Relazione Dia secondo semestre 2023: funzionari corrotti complici dell’economia criminale

“Le organizzazioni mafiose hanno da tempo trasformato i propri tratti distintivi adattandoli ai mutamenti sociali” e “hanno mostrato la tendenza a rinunciare, se non in casi strettamente necessari, all’utilizzo della forza di intimidazione intesa come manifestazione di violenza”. Inoltre “si è assistito all’evoluzione della strategia mafiosa verso contesti economico-imprenditoriali, specie nei territori caratterizzati da un tessuto imprenditoriale fortemente sviluppato, avvalendosi sempre più spesso di compiacenti professionisti finanziari e tributari. In questo senso, l’infiltrazione silente dell’economia da parte dei sodalizi ha come scopo anche quello del controllo dei settori economici più redditizi al fine di facilitare le attività di riciclaggio dei capitali illeciti e, al contempo, aumentare, in un circolo vizioso, le possibilità di incrementare i profitti derivanti dai canali legali dei mercati. L’interesse delle mafie si rivolge principalmente all’aggiudicazione di appalti pubblici e privati, subappalti, forniture di beni e servizi vari, talvolta mediante l’avvicinamento di funzionari infedeli della Pubblica Amministrazione sensibili alle proposte corruttive, soprattutto in un contesto di crescita economica”.
È questa l’analisi pubblicata oggi nella relazione semestrale della Dia sin riferimento al secondo semestre del 2023.
Gli analisti sottolineano la preoccupante alleanza che sussiste tra “criminalità organizzata e soggetti attivi in settori economici, in qualche caso con il coinvolgimento di imprenditori e professionisti, ma anche funzionari pubblici, peraltro in costanza della realizzazione degli investimenti pubblici connessi al PNRR, oramai in fase di attuazione”.

Non solo: la mafia nonostante le misure repressive “riescono a rinsaldare la composizione interna e continuano a perseguire gli intenti delinquenziali grazie a una continua attività di proselitismo e arruolamento nelle proprie fila di nuova “linfa” criminale, spesso raccogliendo adesioni dalle sacche di emarginazione sociale grazie all’attrattiva esercitata con il miraggio di facili guadagni. Un altro elemento di attrazione risiede nel rapporto mutualistico offerto dalle consorterie con promesse di sostegno economico e legale in favore dei sodali arrestati o detenuti e delle loro famiglie, e ciò rappresenta una forte spinta motivazionale ad assecondare il patto criminale con la mafia da cui, però, non sarà più possibile recedere. A livello di vertice, la continuità dell’attività criminale dei sodalizi è garantita anche in caso di carcerazione degli esponenti di maggiore spessore, mediante il subentro degli affiliati più carismatici nella reggenza del gruppo”.
Oltre all’operatività delle organizzazioni mafiose nostrane, sempre più di frequente emergono sodalizi stranieri che a vario titolo si confrontano e interagiscono con consorterie nazionali, anche con quelle più strutturate, realizzando una sorta di suddivisione delle attività criminali che soddisfi gli interessi di tutti i gruppi. Accade, quindi, che compagini criminali di diverse nazionalità siano riuscite a ritagliarsi spazi d’azione senza porsi, tra loro, in contrapposizione. Ad esempio, gruppi cinesi sarebbero per lo più attivi nel riciclaggio di denaro e nell’importazione di merci contraffatte, mentre gli albanesi si mostrerebbero più inclini al traffico di stupefacenti, in particolare della marijuana, e ancora i nigeriani, oltre a essere specializzati nel trasporto di droga, soprattutto cocaina.

La Sicilia è un crocevia complesso di organizzazioni criminali, con la preponderanza di Cosa nostra nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento, seguita dalla stidda, soprattutto nell’agrigentino, e da gruppi criminali eterogenei nella Sicilia orientale, dove Catania si distingue per la coesistenza di molteplici sodalizi, alcuni legati a Cosa nostra e altri autonomi. La recente morte di Matteo Messina Denaro, avvenuta il 25 settembre 2023, rappresenta un punto di svolta per Cosa nostra, che si prepara a una fase di transizione e riorganizzazione in un contesto segnato dall’incapacità di ricostituire una leadership centrale. Mentre la mafia siciliana si adatta a un modus operandi meno violento e più subdolo, prediligendo infiltrazioni silenziose e collusioni corruttive, il narcotraffico rimane il fulcro delle sue attività, con stretti legami con le ‘ndrine calabresi per l’approvvigionamento di cocaina. Parallelamente, la Calabria si conferma il dominio della ‘Ndrangheta, la cui proiezione internazionale nel traffico di stupefacenti e nel riciclaggio, unita a un’incisiva infiltrazione nella pubblica amministrazione, continua a rappresentare una minaccia concreta, come dimostrano i recenti scioglimenti di consigli comunali per infiltrazioni mafiose. In Campania, la camorra si manifesta come un fenomeno articolato, con cartelli potenti nelle province di Napoli e Caserta e organizzazioni più radicate nelle dinamiche locali nel beneventano e nell’avellinese. La Lombardia, invece, si configura come un laboratorio di criminalità organizzata, dominata dalla ‘Ndrangheta che opera in maniera occulta e imprenditoriale, sebbene non manchino presenze mafiose siciliane, camorristiche e pugliesi, tutte impegnate a tessere la propria rete di infiltrazione economica e sociale. Il panorama, benché variegato, è unito da un denominatore comune: la capacità di adattamento e di mimetizzazione delle organizzazioni criminali, che perseguono obiettivi illeciti con strategie sempre più raffinate, cercando di sfuggire alle maglie del controllo istituzionale.

fonte antimafiaduemila

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