per i due Macaddino, l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso è stata derubricata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni.Altri 27 imputati avevano scelto il rito abbreviato e lo scorso 14 dicembre sono stati condannati dal gup di Palermo Ermelinda Marfia a quasi 230 anni di carcere, e circa 140 mila euro di multe. La pena più severa (20 anni di carcere) è stata inflitta a Francesco Luppino, 68 anni, di Campobello di Mazara, ritenuto uno dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro, e a Francesco Giuseppe Raia, di 56, di Marsala.

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