La mafia a Mazara del Vallo, la Finanza esegue 18 misure cautelari

Il cuore degli affari mafiosi a Mazara del Vallo nelle mani di un allevatore, Domenico Centonze. Ma non solo. Il blitz scattato nelle prime ore di oggi e condotto dalla Guardia di Finanza ha permesso di scoprire ancora una volta come la mafia trapanese mantiene il suolo ruolo imprenditoriale e in particolare nel settore dei centri commerciali, attraverso l’imprenditore Luigi Prenci. Nelle prime ore di questa mattina, i finanzieri del Comando Provinciale Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica – D.D.A., nei confronti di 18 soggetti, di cui 7 in carcere, 10 ai domiciliari
e un destinatario dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Contestualmente, sono in corso di svolgimento perquisizioni presso le abitazioni e gli altri luoghi nella
disponibilità degli indagati, nei cui confronti si procede, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere
di stampo mafioso, porto abusivo d’armi, turbata libertà degli incanti, estorsione, rapina e favoreggiamento
personale.
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, hanno permesso di far luce sulle
trame illecite poste in essere dalla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, disvelando i rapporti verticistici
esistenti tra gli affiliati. Le indagini sono state concentrate su Domenico Centonze, diventato l’’uomo forte del mandamento. Sarebbe diventato lui, allevatore di mestiere, il braccio operativo del capo mandamento Dario Messina, attualmente detenuto. In carcere finisce anche il fratello del boss, Alessandro Messina. Centonze si sarebbe occupato di riscuotere crediti, dirimere controversie, gestire le aree di pascolo, gestire l’aggiudicazione di alcuni terreni all’asta, risolvendo in maniera minacciosa e violenta alcuni contrasti insorti, organizzare un traffico di stupefacenti tra Palermo e Mazara del Vallo. Per la Procura di Palermo sarebbe stato nelle sue mani la gestione delle attività criminali della Cosa nostra diventata impresa, secondo i dettami del defunto capo assoluto Matteo Messina Denaro. Tra gli arrestati anche Pietro Burzotta e Paolo Apollo, legati alla cosca mazarese.
Parallelamente, è stato possibile ricostruire le dinamiche criminali che hanno favorito lo sviluppo, in territorio
trapanese, di una capillare rete di supermercati riconducibile a un noto imprenditore mazarese: Luigi Prenci, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, dal 2020 ha aperto una serie di supermercati e per questo avrebbe potuto contare sull’appoggio della mafia, diversificando gli affari. È diventato armatore e i suoi pescherecci si sono specializzati nella pesca del gambero rosso. In cambio del sostegno mafioso Prenci avrebbe assicurato a Cosa Nostra posti di lavoro, aiuti finanziari per l’avvio di nuove attività economiche, l’acquisto di beni all’asta che in questa maniera tornavano nella disponibilità di persone contigue all’associazione mafiosa. I reati contestati sono associazione per delinquere di stampo mafioso, porto abusivo d’armi, turbata libertà degli incanti, estorsione, rapina e favoreggiamento personale.
L’odierna attività di servizio, che ha previsto l’impiego di oltre 150 fiamme gialle, testimonia la costante
attenzione e il perdurante impegno della Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Direzione
Distrettuale Antimafia, al fine di contrastare ogni possibile tentativo di infiltrazione mafiosa nel tessuto
economico-produttivo, nell’ottica di garantire al mercato le necessarie condizioni di legalità e competitività.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.