Dissalatori in Sicilia. Ciminnisi: «Se dovevamo farci commissariare da Roma perché non farlo subito? Troppi gli aspetti da chiarire, il governo riferisca in commissione Ue»

«È surreale che il presidente della Regione dichiari che la riattivazione dei dissalatori in Sicilia, tramite dimezzamento delle procedure, avverrà in tempi compatibili con gestione dell’emergenza idrica. Schifani, forse, non si è accorto dell’incredibile ritardo della sua azione, che ha reso l’estate appena trascorsa una vera e propria tragedia per i siciliani. L’immagine simbolo dell’isola nell’estate 2024 resterà quella delle autobotti in giro per l’isola per approvvigionare le case rimaste a secco e delle dighe che sversano a mare, impedendo la campagna irrigua degli agricoltori».

Lo afferma la deputata trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi, componente della commissione Ambiente e vicepresidente della commissione Ue all’ARS.

«Se la soluzione – continua la deputata – fosse stata semplicemente quella di chiedere a Roma di gestire le procedure per i dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle, perché Schifani non lo ha fatto sin dall’inizio la scorsa primavera, quando si è iniziato a parlare della loro riattivazione?».

Per Cristina Ciminnisi ci sono parecchi aspetti da chiarire sulla gestione commissariale romana della riattivazione dei tre dissalatori siciliani

«Stiamo parlando – sostiene la deputata trapanese – di 100 milioni di euro di fondi di sviluppo e coesione 2021 2027 e, a fronte di un investimento così cospicuo, ci aspettiamo che il Presidente venga a chiarire in Commissione UE qual è il progetto che sarà oggetto dello snellimento delle procedure e, soprattutto, quale sarà la reale portata di risorse idriche aggiuntive prodotta dai tre dissalatori, quali saranno i costi di gestione, e quanto, la riattivazione di questi impianti, potrà realmente contribuire a soddisfare il fabbisogno idrico regionale. Altrimenti il rischio è che la montagna partorisca un topolino».