Un sorriso può sconfiggere la mafia. Un sorriso, una scatola di cartone, un pallone e la cultura.
Quando si parla di mafia, si tende a farlo nelle ricorrenze delle stragi, nominando solo le persone e i volti più conosciuti. Ma ci sono alcune storie altrettanto forti e potenti che vanno raccontate, soprattutto a ragazze e ragazzi. È quello che ho provato a fare nel libro “Siate rompiscatole!” in cui racconto la vita e l’opera di Padre Pino Puglisi, assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993. Una sola la sua “colpa”: aver cercato di educare i bambini e i ragazzi per sottrarli alle organizzazioni criminali. Le sue armi furono un sorriso, una scatola di cartone e un pallone da calcio.
La storia di Padre Pino Puglisi, per tutti 3P, è anche la storia di come la gentilezza, che sembra quasi un gesto scontato, sia il più grande atto rivoluzionario del mondo.
Si batté in modo particolare affinché nel suo quartiere, Brancaccio a Palermo, venissero create scuole aperte a tutti: era convinto che l’educazione fosse la vera arma per combattere la criminalità organizzata. Credeva nella scuola come alternativa alla violenza, per spiegare le proprie ragioni e comprendere quelle degli altri, per diventare dei veri rompiscatole, proprio come si definiva lui: persone che non abbassano lo sguardo davanti alle ingiustizie, ma le combattono con la gentilezza.
La mite e dolce forza di Padre Pino Puglisi ci fa capire come nei piccoli gesti quotidiani ci sia la vera rivoluzione. La forza di Padre Pino Puglisi sta nella semplicità. Lui era un sognatore realista, costruiva il proprio futuro iniziando dal presente: è la testimonianza vivente di come si può essere liberi anche se si nasce in un quartiere periferico e così possono fare anche i ragazzi che lo leggeranno.
Un uomo che sorrideva e che insegnava a farlo. Sì, Padre Pino Puglisi ci ha insegnato a sorridere nonostante le paure e le preoccupazioni. Persino il suo atto finale lo affronta con il sorriso. È riuscito a convertire persone quando stava morire. Il suo killer, Salvatore Grigoli, uno dei più spietati di Cosa Nostra, dirà che si è pentito perché quel sorriso non lo abbandonava di notte. Era il sorriso di una persona che stava dicendo “ti stavo aspettando”. Sorridere a chi ti sta uccidendo è un gesto che racchiude perdono, leggerezza, la normalità della persona che si è, la semplicità della persona che si è. Padre Pino Puglisi non sognava di fare l’eroe, me lo immagino sorridere anche ora che ne stiamo parlando. Il sorriso è un gesto dolce, positivo e sorridere davanti a chi ti sta uccidendo è il gesto più rivoluzionario al mondo. Non è una cosa assurda? Un sorriso può sconfiggere la mafia. Un sorriso, una scatola di cartone, un pallone e la cultura.
*Presidente Articolo21