Le dimissioni risalgono ad un mese addietro, ma tenute “secretate”
La toppa è stata peggio del buco. Un detto popolare che si addice, a nostro modo di vedere, al caso delle dimissioni ufficializzate ieri (dopo che sono state anticipate dal quotidiano on line Tp24) dell’imprenditore Vito Pellegrino, da presidente di Sicindustria Trapani. Vito Pellegrino è uno dei principali imprenditori del bacino marmifero di Custonaci. Nel luglio del 2022, uno dei suoi dipendenti, morì, restando schiacciato all’interno di una autogru che si è capovolta, finendo fuori strada, mentre dal piazzale dell’azienda, la Sud Marmi, stava raggiungendo la villa proprio dell’imprenditore, per lavori estranei all’attività dell’impresa. A gennaio scorso Pellegrino con il responsabile del cantiere, Vincenzo Miceli, hanno patteggiato la condanna per omicidio colposo. La morte del lavoratore, Nicolò Giacalone, 33 anni, è stata ricondotta a violazioni delle norme sulla sicurezza. Una morte bianca quella di Giacalone, che sembrava destinata all’oblio. Così come oblio era stato assicurato all’esito del procedimento giudiziario. Sino all’11 settembre scorso quando la nostra testata e nello stesso giorno il quotidiano Giornale di Sicilia, hanno dato notizia della condanna per patteggiamento di Pellegrino e Miceli. Le risultanze investigative sono state definite chiaramente circa la responsabilità di Pellegrino e Miceli. Giacalone non doveva mai trovarsi alla guida del mezzo, essendo sprovvisto delle relative abilitazioni, ma soprattutto quell’autogru non poteva giammai uscire dall’area aziendale, all’interno della quale era di solito ferma, ma con le chiavi inserite, pronta ad un utilizzo che non poteva essere permesso: è stato accertato dagli investigatori che l’autogru non poteva essere posta in circolazione, come invece accadde. Le indagini furono condotte dai Carabinieri, coordinate dal pm Eleonora Sciorella, che dopo la richiesta di rinvio a giudizio per i due imputati, infine ha concordato con la richiesta di patteggiamento. Pellegrino ha patteggiato per una pena di 20 mesi, Miceli ha avuto inflitti 16 mesi. Per tutti e due il gup, giudice Samuele Corso, ha dichiarato la sospensione della pena. A Vito Pellegrino sono state contestate le circostanze di aver permesso a Giacalone l’uso del mezzo in assenza di abilitazione (cosa contestata anche a Miceli) e la omissione nella nomina di un responsabile per la sicurezza all’interno della sua azienda. C’è voluta però la notizia della condanna finita ripresa dagli organi di informazione, sebbene a nove mesi dal relativo pronunciamento del giudice, per rendere evidente l’incompatibilità morale di Pellegrino con la carica di presidente di Sicindustria. E oggi che le dimissioni sono state rese ufficiali, le ragioni, a leggere una nota diffusa dall’emittente Telesud, sembrano essere quelle non della responsabilità accertata giudiziariamente ma semmai della stampa. Questo il testo che Telesud ha attribuito a Vito Pellegrino: “In relazione ad alcuni articoli pubblicati da organi di stampa siciliana sulla prematura e tragica scomparsa di Nicolò Giacalone, che ha segnato dolorosamente le nostre vite, mi preme comunicare che il mese scorso ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni da presidente di Sicindustria Trapani e ho scelto di dedicare tutte le mie energie nella gestione dell’azienda che conduco insieme alla mia famiglia”. Dimissioni a causa di “alcuni articoli di stampa”. Non una riga dove si legge morte sul lavoro, Nicolò Giacalone è morto prematuramente e la sua è stata una tragica scomparsa. L’ammissione, certo veritiera, dell’intimo dolore, non giustifica tutto il resto. Ben altro ci aspettavamo dall’imprenditore Vito Pellegrino, ideatore dell’iniziativa “Trapani svelata” che aveva come obiettivo quello di portare in evidenza la Trapani bella, sporcata dalle gesta di criminalità e mafia. Su questa iniziativa avevamo avuto riserve perché abbiamo avvertito che al solito doveva essere un modo per mettere la sordina su quegli aspetti criminogeni di questa terra. Però avevamo deciso di concedere beneficio che la cosa poteva funzionare. Salvo poi prendere atto che le cose da svelare dovevano essere solo alcune. Sicindustria poi ha scelto la via del silenzio, dimissioni di Pellegrino mai ufficialmente comunicate da Palermo. Forse nessuno si era accorto della mail dell’ex presidente? Ma in questa vicenda non ci assolviamo moralmente nemmeno noi giornalisti. Ci sono voluti nove mesi per far venire fuori la notizia. La mamma dell’operaio morto sul lavoro ci ha raccontato e scritto come non ha mai fatto passare un giorno senza mandare mail e messaggi a certe redazioni, chiedendo di dare notizia della condanna di Pellegrino, evidenziando l’incompatibilità con la carica ricoperta, per ridare visibilità al figlio, ma ricevendo in risposta solo silenzi. Questi sono i comportamenti che possono essere attribuiti a certuni ma che fanno male a tutta la categoria. La notizia della condanna di Pellegrino e Miceli in tanti l’hanno scritta dopo averla ripresa dalla nostra testata e dal quotidiano regionale. Così come sorprende il silenzio delle organizzazioni sindacali. Sulle morti sul lavoro non siamo all’anno zero ma all’anno uno solo perché c’è la prefettura che sta provando a fare passi in avanti. Serve la voce forte e alta e il prefetto Lupo pare che i toni li ha alzati e non in un solo giorno, ma ad ogni occasione. Oggi Sicindustria Trapani è passta nelle mani del vice presidente vicario Filippo Amodeo, imprenditore del settore ittico conserviero. Lui sembra essere avviato a diventare presidente.